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giovedì 31 gennaio 2013

IO SCRIVO PER GLI ANALFABETI

"Il liberalismo capitalista dei tempi moderni ha relegato all'ultimo posto i valori dell'intelligenza, e l'uomo moderno, di fronte a queste poche verità elementari che ho elencato, si muove come una bestia o come l'uomo spaventato dei tempi primitivi. Per preoccuparsene,aspetta che queste verità diventino atti, e che si manifestino attraverso terremoti, epidemie, carestie, guerre, ossia col tuono del cannone"
                                                                                                 
                                                                                                Antonin Artaud



           CI SARANNO SEMPRE PROSTITUTE AGLI ANGOLI DELLE STRADE
           CONCHIGLIE PERDUTE SUI GRETI STELLARI
           DELLA SERA AZZURRA CHE NON E' DI QUI NE' DELLA TERRA
           DOVE PROCEDONO VETTURE DALLE ELITRE TRAVOLGENTI.

            E PROCEDONO MENO CHE NELLA MIA TESTA CONFUSA
            LA PIETRA VERDE DELL'ASSENZIO IN FONDO AL BICCHIERE
            DOVE BEVO LA PERDIZIONE E I TUONI CHE PROVENGONO
            DAL CIELO PER CALCINARE LA MIA ANIMA NUDA

            AH, CHE GIRINO TUTTI I FUSI MESCOLATI DELLE STRADE
            E FILINO L'INTRECCIO DI UOMINI E DONNE.
            COME UN RAGNO CHE TESSE LA SUA TRAMA
            CON I FILAMENTI DELLE ANIME CONOSCIUTE

                                                                                           ANTONIN ARTAUD

                                   
                                     
                                     

mercoledì 30 gennaio 2013

Libri di testo, studiare è un piacere, ribellarsi un dovere

Siccome non sanno più come ulteriormente massacrare le famiglie italiane colpendole con tasse e gabelle, alcune visibili altre meno visibili ma tutte sempre rigorosamente attuate, hanno pensato bene, ma diffondendo poco la notizia, di spostare al 2017 la data di entrata in vigore del servizio relativo ai libri scolastici attraverso i sistemi telematici, che avrebbe aiutato e non poco molti nuclei familiari che ogni anno sono costretti a sborsare migliaia di euro per mandare i propri figli a scuola(DIRITTO ALLO STUDIO?). Come è noto, mediamente vengono spesi oltre cinquecento euro per corso di studio in libri scolastici, che gravano notevolmente su ogni bilancio familiare. Ora questa imposizione, così come altre, è veramente disgustosa soprattutto di questi tempi e il provvedimento sopraccitato avrebbe in una qualche misura alleviato questo peso, ma no! Anzi al contrario prolunghiamo le sofferenze e le difficoltà in ossequioso rispetto delle lobbies editoriali e didattico-ministeriali, alle quali poco importa se magari si rinuncia a tante cose, forse più importanti, pur di rispettare gli acquisti forzosi di quelli che, più che libri, sono ormai dei manualetti per pappagalli ammaestrati. Scriviamo di questo con un duplice senso di rabbia che proviene da tutto ciò che ci circonda, lungi da noi lo scagliarsi contro il libro cartaceo, anzi riteniamo sia sempre importante e vada incentivato l'amore per la lettura e la conoscenza, che riteniamo formativa e liberatoria, ma non riteniamo giusto che solo cambiando poche righe di anno in anno su un testo che è sempre uguale bisogna per questo pagare un dazio spropositato ai "mercanti di parole", tanto vale avere libero accesso alle informazioni telematiche e ...risparmiare. Del resto un ragazzo può, di suo e altrove e forse meglio, anzi sicuramente meglio in questo momento, curare i propri interessi di crescita culturale, vuoi per la carenza appunto dei testi, vuoi per la situazione in cui versa tutto il sistema scolastico nazionale, per cui perchè mettere le famiglie in questa offensiva situazione? Non è giusto giocare con le speranze della gente, perchè di questo si tratta. Nonostante tutto quanto di negativo il sistema politico oggi offra, ancora ci sono persone che hanno il diritto di credere in un futuro per i loro figli e, ancora, questa maniera di "risolvere i problemi" traccia un ulteriore solco, ancora più indecente, tra chi ha e chi non ha. Cosa davvero grave, perchè l'intelligenza e lo studio non si misurano con il denaro, i sacrifici e la dedizione sono in antitesi con l'arricchimento. Ma questo lo capiamo con maggiore attenzione in quanto in una società permeata di cancerosi concetti liberal-capitalistici è ovvio che il diritto alla cultura ha un prezzo e non deve essere di tutti (c'è stato un tempo in cui abbiamo sognato di non dovere tornare su questi argomenti, ma il regresso attuale ci costringe a dissotterrare....asce). Capiamo un poco meno l'atteggiamento di chi paga questo scotto, la narcosi prima o poi finisce, tranne casi di perenne letargia e quindi ci auguriamo che dal prossimo anno nessuno studente si presenti dal primo giorno con libri di testo obbligatori, ma porti in classe vecchi alfabetieri della nonna (utili anche per chi sta in cattedra), racconti fantastici e pieni di avventure, libri di armi e di amore e li discuta con chi gli siede davanti, dando e ricevendo, si eviterebbe di fare disamorare i giovani che forse potrebbero anche ri-trovare il gusto di ribellarsi davanti alle ingiustizie.
                                                                                             A presto, Antonio!

martedì 29 gennaio 2013

MORTE DEI PASCHI DI SIENA(Meglio il panforte)

L'ennesimo scandalo, peraltro già da tempo annuciato, che riguarda il sistema bancario nazionale e non solo, qualora ve ne fosse bisogno serve a confermare una anomalia fisiologica che appare ormai irreversibile in tutto il panorama politico internazionale, a meno che non mutino i parametri che regolano i rapporti tra gli esseri umani e le loro stesse vite, questo si che potrebbe rivelarsi veramente nuovo e rivoluzionario. E' veramente difficile comprendere come la vita di una banca possa in maniera così invasiva interessare l'esistenza di tante persone, eppure questo avviene e avviene in maniera ormai sempre meno velata, come poteva accadere fino a qualche tempo addietro. I grandi servitori del sistema finanziario non si fanno scrupolo nell'affermare che a pagare per risolvere i problemi veri o virtuali, molto spesso virtuali, delle s.p.a del denaro devono essere gli stessi cittadini, che non solo vengono regolarmente dissanguati ogni giorno da gabelle usurarie, non solo vengono truffati e depredati dei loro risparmi ma oltretutto devono farsi carico di salvare i loro aguzzini...è una cosa da Sindrome di Stoccolma moltiplicata all'infinito e accettata con devota demenza, ma è anche oggettivamente inspiegabile.Va bene, si fa per dire, che i burattini politici eseguano gli ordini dei loro burattinai finanziari e per questo ricevano un lauto compenso di natura psico-sociale-traumatico-esistenziale-economica, ossia pensano di governare, governati, di apparire, essendo zombies, di ordinare, eseguendo e di ricevere,elemosinando. Stracci che sembrano grisaglie che non potranno mai essere armature!
Ma, rewind! Quanto deve durare questa loro legittimazione da parte del popolo? Questo inganno quanto può reggere ancora? Oggi è colpa del PD, pronto ad autosbranarsi, ieri era colpa del PDL bunghista e formigatore, domani montiani, futurelli, casinisti e altri rappresentanti della corte dei miracoli che,ridotti alla fame, saranno costretti non a difendere le banche ma a rapinarle. E siccome riteniamo che non è cosa loro, per mancanza di organi vitali, quali il fegato, essendo morti viventi, per evitare guai maggiori .. diamogli le brioches se hanno tanta fame e poi la giusta storica ricompensa!
Il debito contratto nel tempo a nostra insaputa ha già fatto troppe vittime in questi anni, il Liquidatore Monti come primo elegante gesto di riconoscenza ha saldato la prima cambiale con i vampiri europei, figli dei vampiri mondiali a danno degli Italiani, ha distrutto il mondo del lavoro e ogni forma di difesa sociale, ha negato la ricerca e la cultura cercando di tagliare ogni radice per innestare il marcio verbo del consumo, in nome di una difesa europea che non esiste se non per negoziare e rinegoziare prestiti. Il successivo gesto è stato quello di bollare i politici di incompetenza e servilismo --grazie per l'assist-- per poi però lasciarsi placidamente risucchiare nello stesso vortice. Ed oggi si riapre il circo, et voilà, di nuovo tutti in pista, nani, elefanti, ballerini, clowns, domatori.......e i leoni? OGGI CON UN NUMERO DI ECCEZIONE, IL MPS APPARE, PRENDE, E SCOMPARE! Attenzione, il pubblico pagante pare, se pur semiaddormentato, stia comiciando a capire che lo spettacolo non vale il prezzo del biglietto e potrebbe passare alla cassa a chiedere la restituzione del costo. Attento cassiere,attento!

                                                                                                              
A presto,Antonio!

venerdì 18 gennaio 2013

Editoriale numero 24


Potrebbe trattarsi di uno stato momentaneo di coscienza alterata, alterata da tutta una serie di analisi e di relative conclusioni dalle quali, tuttavia, non si può prescindere. Anche se solo per definizione e non per convinzione si definisce così una situazione dell’anima quando tutto quello che può essere di intralcio per il giusto sviluppo del nostro essere diventa parecchio insopportabile, non come peso da sostenere, ma proprio come insostenibile nel viverlo quando ci sarebbe altro, appunto, da vivere. La confusione odierna che, magari come in altri periodi potrebbe facilmente essere disvelata, diviene momento di abbandono, di lasciare perdere e lasciarsi andare anche verso altro pur di respirare, di sentire nuove atmosfere, di nuova aria. Viene facile il paragone con colui che, stanco di nuotare o debole per affrontare, si affida al mare e alla sua corrente per essere trasportato ovunque, purché cambi la sua condizione, e di nuotatore in mare sereno e di lottatore in mare in tempesta. Similitudine solo in apparenza semplice, in quanto non si tratta né di abbandono né di un rifiuto perché in entrambi i casi si tratterebbe di annegamento. Per cui ci riferiamo ad un diverso atteggiamento di natura esistenziale, ad un diverso approccio alle cose, certi che nelle vicinanze vi siano isole per nuovi approdi. Al momento, tutto questo necessita di uno stato di leggerezza. Consapevole, ma pur sempre leggerezza. Questo odierno accapigliarsi provoca disgusto, non per il suo senso apparente di irreversibilità ma proprio per il suo stesso quotidiano. Tutto sembra prendere una direzione di marcia, come dire, distante, impalpabile, melliflua, fumosa, densamente fumosa. Una nebbia che appare e scompare con una rapidità impressionante, con una velocità sconosciuta, oggi, ieri, domani, e tutto quello che c’è dentro perde, ha perso e perderà senso, consistenza, alfabeto, dinamica, centro. La ruota del tempo, e non per effetto visionario, non solo gira al contrario o sembra ferma; non c’è. Semplicemente non c’è. Questo produce che si voglia o no, due effetti. Il primo è un inevitabile ed inconsapevole senso di smarrimento. L’altro è la ricerca di un vuoto parallelo colmabile. Eppure, in entrambi i casi, si può celare qualcosa che riteniamo nuovo, una condizione per più strati vissuta, da larghe fasce attraversata, che ricadrebbe inevitabilmente sulla vita degli uomini determinando forse una nuova visione del mondo, regolandone le esistenze in maniera diversa. Quando si passa da una accezione personale ad una più generale, probabilmente si commette un vecchio errore generazionale; ma pur rendendosi conto di quanto questo possa essere difficile e complicato, rimane l’esigenza del perché debba essere fatto. E dato che si auspicava all’inizio un taglio alle comunicazioni,  sapendo quanto disturbo può creare l’interruzione delle trasmissioni è a questo che ci riferiamo. Creare disturbo, disturbare i programmi… a tutti i livelli!

Antonio Toscano



"Immortale è chi accetta l'istante, chi non conosce più un domani."

C. Pavese

É "stato" la mafia


“I vertici istituzionali e politici del tempo, dal Presidente della Repubblica Scalfaro ai Presidenti del Consiglio Amato e Ciampi hanno sempre affermato in tutte la sedi di non avere mai, in quegli anni, neppure sentito parlare di trattativa. Penso che non possiamo mettere in dubbio la loro parola e la loro fedeltà alla Costituzione e allo Stato di diritto”. Queste le dichiarazioni dell’attuale Presidente della Commissione Antimafia Pisanu in merito all’inchiesta sulle stragi del ’92-’93.
Sono passati un paio di decenni da uno dei periodi più oscuri che ha insanguinato il Paese e, se da un lato sembra scontata (ma per nulla giustificabile) la volontà di un uomo di Stato, quale è Pisanu, di non far chiarezza su tutto, dall’altro appare piuttosto limitante soffermarsi solo su episodi come “la presunta e tacita intesa tra le parti in conflitto”. Il riferimento è chiaramente rivolto alla trattativa tra Ciancimino e alti gradi dell’Arma dei Carabinieri sul famoso “papello”, ovvero le richieste avanzate dalla mafia subito dopo le stragi.  Ma questo è forse uno degli ultimi passaggi che porta a delle riflessioni. Quanto la politica poteva stare fuori da certi meccanismi? E in più, poteva uno Stato degno di tal nome scendere a compromessi o trattare con un altro potere come la mafia? A tali domande un comune mortale dotato di propria libertà intellettuale, si sarà già dato delle risposte, per quanto amare. Fin dalla sua ascesa, l’organizzazione mafiosa si è avvalsa della connivenza dello Stato e, quindi, della classe politica, dominata in quegli anni dalla DC che si è appunto servita dei favori (e dei voti) della mafia per accrescere il proprio potere. Basti pensare ai processi “aggiustati”, alle concessioni edilizie e a tutto un sistema che muoveva un giro d’affari talmente spropositato da arricchire pochi a scapito di un popolo, quello siciliano, totalmente asservito a tali logiche. Senza addentrarsi troppo in questa controversa pagina di storia ormai nota a tutti, oggi, uno Stato “giusto” (che non c’è), dovrebbe condannare piuttosto che sminuire o giustificare quella che fu una condotta criminale complice di innumerevoli perdite umane e del degrado culturale in cui versa oggi la Sicilia, permeata in ogni suo strato di quella mentalità mafiosa colpevole di influenzare l’atteggiamento di ogni singolo individuo in ogni gesto quotidiano. Finite le stragi e le guerre armate (per fortuna), resta ancora forte quella cultura mafiosa, presente dai livelli più bassi della società ai palazzi del potere, quella che ogni siciliano che si ritenga libero e padrone della propria terra e del proprio futuro deve combattere per far rinascere la cultura della legalità che solo alcuni grandi come Falcone e Borsellino ci hanno lasciato in eredità affinché il loro esempio rimanga vivo nel cuore di chi crede.

G. Raffa



"L'impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata è emotivo, episodico, fluttuante. Motivato solo dall'impressione suscitata da un dato crimine o dall'effetto che una particolare iniziativa governativa può suscitare sull'opinione pubblica"

Giovanni Falcone

Disintegratori del sistema di tutto il mondo, sparpagliatevi


Rivoluzionari di destra, sinistra e di lato: sparpagliatevi perché avete fallito. Ancora una volta il vostro rifugio è l’ignoranza, l’impotenza. In termini concreti il vostro rifugio è ancora una volta lo Stato. Che sia organico, etico o che sia riformista e simil-socialdemocratico cambia ben poco. Da un lato il grottesco e totalmente decontestualizzato ritorno all’Iri, dall’altro un altrettanto grottesco programma mirante a ripristinare né più né meno lo scenario politico-sociale precedente agli anni 80 del Novecento. Avanguardie? Fascismi e partigianerie del terzo millennio? Eravate già vecchi negli anni ottanta, figuriamoci ora. Sì, il riferimento a fiscal compact e ad estinzioni di debiti pubblici fa molta impressione e lì per lì fa piacere notare anche un pizzico di “attualità” ma non è facile conquistarci con questi vaghi riferimenti. Soprattutto se chi li propone ha le caviglie legate ai cubi di cemento del passato. Il limite della sopportazione è quasi raggiunto se il punto-forza della sinistra odierna è la patrimoniale: Monti vi ha già quasi raggiunto e il resto d’Europa c’è arrivata (o è molto vicina) già da un pezzo. Per non parlare di chi, invece, da ottimo studioso di geopolitica vuole ripristinare la situazione nel Mediterraneo e Oceano Indiano (non si fanno mancare niente) a quella degli anni Trenta, con riferimento velato ad una ripresa del riarmo (niente limiti agli armamenti…) questione indispensabile in vista di una guerra finanziaria. Quindi, che dire, l’euro-scetticismo: ritorno alle banche nazionali e, perché no, anche della lira che sta tanto a cuore ai discorsi del bar sotto casa. Da un lato sterile buonismo umanitario, dall’altro protezionismo e nazionalismo a rotta di cuffia e fuori tempo massimo. Poi non dite che c’è chi è bravo solo a distruggere, perché fan tutto con le loro mani se si arriva ancora a dire che il “capitalismo va riformato” e la proprietà privata garantita dallo Stato. Certo non appare opera di ingegno avanguardista proporre il semplice (e per alcuni ovvi motivi pur sempre auspicabile) blocco delle privatizzazioni, basterebbe tornare all’Italia di appena pochi anni fa. Dov’è il vostro nuovo che avanza, dov’è la vostra rivoluzione della società civile? Perché non capite che l’esperienza dello Stato-Nazione, dello Stato imprenditore, dello Stato borghese di transizione può e deve dirsi conclusa? Perché non vi guardate intorno per capire che la realtà sta oltre i vostri orizzonti storico-ideologici? La storia (è maestra di vita e questo lo ripetono fino alla nausea fin dall’asilo, e lo sappiamo) seppur orientata alla ciclicità delle epoche -almeno questa è l’opinione di chi scrive- non è statica, immobile. Le esperienze storiche non possono incarnare un principio di verità riproponibile all’infinito. Lo possono solo alcune (e poche,essenziali) idee, non le loro applicazioni. E le idee che non moriranno mai son quelle che vedono l’uomo libero dalle costruzioni artificiose costruite nel tempo e gravanti sul suo capo fino ad impedirgli il movimento fuori dal recinto del procedere storico. Indietro non si torna e all’alba del nuovo tempo c’è l’Uomo che si libera e crea, di nuovo, la sua realtà e, stavolta, senza lo Stato.

Marco Masulli


"L'elettore si trova davanti a un vero paradosso, perché a invitare a sceglierlo liberamente è un potere che, per parte sua, non ha alcuna intenzione di rispettare le regole del gioco." 

Ernst Junger

MUOS: Muostro di Un'Occupazione Straniera


Rigore. Tra i tanti concetti sbandierati da Monti, tra le bugie utilizzate dal suo governo per giustificare la sua politica al massacro, tra le nefandezze evidenti difese come necessità inderogabili, una verità c’è stata, una promessa realizzata: rigore.
Se ne parla spesso nell’ambito della politica economica, verosimilmente perché le riforme in questo ambito pesano su tutti in modo più palese. In realtà è un modus procedendi più generale, che coerentemente è portato avanti in tutti i settori e di cui abbiamo avuto prova concreta fino a qualche giorno fa, qualcuno ha addirittura avuto una conferma che potremmo definire “tattile”, offerta da prodi difensori dell’ordine muniti di manganello.
È la notte tra il 10 e l’11 gennaio, quando il blocco pacifico organizzato dal comitato NO MUOS di Niscemi, a Caltanissetta, viene duramente caricato da polizia e carabinieri, per permettere il passaggio del convoglio che trasporta le autogru per l’installazione delle parabole del Muos (acronimo di Mobile User Objective System). È dal 22 Novembre che centinaia di persone si alternano in un presidio permanente, risultato di mesi di lotta per la difesa del proprio territorio e prova della volontà e della forza a resistere, volte ad impedire il montaggio delle antenne del “Muostro”. Finora questa battaglia pacifica non aveva avuto a che fare con reazioni di violenza ed è continuata nonostante il susseguirsi di eventi e decisioni a sostegno e contro questo eco-mostro. In breve, si tratta di un sistema militare di antenne che dovranno essere installate nella base usa di Niscemi e che, consentirà di trasmettere gli ordini e le informazioni necessarie per qualsivoglia azione di guerra, convenzionale, chimica, batteriologica, nucleare ai sistemi operativi impiegati (cacciabombardieri, unità navali, sottomarini, reparti militari, ecc.), in qualsiasi parte del mondo si trovino. Il sistema satellitare, nelle intenzioni del Pentagono, dovrà ridurre enormemente i tempi di trasmissione e ricezione e aumentare di 10 volte il numero dei dati trasmessi nell’unità di tempo. L’applicazione del Muos risponderà inoltre alle strategie militari future, quelle che puntano sulla totale automatizzazione della gestione dei conflitti, a partire innanzitutto dall’uso intensivo degli aerei senza pilota, come i Global Hawk già installati nella stazione aeronavale siciliana di Sigonella, destinata a fare da vera e propria capitale mondiale dei droni. Questo impianto composto da tre antenne satellitari di circa 18 metri di altezza e due torri radio che raggiungono i 150 metri va a sommarsi ad un dannoso sistema di 41 antenne che trasmettono onde ad alta e a bassa frequenza, già presente nella stessa base dal 1991.
Le ragioni del movimento NO MUOS si fondano sulla denuncia di una sempre maggiore “occupazione Statunitense” del territorio italiano e in particolare siciliano, che in un futuro conflitto potrebbe vederci obiettivo sensibile, ma soprattutto fanno leva sulle devastanti conseguenze derivanti da quest’opera. Il raggio d’azione delle antenne è di circa 100 km, coinvolgendo quindi una fetta di territorio molto più ampio del solo comune di Niscemi, e l’inquinamento elettromagnetico derivante sarebbe causa di fortissimi rischi ambientali e per la salute. Il politecnico di Torino, in una relazione dei prof Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu conclude che “Alle emissioni del sistema MUOS sono associati rischi di gravi incidenti e di danni per la salute della popolazione e per l’ambiente, che andrebbero attentamente valutati, e che ne impediscono la realizzazione alla distanza di appena qualche Km da aree densamente abitate, come quella della cittadina di Niscemi”. Rischio tumori, incidenza sulle funzioni cerebrali, leucemie, problemi agli occhi, malformazioni nei nascituri, e ancora, problemi legati alla fauna del territorio circostante, dagli uccelli alle api. Qualche volpe oltretutto ha individuato in una riserva naturale il luogo in cui realizzare la struttura, si tratta della riserva Sughereta di Niscemi, sito di interesse comunitario e in cui vige l’assoluto divieto di edificare. Problemi ci sarebbero anche per le interferenze che si creerebbero, tali da incidere sul normale traffico aereo, si pensi a Sigonella, Fontanarossa e Comiso, oltre che sui normali dispositivi elettronici come pacemaker e defibrillatori. Interferenze che potrebbero addirittura innescare gli stessi ordigni trasportati. Non è un caso che gli altri impianti simili finora esistenti siano stati costruiti in aree deserte (in Arizona, in Australia e nelle Hawai) e che gli stessi americani per evitare la possibile detonazione degli ordigni di Sigonella, hanno pensato a Niscemi.
Del resto la Sicilia è territorio strategico per un’occupazione militare statunitense, alias per un rafforzamento delle loro basi, dal punto di vista geografico risulta una vera e propria cerniera tra occidente e nord africa ma soprattutto tra occidente e medioriente.
In ogni caso si è dovuti arrivare alla forza, con gente che impediva con il proprio corpo il passaggio dei convogli, per ottenere il blocco del cantiere e le dichiarazioni dal presidente della regione Crocetta concernenti la volontà di revocare la concessione dei lavori. Nonostante il normale scetticismo legato all’abitudine a non illudersi con le promesse del politico di turno (in Val di Susa si sa qualcosa) e che porta a considerare al condizionale quanto ha affermato, non possiamo ignorare quella politica del rigore che si esprime perfettamente nelle parole del ministro Cancellieri: “Non sono accettabili comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale e la libera circolazione connessa a tali esigenze, tutelate dalla Costituzione”. Rigore, l’art 32 della costituzione verrà presto sostituito, per la tutela di questo fondamentale principio.

Vincenza bagnato

É nell'uomo il diritto


Il presente politico ed economico dell'Europa fa sorgere spontaneamente un semplice quanto urgente interrogativo: esiste ancora per quei diritti fondamentali quali per esempio lavoro, sanità, istruzione, quella sfera d'inviolabilità sancita non da una carta costituzionale o da una qualunque legge di Stato, ma bensì dallo sforzo compiuto, da una faticosa conquista sociale  nel cammino di un popolo?
Se prendiamo in considerazione la progressiva negazione di tali diritti in Europa (vedi Grecia, Spagna, Portogallo) dare una risposta affermativa a tale domanda è poco probabile, anzi diciamola tutta: è impossibile. Quando poi si guarda la situazione italiana l'esito della domanda non può essere che confermato: ad esempio, gli ultimi dati Istat (novembre 2012) sulla disoccupazione in Italia restano come ormai d'abitudine nel quadro dell'emergenza sociale; l'11,1% è quella totale, il 37,1 la percentuale che riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni ed è in forte calo anche l'occupazione maschile. 
Inoltre, il sistema di assistenza sanitaria e quello d'istruzione sono ormai al collasso. Il diritto alla prima muore insieme ai pazienti nei corridoi di ospedali senza posti letto a causa di tagli indiscriminati; la seconda oltre per l'ormai annosa mancanza di fondi soffoca per l'assenza di un serio e aggiornato piano d' istruzione superiore e universitaria, in cui l'interesse privato si è già inserito negli atenei stravolti che finiranno per essere gestiti come una normale azienda commerciale.
Il problema principale sulla questione dei diritti fondamentali  non più riconosciuti, è nell'identificazione degli stessi con l'istituzione statale. 
Il tragico "equivoco" è insito nel riconoscere la figura dello Stato non come organizzatore ultimo del diritto, cioè l'organo che mette i cittadini nella condizione di poterne godere in libertà, ma ne è invece di fatto la fonte, ponendo l'istituzione in una posizione dominante rispetto allo stesso diritto. A questo punto non è sbagliato definirlo un tragico errore. Lasciare questa facoltà ad un qualunque potere sia esso statale o privato significa avere del diritto una visione verticistica, dove in alto vi è chi lo distribuisce secondo i propri criteri e in basso l'ultima parte, dove si trova proprio chi quel diritto lo dovrebbe godere in assoluta pienezza.
Eppure ci si doveva accorgere del vicolo cieco quando la parola "diritto" venne trascinata in un lessico che non le apparteneva, in cui viene definito come un semplice "servizio" erogato dallo Stato, cioè un potere insieme politico ed economico che concede un diritto a chi lo dovrebbe già possedere. Quindi via con il "mantra" del "bravo cittadino" che paga le tasse per avere un servizio; studenti che pagano la tassa  per il "diritto" allo studio; lavoratori che si vedono decurtato parte del loro guadagno senza nemmeno vederlo. 
Il momento storico che stiamo vivendo sta però aprendo scenari forse ben peggiori, in cui la stessa concezione di Stato è già di fatto superata da quella economico-finanziaria e quindi annientata da un progressivo passaggio di poteri dall'uno all'altra(vedi UE), assumendo quest'ultima, la stessa posizione di vertice dominante dello Stato ma tesa allo sfruttamento di tale sistema in una visione privatistico-economica il cui risultato finale è ancora oscuro.
La migliore assicurazione per il mantenimento di questo schema è il collegamento che esiste fra il vertice già citato e la base (cittadini) che per sopravvivere deve necessariamente, che piaccia o no, subirne il peso politico ed economico. Rompere questo circolo vizioso non è né semplice né di breve scadenza.
Costruire l'alternativa a tale sistema vuol dire ripartire dai diritti fondamentali di ogni uomo, eliminando nettamente ogni visione verticistica di essi, resi inviolabili perché impressi nel cammino di una faticosa conquista sociale. 



Giuseppe Pennestrì

venerdì 11 gennaio 2013

LIBERI DI SCATENARSI



Sicuramente viene la voglia di auto-esiliarsi, anche se era meglio quando si era esiliati per motivi più nobili; sentimento che anima oggi questo desiderio è ovviamente di ben altra natura. 

Non è dovuto soltanto alla colossale confusione cui assistiamo nel nostro paese, in quanto le analisi alle quali siamo abituati e sono abituati i nostri lettori ci permettono di valutare con serenità quanto di politico o pseudo tale ci circonda; il reale motivo per cui la soglia di sopportazione si abbassa sempre più è dato in maniera proporzionale all'elavato, elevatissimo, innalzamento della mancanza di qualità umana, oltre che politica. 

Anche il sarcasmo con il quale alle volte si può affrontare tutto ciò risulta inutile, e la stessa ironia, arma potentissima, risulta vana ed anzi alla volte organica alla stessa cosa che irride. 

Eppure i motivi per ri-accendere un serio dibattito ci sarebbero tutti, se non fosse che alle volte sembra ormai impossibile parlare ad orecchie che non vogliono ascoltare o a cervelli che non vogliono riflettere: sui motivi di questa “narcosi” abbiamo più volte discusso con i nostri lettori.

Questa riflessione comunque non ci esime dall'offrire una nostra posizione a tutti coloro i quali ci seguono, lo scenario di inizio anno che va via via delineandosi nonostante il teatrino dei vari politicanti non si discosta da ciò che sono le direttive internazionali e mondialiste; ogni Stato, ogni nazione ormai risponde quasi meccanicamente alle linee preconfezionate della BCE e del FMI (non ci stancheremo mai di ripeterlo); poco contano gli schieramenti interni che sono solo fumo negli occhi per i “liberi elettori” di ogni Paese. 

Questa riproposizione cimiteriale di Destra Centro e Sinistra non merita davvero nessun tipo di analisi, fin quando, e questa è una delle nostre posizioni di offerta e di speranza per il nuovo anno, non si ribalteranno i termini dell'azione politica in toto, ossia fino a quando non si riuscirà contrapporre sovranità nazionale a libero mercato, centralità dell'Uomo a scambio di persone e cose, fino quando non si rideterminerà il totale smarcamento da vecchie concezioni, finchè destra e sinistra insieme non decideranno di operare contro il nemico comune che in questo momento ha volto in uno spietato liberal capitalismo di matrice catto-conservatrice.

Abbiamo solo un obbligo in questo momento: vivere ed agire differentemente da coloro i quali non si comportano anche nel loro piccolo in maniera benefica, il che può sembrare apparentemente poco, ma nella sostanza può determinare i confini tra chi ha ancora dei valori in cui credere e chi no.
Antonio Toscano

giovedì 10 gennaio 2013

FALCE ARRUGGINITA



“Sono le quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino”
La vecchia “Avvelenata” di Guccini e la notte fonda accompagnano queste righe che vanno componendosi man mano che il pensiero incontra la carta, la penna scorre lasciandosi dietro parole che alla fine, si spera, abbiano acquisito un senso oltre la banalità e che nella somma degli eventi umani possano servire a qualcosa, al minimo per meglio dire, strappandosi in tal modo ogni forma di vanità, che è lo straccio di una riflessione.

L'esercizio dello scrivere ha come risultato oltre l'odore dell'inchiostro o il rumore dei tasti battuti, di produrre immagini nella mente di chi scrive. L'immagine così prende forma, e diventa una familiare lingua di terra stretta fra colline e mare, abitata da circa trecentomila anime in riva ad uno Stretto che per adesso, fortunatamente, rimane privo di un mostruoso ponte che ne sovrasta le acque.

Parlare o scrivere di Messina e del suo inarrestabile disastro, negli ultimi mesi è cosi facile da diventare normale consuetudine, tanto da far passare le mille e più amare verità in fatti banali, ripetuti già centinaia di volte. In tal modo ogni parola tracciata in questo senso, ogni discussione, ogni proposta, avanzata rischia di rientrare nel disarmante campo dell'inutilità.

A guardarla adesso Messina sembra una di quella città di frontiera in cui ogni palmo di terra è nello stesso tempo di tutti e di nessuno, dove a furia d'imparare a sopravvivere ci si dimentica troppo spesso di vivere. 

Ma c'è qualcosa di più che sfugge ad un primo sguardo, o peggio ancora, si fa finta di non vedere: Messina muore per volontà di popolo. Troppo spesso i messinesi hanno avuto "l'accortezza” di lavare le proprie responsabilità con l'acqua del bisogno, criticando da lontano la spregevole politica per poi tornare dalla mano del padrone per avere ciò che rimaneva del suo pasto, accettando di fatto i più vili compromessi, rimanendo immobile ad evidenti sopprusi, premiando chi a tutt'oggi di questa città ne è il male. E ora si paga il salatissimo prezzo.

A dire il vero il conto lo si paga già da un pezzo, tant'è che diverse generazioni non hanno conosciuto una realtà diversa da quella delle emergenze, degli stipendi non pagati, del lavoro umiliato e umiliante, delle restrizioni di ogni tipo, della mediocre superficialità, dell'indifferenza verso tutto ciò che è davvero importante per la collettività.

Le illustri teste “pensanti” di questa città si mettano ora in fila per cercare un solo valido motivo per cui messina non meriti questa sorte, non c'è nulla d'ingiusto né di sbagliato né di sorprendente nell'assistere ad un simile scenario, è solo la storia che la maggoranza di questa città si è scelta. 

Forse si eviterà il fallimento, per il momento, con i quaranta milioni promessi da Crocetta e con i settanta che forse arriveranno dall'adesione al fondo “salva enti” del governo. Ma a cosa servirà? L'emergenza ritornerà, le numerose vertenze non saranno risolte e tutto sarà come prima, quindi che la regione siciliana e il governo non sprechino questo denaro, vengano dati a chi invece ne farà un buon uso, perchè nessuno delle personalità politiche sedute a Palazzo Zanca è all'altezza di mantenere la parola data, né di risolvere la situazione. 

Che Messina allora fallisca pure, che tocchi pure il fondo della sua sorte, così soltanto forse la maggioranza dei messinesi si sveglierà dal suo vile sonno e comincerà ad assumersi quelle responsabilità da cui ha voluto sempre fuggire. 

Nessuno voglia intendere una presa di posizione tesa a difendere le istituzioni e la politica peloritana, ma se essa ha commesso disastri è perchè il popolo l'ha permesso, per indifferenza o per calcolo ormai non ha più importanza. 

Viene da chiederi a cosa servano quindi gli sforzi di quella che è la minoranza, per intenderci la parte salvabile di questa città, quella che in un modo o nell'altro s'impegna in qualunque campo per qualcosa di diverso e la risposta a tale dubbio sta proprio nell'apatica maggioranza: la resa a siffatto popolo è privilegio inammisibile.
I soliti indignati della domenica leggendo queste righe potrebbero avere pure un sussulto d'orgoglio, leggere di un messinese che vuole il fallimento della propria città è inaudito per le orecchie addomesticate alla parole che si vogliono sentir dire, che se la prendano pure con il nome e cognome in fondo a questa pagina se li può far sentire meglio, ma sapete com'è
“Son le quattro del mattino l'angoscia e un po' di vino...”

Giuseppe Pennestrì

mercoledì 9 gennaio 2013

PALESTINA:DALLE PAROLE A QUALI FATTI?




Dallo scorso 29 novembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto la Palestina quale “Stato osservatore non membro”, posto che fino a quel punto era stato occupato dall'ANP in quanto tale in rappresentanza del popolo palestinese. 
Questo appare come un passo importante nel processo di pace nella questione palestinese, ma non si tratta ancora del vero punto di svolta per una serie di motivi. 

Dobbiamo innanzi tutto considerare che il governo di Abu Mazen non amministra che una piccola parte del territorio riconosciutogli dall'ONU (quello entro i confini del '67) poichè da un lato (Cisgiordania e Gerusalemme Est) è in gran parte occupato, fortificato e colonizzato da Israele, mentre nella Striscia di Gaza, dopo i fatti del 2007, è Hamas ad avere giurisdizione. Di conseguenza dei "Territori" non resta altro che Ramallah e qualche altra macchia sulla cartina geografica. Pertanto non esiste alcuno Stato Palestinese, se non a parole. 

Alla luce di quanto scritto il tema dei due popoli in due Stati appare alquanto irrisorio e non sarà certo il plebiscito all'Assemblea Generale a far si che esso diventi un progetto concreto e le ragioni sono varie. 

In primo luogo di natura politica, con Hamas e Fatah che, usando un eufemismo, faticano a trovare una via percorribile insieme; la prima probabilmente è utile ad Israele più di quanto non lo siano i suoi alleati storici, come gli Stati Uniti, in quanto non accetta nessun tipo di soluzione che precluda dalla totale cacciata dello stato ebraico da tutta quanta la Palestina storica, senza eccezioni, consentendo ad Israele di avere un pretesto per rimanere ferma su posizioni altrettanto dure.

Inoltre dobbiamo tener conto del problema della divisione fisica dei palestinesi. Su 12 milioni, un milione e mezzo si trova in quel campo di concentramento a cielo aperto che è Gaza, due milioni in Cisgiordania, oltre un milione è "cittadino" e di fatto rifugiato in Giordania, 1,5 milioni vivono in regime d'apartheid la propria cittadinanza israeliana (in tutto circa il 25% dei cittadini di Israele non è composto da ebrei) mentre sono 4 milioni e mezzo i profughi nei paesi circostanti. La restante parte è invece migrata in Occidente. Di fatto non esiste, fisicamente e moralmente, una nazione palestinese dalla cui base dovrebbe scaturire la formazione di un vero e proprio Stato capace di mediare una pace con Israele, pace che non è, come già scritto, nelle intenzioni dichiarate di Hamas e dei suoi alleati e neppure, come dimostrato da fatti anche recenti, di Israele, a tutto vantaggio dell'entità sionista.

Non mancano le divisioni interne anche tra gli stessi israeliani (anche se molto meno rilevanti), con gli ebrei ortodossi assolutamente speculari agli estremisti palestinesi, la non poco numerosa (ma politicamente impotente) parte propensa ad una idea di coesistenza pacifica e con pari diritti, ed infine i già detti israeliani non d'origine ebraica sempre meno propensi ad accettare in silenzio l'essere considerati "cittadini di serie B".

Il voto all'ONU rappresenta forse l'inizio di una nuova speranza di pace, l'ennesima; ma fino a quando non si troverà unità d'intenti tra ed all'interno delle parti la pace per quella Terra sarà come l'orizzonte per i naviganti: irraggiungibile.

Jean Trouvé