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lunedì 29 novembre 2010

LA DISFATTA DELLA MENZOGNA.


Quando determinate verità irrompono senza preavviso o senza essere state abilmente manipolate da squallidi prezzolati giornalisti al servizio delle odierne logiche di potere, accade inevitabilmente ciò a cui stiamo assistendo. L'imbarazzo e la paura di essere stati scoperti sta spingendo le cancellerie di mezzo mondo a correre ai ripari. Le notizie riservate che stanno trapelando tramite Wikileaks non sono altro che la prova di ciò che a grandi linee si sapeva già, e forse tra i 260.000 file che vanno dal 1966 al 2010 di cui 3012 secondo "El Pais" riguardano l'Italia, avremo il piacere di scoprire ciò che avremmo dovuto sapere da tempo.

Il problema principale per tutti gli Stati coinvolti non è a nostro avviso il pericolo che gli scenari politici possano cambiare,ciò che lega infatti i principali protagonisti della scena politica ed economica mondiale è una vera e propria dottrina che deve necessariamente andare avanti, ma è il fatto che adesso, e per un pò almeno, dovranno giocare a carte scoperte. L'Iran, per esempio, ha capito che dovrà guardarsi anche da Paesi più o meno vicini. La prova che tutti sono nel mirino degli Stati Uniti, sia "amici" che "nemici", è nella richiesta del Segretario di Stato USA Hilary Clinton di informazioni su investimenti personali di Berlusconi e Putin. Richiesta giustificata dalla preoccupazione di Washington dell'intesa tra Eni e Gazprom, quindi Berlusconi Putin, per la realizzazione del gasdotto "Southstream" che collecherà Russia e Ue e che rischia di tagliare fuori la concorrente a stelle e striscie "Nabucco". I più alti ufficiali ONU, compreso Ban Ki-moon, si staranno chiedendo sbigottiti il perchè della richiesta del Dipartimento di Stato USA della raccolta di dati sensibili come il numero delle carte di credito e le rotte aeree frequentate dagli stessi dato il completo allineamento dell'ONU alle politiche statunitensi.

La sottile linea della fumosa apparenza che divideva "buoni" e "cattivi" sembra sfaldarsi quindi, pezzo per pezzo. Le strategie di alcuni Paesi quali gli Stati Uniti rischiano di saltare o quantomeno di cambiare forma e rotta ma per niente l'essenza. Tutti uniti però nel condannare con fermezza, non solo a parole, l'operato di Julian Assange, principale artefice del più grande sputtanamento diplomatico della storia. Altra grossa grana da risolvere è quello di come spiegare e arginare l'opinione pubblica interna dei vari Stati coinvolti. Che ci crediate o no, non tutti i Popoli sono come quello italiano abituato da tempo ad accettare qualunque cosa senza battere ciglio. Il più grande imbarazzo per i capi di Stato non è l'esistenza di questi documenti ma il fatto che essi vengano resi pubblici e di conseguenza crolli il loro castello di carta.

Non sappiamo quale sia l'obiettivo di Assange ne tantomeno ci interessano i suoi presunti guai giudiziari, non siamo come quel tale che quando gli viene indicata la Luna stupidamente egli guarda il dito e non il cielo, a noi interessa la Verità, spiacevole o piacevole che sia. Essa piace e viene cercata da chi non ha nulla da nascondere a differenza del nauseante ministro Frattini. Al di là di qualunque preconcetto o degli attori adesso protagonisti, essa va cercata, difesa e soprattutto condivisa con tutti. Sta alla volontà di ognuno accoglierla e quindi agire di conseguenza, o come troppo spesso accade fare ancora finta di niente.

Giuseppe Pennestrì

sabato 27 novembre 2010

LA CONTRO-RIFORMA TREMONTI GELMINI

E' bene sottolineare come la protesta dei ricercatori contro il DDL “Gelmini” trova la sua scaturigine dai ricercatori stessi, ma travalica taluni aspetti forse corporativi, e coinvolge tutta l’Università italiana, tutto il Corpo Accademico, riverberandosi sul futuro dell’intera società civile.
Il DDL, che è stato approvato dal Senato della Repubblica senza alcuna opposizione, appare strutturato, meglio, dettato, da Poteri forti e trasversali, esterni all’università, la cui punta di diamante sembra essere la Confindustria.
Le dichiarazioni rilasciate in Commissione Cultura dal Vice Presidente di Confindustria, gli articoli apparsi sul “Sole 24ore” e tutta la campagna mediatica posta in essere negli ultimi mesi, lasciano pochi dubbi sulla strategia di assalto alla diligenza attuata nei confronti dell’Istituzione universitaria pubblica.
La cosiddetta governance, che inserisce nei CdA degli Atenei un 30% di “esperti esterni” portatori di “saperi altri”, presumibilmente derivanti da un mondo imprenditoriale italiano che, dagli scandali Cirio a Parlamat, passando per lo spregio della sicurezza nel lavoro e per la “delocalizzazione” nonché la deindustrializzazione dell’Italia; ha già dato ampia prova di se e di come concepisce il suo posizionamento sociale continuando indefessamente a privatizzare i profitti ed a socializzare le perdite.
E’ altissimo il pericolo che tali CdA possano con un colpo di mano, trasformare singoli atenei in Fondazioni di diritto privato, con tutto ciò che questo comporterebbe sul piano sia dell’occupazione, sia della libertà di ricerca, sia sul trasferimento della conoscenza sugli Studenti e quindi sul Territorio.
Probabilmente lo scopo, neanche tanto recondito, è quello di impadronirsi del “giocattolo” universitario per poter fare innovazione (profitti) a costo zero, liberandosi al contempo di tutta quella zavorra culturale giudicata inutile perché non funzionale ad un immediato uso mercantile
Ad un tale stato di cose, nulla potrà eccepire il mondo accademico. Nessuno. Neanche i Senati accademici ridotti a mero Organo consuntivo e di collegamento con i Dipartimenti.
Con i Senatori ridotti a camerieri dei “sapienti altri”. Impotenti spettatori di una rovina ancora oggi evitabile.
Professori Ordinari relegati al ruolo di yes men al servizio di faccendieri, politici, forse di furbetti del quartierino di turno, in un quadro rassomigliante alla struttura della ASL e con in più la responsabilità di avere accettato la “tenure track”, squallido ed ambiguo concetto, barbarismo lessicale che, in italiano, si traduce precarietà.
La “tenure track”, assieme alla messa in esaurimento dei ricercatori a tempo indeterminato, è una delle chiavi di volta dell’intero DDL.
Da una parte si disconosce al ricercatore a TI la reale attività di docenza svolta a partire dal 1991 che, ricordo, è stata erogata con entusiasmo ed amore, volontariamente, senza alcun obbligo di Legge e senza nessuna remunerazione aggiuntiva.
Dall’altra si istituisce la figura del ricercatore a tempo determinato il quale, dopo sei anni di attività, o diventa professore associato o, semplicemente, non è più nulla.
A ragione una siffatta figura rischia di restare per la strada a 35 anni suonati: mi permetto di precisare che a 35 anni si arriva se, e solo se, tutti i tempi del 3+2, del dottorato e dello start time del tempo determinato, vengono elveticamente rispettati!
Diversamente, e molto più realisticamente, il DDL disegna uno scenario futuro in cui un esercito di precari senza speranza, senza un progetto di vita, e senza “paracadute sociale”, si affaccia alla mezza età con un pugno di mosche in mano, niente di realizzato. Tutto da ricominciare!
Io penso che il corpo Accademico nella sua interezza, nella sua organicità, non possa permettere che una parte di se stesso possa essere trattato in siffatta maniera. Se i Ricercatori vengono trattati come una cancrena, isolati, messi ad esaurimento, presto l’opera di demolizione passerà agli altri. A quelli che restano.
Finché il destino sarà compiuto: i ricchi si formeranno nelle Scuole private, magari on-line, dove saranno addestrati per diventare Quadri Dirigenti della nostra Italia; gli altri, gli Ultimi, impossibilitati, per mancanza di opzioni, a scegliere un percorso culturale, patiranno sulla loro pelle l’assunto che, se “Sapere è Potere”, di converso, “Ignoranza è schiavitù”
A chi maliziosamente, per mancanza di informazione o per semplice malafede, stigmatizza la protesta in atto relegandola a fatto secondario e finalizzato all’ottenimento di una ope legis per diventare professori associati, rispondo che, non foss’altro che per motivi economici, una tale evenienza sarebbe, per un ricercatore cinquantenne, una autentica iattura. Non esiste infatti il tempo materiale per poter agguantare il miglioramento economico “acquisito” se non dopo il pensionamento! E la età media dei Ricercatori italiani è 45 anni.
Insomma: se qualcuno volesse farmi un dispetto, mi nominerebbe associato sin da domani e così facendo, mi inchioderebbe sull’assegno ad personam sino alla pensione.
Appare chiaro come, in questa fase, i Ricercatori rappresentano una avanguardia del mondo accademico, la cui protesta passa anche dal mancato riconoscimento del loro stato giuridico, ma si incardina nella più generale analisi critica del DDL "Gelmini" i cui contenuti sono tali da porre la parola "fine" sulla Università Pubblica italiana.
Ed è questo il motivo per il quale a mio avviso siamo tutti, accademici e non, chiamati ad una assunzione di responsabilità.

Mauro Federico
ANDU UniMe
Rete29Aprile UniMe

venerdì 26 novembre 2010

"quanta bellezza c'è negli occhi di una persona innamorata e quanto dolore in chi rinuncia all'amore per amore"

Neda Agha Soltan o semplicemente Neda , cosi' come oggi è purtoppo nota in tutto il circuito multimediale, purtroppo perchè Neda di certo non avrebbe preferito essere famosa in questa maniera.Stava attraversando una strada, mentre prendeva parte ad una manifestazione come tanti con lei, quando una pallottola le ha trapassato il petto,colpendo proprio li' dove non c'è più rimedio.Era una donna bellissima e anche stesa a terra coperta di sangue ha mantenuto questa sua caratteristica mentre il suo sguardo cercava di capire perchè;sulla vigliaccheria di questo gestonon ci sono dubbi , ma quando un proiettile freddo spegne un cuore caldo bisogna interrogarsi, sopratutto se quel cuore batte estraneo alla malvagità che lo circonda. Neda è diventata involontario simbolo di una rivolta, ma anche testimone certa di quanto non dovrebbe accadere, è infatti di pochi giorni fa che probabilmente a sparare in quella piazza di Teheran fossero agenti del servizio segreto britannico confusi tra i dimostranti.Cosi' , per un teorema che conosciamo bene, per far prevalere la ragion di stato, in questo caso per un disequilibrio internazionale creato ad arte, Neda che per amore della libertà era in piazza , col suo amore vicino, non amerà più per....amore!---------------------QUESTA LA NOSTRA DEDICA NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. Kahlil

giovedì 25 novembre 2010

Tra gli alberi , il ciliegio...............

"Uno scrittore del calibro di Yukio Mishima nasce ogni due o tre secoli". Queste le parole del premio Nobel Yasinari Kawabata per definire il suo illustre connazionale.Mishima deve la sua fama letteraria innanzitutto alla grandezza dei suoi romanzi, tra i quali ci piace ricordare "Il padiglione d'oro", "Il mare della fertilita'" e "Confessioni di una maschera", ma teniamo presente che la sua produzione va ben oltre i sessanta libri.Ma Mishima non è solo questo, è anche uno stupendo visionario che ama il suo Paese e il suo Popolo e nel momento in cui si rende che conto che il Giappone sta per trasformarsi in qualcosa che non ha più legami con le antiche tradizioni della sua terra , decide di intervenire anche politicamente nella societa' che lo circonda e lo fa con tutto il suo il suo esistere fino alle estreme conseguenze. Fonda un movimento che chiamera' "Tatenokai" , la Società dello Scudo , con il quale e attraverso il quale forma i giovani Giapponesi richiamandoli a quelli che erano gli antichi valori della cultura e della spiritualità nipponica che ritiene offuscati dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale. Vuole ridare alla sua Terra quella dignità che aveva quando era governata dall'Imperatore e si seguivano gli insegnamenti del Bushido, il codice dei Samurai.Tenta quello che potremmo definire un colpo di stato spirituale e morale, ma quando si rende conto che nonostante gli scritti e le azioni tutto appare vano e irreversibile compie l' unico gesto che la sua formazione e il suo essere gli puo' indicare. Sara' un esempio indelebile nella memoria della Nazione e un monito perenne per tutte le future generazioni,alla guida dei suoi uomini più fidati occupa la base militare di Ichigaya e salito sul terrazzo del quartiere generale ,davanti alle truppe schierate , oltre mille soldati, fa harakiri seguendo le regole del rito venendo immediatamente decapitato dal suo più caro amico. Oggi , nel quarantesimo anniversario della sua morte , una cerimonia di purificazione shintoista ricordera' al mondo l'autore di "Sole e Acciaio" e della "Voce delle Onde". Antonio.

mercoledì 24 novembre 2010

Quella colonia chiamata Europa

Pensando alla nostra Terra, la Sicilia, ci tornano in mente quelle storie fatte di sangue e dignità di poeti e contadini che con la bellezza della loro ispirazione e il sudore della loro fronte hanno fatto del triangolo del Sole una delle terre più fertili e prospere del Mediterraneo. Ma la Sicilia è terra anche di dolore e ignoranza, di mafia e corruzione e, oggi più che mai, di stupri territoriali, culturali e politici. Uno dei più grandi abusi subiti dal popolo siciliano e più in generale da quello europeo ha un nome, e questo è Naval Air Station Sigonella. A pochi chilometri da noi c’è il segno più evidente della colonizzazione subita all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale. Ma è solo il più vicino a noi, o che noi conosciamo. I numeri parlano chiaro: con cifre aggiornate al 2007 le forze americane possiedono in Italia qualcosa come 2.000 edifici di proprietà, 1.100 edifici in affitto, 4.500 impiegati civili e 15.500 soldati impiegati nelle 113 basi militari. In poche parole, uno Stato che nominalmente gode della sovranità popolare subisce da oltre 60 anni la velata occupazione militare statunitense , solo in alcuni casi coperta dalle false insegne della Nato. Tutt’altro che in controtendenza con questo statu quo è giunta da pochi mesi la notizia che la base di Sigonella ospiterà 20 velivoli senza pilota UAV Global-Hawk, onorando cosi un accordo top secret tra la colonia-Italia e gli Usa stipulato nell’Aprile 2008 mirante ad obbedire ai dettami statunitensi che, per voce della rivista “Defense News”, fa sapere che Sigonella “diverrà il polo strategico dei Global-Hawk “ prodotti dalla transnazionale Northrop Grumman, azienda specializzata nella produzione di armi ad altissimo potenziale bellico e che quindi nel suo sito ufficiale può ben vantarsi delle sue produzioni affermando con disinvoltura che “L’etica e i valori sono il fulcro dell’identità aziendale della Northrop Grumman. Non sono
né un elemento marginale né un ripensamento:definiscono chi siamo e come agiamo”… come a dire ”abbiamo causato milioni di vittime dall’inizio della Guerra fredda ad oggi, ma lo abbiamo fatto nel completo rispetto della nostra etica” … questa dichiarazione potrebbe valere, domani, come confessione per anni e anni di stragi impunite? Non ci sarebbe nulla di strano – si fa per dire! - se questi velivoli non fossero stati giudicati molto pericolosi dagli stessi produttori che lo giudicano 100 volte più a rischio d’incidente di qualsiasi altro aereo e che oltre a questo verrà fatto transitare nei corridoi aerei italiani attualmente destinati al traffico civile nonostante sia accertato il rischio di tali velivoli per la loro alta sensibilità ai cambiamenti ambientali e alle interferenze. Proprio per questo negli Usa il transito degli Uav ha suscitato gravi polemiche con le maggiori associazioni di piloti, mentre in Italia l’Enav e l’Enac, enti responsabili del traffico aereo nazionale, pare siano state bypassate. Passando all’impiego di questi velivoli è chiaro che essi, oltre ai proclami che li vogliono impiegati in caso di calamità naturali e per fini umaniari, svolgeranno operazioni di guerra. E infatti con una disinvoltura disarmante Ludwig Decamps ammette che essi” saranno fondamentali per missioni di guerra nell’area Mediterranea e in Afghanistan”. Ad ogni modo pare, a maggior conferma dello status di colonia, che il transito degli Uav avvenga già dal 2001 cioè con l’inizio della guerra in Afghanistan. A questo punto non è superfluo ricordare che l’Italia partecipa in Afghanistan con una “missione di pace” e che ,sempre in linea teorica, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”. Come se non bastasse, senza che nessun organo di stampa abbia ritenuto utile divulgare questa notizia fino ad ora, il premio nobel per la Pace, nonché Presidente Usa, Barack Obama ha firmato nel mese di luglio un accordo con la Polonia in merito all’installazione del sistema antimissilistico che, rispetto al progetto Bush ritirato nel 2009, prevede l’installazione di un sistema di intercettazione di missili a breve raggio in funzione apertamente anti-iraniana, come confermato dal Segretario di Stato Hillary Clinton. Il tutto, è sempre bene farlo notare, sul suolo europeo e vicinissimo al confine con la Russia che infatti si interroga sulla effettiva finalità di tale sistema, considerando l’assenza di una minaccia iraniana. Il progetto, in verità molto poco pacifista, prevede dunque la dislocazione di nuovi missili Patriot su piattaforme mobili e navi in Polonia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Turchia, Mar Baltico e dell’Artico per un costo iniziale nel 2011 di 2,2 milioni di dollari e ignorando del tutto le proteste già scattate in territorio ceco. Fin troppo facile trarre le conclusioni: l’Europa si dimostra il trampolino di lancio delle azioni criminali e guerrafondaie americane, l’Italia e il resto dei Paesi si qualificano sempre più come stati-vassalli pronti anche a militarizzare il nostro territorio fino a renderlo teatro di guerre presenti e future che non ci appartengono e mettendo a rischio le nostre stesse vite e calpestando la nostra sovranità e dignità di popolo fieramente mediterraneo e, quindi, per antonomasia libero.

Marco Masulli

martedì 23 novembre 2010

La ricerca muore..

Occuparsi della ricerca scientifica italiana non è compito affatto semplice.Ci si trova davanti un sistema completamente disorganizzato, incapace di vedere e ragionare in una seria prospettiva scientifica, causata da una cronica mancanza di un serio programma di ricerca e istruzione. A conferma delle nostre parole basta prendere in considerazione i maggiori protagonisti della ricerca italiana, i ricercatori. Sul loro operato le università riescono a garantire il funzionamento e l'offerta didattica proposta, pur percependo uno stipendio, per i più fortunati, inferiore a quello degli associati (professori di 2° fascia). Per i ricercatori non esiste una tariffa precisa ma dipende dai fondi che la singola università riesce ad avere. 
Tale situazione è generata da una classe dirigente politica ed economica che non conosce il mondo della ricerca o peggio non riesce proprio a comprenderlo. Se il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo,nomina un oncologo di 85 anni alla presidenza dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, ignorando un intero settore di fisici sicuramente più preparati di quanto lo possa essere Umberto Veronesi, si intuisce che qualcosa non va per il verso giusto.
La ricerca italiana fin da troppi anni vive in condizioni di assoluta precarietà dovuta alla mancanza di fondi da destinare alle varie università. Fin troppe volte gli atenei italiani e di conseguenza la ricerca hanno dovuto sopportare tagli su tagli, fino ad arrivare praticamente al collasso, con la banale e insufficiente scusa della mancanza di risorse. Salvo poi scoprire l'esistenza di una legge varata dal ministro Tremonti la 326 del 2003 art.4, grazie alla quale nasceva l'Istituto Italiano di Tecnologia. La spesa per quest'istituto privato è di 50 milioni per il 2004 e di 100 milioni per ciscuno degli anni che vanno dal 2005 al 2014. Mentre il finanziamento alle università pubbliche basta soltanto a pagare gli stipendi. 
La progressiva infiltrazione di interessi politici hanno reso gli organi di ricerca più importanti del Paese, come il CNR il cui consiglio d'amministrazione è in gran parte di nomina politica, dei pesanti carrozzoni, dove se non fosse per l'impegno e il genio di qualche serio professionista risulterebbero già inservibili.
In tutta questa situazione emerge però una riflessione d'altro tipo, che riguarda la natura stessa della ricerca e quale obiettivo essa debba prefissarsi. E' opinione comune anche di molti ricercatori, che essa debba servire soprattutto allo sviluppo economico di un paese. Se fosse così perchè non dovrebbe anch'essa seguire le direttive economiche moderne? In questo l'economia è chiara, ciò che non produce un immediato guadagno deve essere tagliato. Attribuire alla ricerca il primario scopo dello sviluppo economico è una precisa scelta con delle precise conseguenze. Ponendo la ricerca nel campo economico la si espone inevitabilmente ai rischi di un sistema che non punta certo agli esiti benefici di un eventuale ricerca, ma ai suoi profitti, con risultati drammatici nella sua concretizzazione. Un esempio pratico sono i fondi per la ricerca sulle malttie rare.Nel 2007 erano di 30 milioni di euro, 6 nel 2008,5 nel 2009 e 0 nel 2010. Lo studio di questo tipo di patologie e lo sviluppo di farmaci che ne consegue è un processo molto lento e non garantisce, a causa della loro bassa casistica rispetto ad altre con un'incidenza superore, i due principali cardini su cui si basa l'economia: velocità e massimo profitto. Ecco la disastrosa conseguenza se si abbina alla ricerca lo sviluppo economico.
La ricerca deve avere come suo supremo scopo non la ricchezza dei Paesi ma il benessere dei Popoli. Concetti completamente diversi tra loro. Con ciò non vogliamo astrarci completamente dalla realtà pensando ad un sistema di ricerca fin troppo romantico, risulterebbe così un'irraggiungibile utopia, diciamo soltanto che la ricerca essenzialmete subordinata all'economia è un'arma fin troppo pericolosa. Non può sostenere lo stesso sistema che ora la uccide. Non abbiamo difficoltà a sostenere anche con una certa dose di cinismo e sicuri di crearci qualche nemico, che se la ricerca deve continuare a sostenere direttamente le teorie globali del massimo guadagno è meglio che si fermi qui. L'eventuale riforma proposta dal ministro Gelmini non fa altro che rendere ancora più precaria la ricerca. L'eventuale approvazione di tale riforma deve essere vista non come una sconfitta da cui ritirarsi ma come punto di partenza da parte di ricercatori e studenti per la rivendicazione di diritti quotidianamente traditi. La reazione che ha portato in strada migliaia di studenti e professionisti non deve arrestarsi, non deve dipendere dalle sorti di una riforma.

giovedì 18 novembre 2010

INDIFFERENZA (MIRATA) DI STATO.


Ieri il ricco palazzo del Ministero dell'Economia ha conosciuto una protesta diversa, non numerosa perchè fatta solo di dieci persone che con i loro accompagnatori hanno sfidato il maltempo di Roma, il loro corpo che li ha traditi ed uno Stato vigliacco e cinico. Manifestazione silenziosa perchè le persone in questione sono malati di SLA (sclerosi laterale amiotrofica). Erano dieci ma rappresentavano 5 mila malati della stessa patologia. Protestavano per non essere dimenticati, per avere quell'assistenza a cui hanno diritto che è stata annullata dai continui tagli. Allo stato attuale non esiste un'assistenza medica ne fondi per aiutare le famiglie che arrivano a spendere fino a 5 mila euro al mese per cure, assistenza e relativi macchinari. Dopo ore di attesa (già questo prova la bassezza di un intero Stato "civile" e di chi lo governa) una rappresentanza di essi è stata accolta non da un ministro (loro devono fare le prime donne nei "talk show") ma da un dirigente del ministero, promettendo che sarà inserito un emendamento nella ormai vicina finanziaria, forse non dicendo però che se viene chiesta la fiducia non si potrà inserire nessun emendamento. Cosa accadrà se questa promessa si rivelerà vana non è dato saperlo. Nel frattempo la sofferenza di 5 mila persone può aspettare.

La SLA è una malattia degenerativa le cui conseguenze sono la perdità progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutazione, dell'articolazione della parola e del controllo dei muscoli scheletrici, la paralisi che ne segue può arrivare alla compromissione dei muscoli respiratori, quindi al bisogno di ventilazione assistità e in seguito alla morte, lasciando intatte le funzioni cognitive. Questa patologia è stata inserita come malattia rara nell'elenco delle malattie croniche invalidanti, stilato dallo stesso Ministero della Salute. Ciò da diritto ai malati di usufruire di diversi servizi quali: esenzioni, riconoscimento dell' invalidità e in teoria ad assistenza medica. Non si capisce perchè tutto debba ricadere come abbiamo visto sulle spalle delle famiglie. Probabilmente per fare qualche regalo alle case farmaceutiche.

E' necessario moltissimo autocontrollo per gestire la rabbia e lo sdegno nei confronti di "uomini" di questo Stato che tutto fanno, tranne ciò che sarebbe loro vero dovere fare,ovvero, offrire dei servizi adeguati al cittadino e fare in modo che quelli che oggi siamo costretti a chiamare ultimi siano invece i primi, ma lo Stato italiano non è nato per questo, è occupato a servire ben altri padroni. I tagli operati dai vari governi che si sono susseguiti fino ad oggi è figlio di questa situazione. Non è un momento economico sfavorevole, ma una precisa scelta di campo, per questo non ci sarà nessun miglioramento ne della sanità pubblica, che sta diventando sempre più privata, ne di qualsiasi altro ambito chiave per il vero benessere dei cittadini.

Se il mondo moderno fosse regolato da un minimo di Giustizia lo Stato italiano verrebbe sicuramente "licenziato" ma in un terzo millennio dominato dall'ingiustizia, dall'indifferenza, dalla cattiveria e dal cinismo l'Italia non è altro che consapevole e orgoglioso protagonista di un infinito dramma.

Giuseppe Pennestrì

martedì 16 novembre 2010

QUANDO LA NATO CHIAMA.....


La nuova lista della spesa per le missioni italiane di "pace" del ministero della Difesa:
10 nuovi elicotteri militari di soccorso "Aw-139" realizzati da "Agustawestland" (Finmeccanica); nuovi sistemi di puntamento "Ots" per gli elicotteri "A-129 Mangusta" prodotti dalla "Galileo" (Finmeccanica); nuovi missili anticarro "Spike" di fabbricazione dell'israeliana "Rafael"; siluri pesanti per i sommergibili classe "U-212" costruiti da "Whithead Alenia Sistemi Subacquei" di Livorno (gruppo Finmeccanica); 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione con relativo munizionamento prodotto dall'italo-britannica "Simmel Difesa"; un'unità navale della Marina Militare con funzione di appoggio alle forze di incursori realizzata da "Fincantieri"; una rete informatica sperimentale denominata "Defence Information Infrastructure" messa in piedi da "Elsag Datamat" (Finmeccanica) e ciliegina sulla torta un "hub" aereo militare presso l'aeroporto militare di Pisa in grado di: gestire flussi di personale e materiale dal territorio italiano ai cosidetti "teatri operativi" e viceversa, ospitare 30 mila soldati equipaggiati al mese. Il traffico aereo prodotto da questa struttura sarà ovviamente coperto dal segreto militare. Spesa totale per questi nuovi "giocattolini" è di 933,8 milioni di euro, spalmabili in 4-9 anni. Beneficiaria di questa pioggia di denaro sarà soprattutto l'italiana "Finmeccanica".

Mentre una parte dell'Italia affoga nel fango e l'altra è pateticamente interessata a quante escort possa contenere in una notte il letto di Berlusconi, il ministro della Difesa Ignazio La Russa con le Commissioni Difesa di Camera e Senato siglano un programma di riarmo da un miliardo di euro con l'opportuno silenzio assenso delle "opposizioni" interessate a quali strategie elaborare per le sempre più vicine elezioni.
Leggendo la lista degli armamenti vengono in mente parecchie domande che danno seguito a più profonde riflessioni. Considerando che l'Afghanistan è l'unico fronte che potrebbe spiegare l'utilizzo di questi nuovi mezzi ma che tutti i contingenti stanno almeno ufficialmente lasciando (solo militarmente s'intende) quei territori la faccenda potrebbe essere spiegata in diverse maniere: o "l'exit strategy" è un grande bluff o si stanno preparando nuovi scenari bellici. Osservando come la Nato stia trasformando l'Europa in una grande piattaforma militare e in particolare l'est europeo con il famoso scudo antimissile e l'Italia da nord a sud (vedi anche un altro articolo sulla nostra versione cartacea riguadante la base americana di Sigonella) dove l'hub di Pisa si unisce al vicino "Camp Darby" che farà di quell'area una delle più grandi basi Nato d'Europa, si potrebbe tendere alla seconda opzione, resta solo da capire quando e chi. Seguendo le logiche di mercato per l'approvvigionamento delle risorse energetiche non è neanche tanto difficile capire il chi, potrebbe essere a questo punto l'Iran, usiamo il condizionale perchè nella politica internazionale tutto sembra il contrario di tutto. Ora resta da capire che ruolo dovrebbe avere la serva Italia in questo scenario. Le armi appena acquistate unite ai 131 caccia bombardieri comprati nel 2009, suggeriscono oltre la funzione logistica del territorio italiano, la scelta di una linea di condotta di guerra attiva e non più di semplice supporto. Come premio magari all'Eni sarà permesso di portare a casa un contratto miliardario.

Il fatto che questo programma di riarmo sia passato sotto silenzio lascia spazio a valutazioni anche di tipo più strettamente politico e dimostra come le strategie militari direttamente dipendenti dalla Nato si muovano su una linea che la politica nazionale non può, non vuole e non deve governare. Non è di certo un caso la presenza di ex generali nei due principali partiti italiani o come consiglieri in Finmeccanica. Il silenzio già citato delle opposizioni non è altro che allineamento a questa condotta politica, più o meno marcata a seconda degli scenari politici interni. Molto spesso abbiamo sottolineato l'assenza dello Stato in ciò che è più importante per quello che forzatamente definiamo popolo, nella realtà dei fatti non lo è, ma che invece nell'essere servo di padroni stranieri è presente e puntuale. Come servo riesce benissimo.

Quindi sta tranquillo a te che piace essere definito normale italiano medio. Se innumerevoli aerei militari voleranno sulla tua testa, resta calmo e sorridi, lo fanno per te. Se la tua casa cade a pezzi mentre si spendono milioni per costruire basi con ogni comfort, non ti arrabbiare, lo fanno per il tuo benessere. Se infine un aereo o un missile cadrà per sbaglio su casa tua distruggendola non devi prendertela. Ma devi essere orgoglioso di morire per il tuo "bene".

Giuseppe Pennestrì