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lunedì 29 novembre 2010

LA DISFATTA DELLA MENZOGNA.


Quando determinate verità irrompono senza preavviso o senza essere state abilmente manipolate da squallidi prezzolati giornalisti al servizio delle odierne logiche di potere, accade inevitabilmente ciò a cui stiamo assistendo. L'imbarazzo e la paura di essere stati scoperti sta spingendo le cancellerie di mezzo mondo a correre ai ripari. Le notizie riservate che stanno trapelando tramite Wikileaks non sono altro che la prova di ciò che a grandi linee si sapeva già, e forse tra i 260.000 file che vanno dal 1966 al 2010 di cui 3012 secondo "El Pais" riguardano l'Italia, avremo il piacere di scoprire ciò che avremmo dovuto sapere da tempo.

Il problema principale per tutti gli Stati coinvolti non è a nostro avviso il pericolo che gli scenari politici possano cambiare,ciò che lega infatti i principali protagonisti della scena politica ed economica mondiale è una vera e propria dottrina che deve necessariamente andare avanti, ma è il fatto che adesso, e per un pò almeno, dovranno giocare a carte scoperte. L'Iran, per esempio, ha capito che dovrà guardarsi anche da Paesi più o meno vicini. La prova che tutti sono nel mirino degli Stati Uniti, sia "amici" che "nemici", è nella richiesta del Segretario di Stato USA Hilary Clinton di informazioni su investimenti personali di Berlusconi e Putin. Richiesta giustificata dalla preoccupazione di Washington dell'intesa tra Eni e Gazprom, quindi Berlusconi Putin, per la realizzazione del gasdotto "Southstream" che collecherà Russia e Ue e che rischia di tagliare fuori la concorrente a stelle e striscie "Nabucco". I più alti ufficiali ONU, compreso Ban Ki-moon, si staranno chiedendo sbigottiti il perchè della richiesta del Dipartimento di Stato USA della raccolta di dati sensibili come il numero delle carte di credito e le rotte aeree frequentate dagli stessi dato il completo allineamento dell'ONU alle politiche statunitensi.

La sottile linea della fumosa apparenza che divideva "buoni" e "cattivi" sembra sfaldarsi quindi, pezzo per pezzo. Le strategie di alcuni Paesi quali gli Stati Uniti rischiano di saltare o quantomeno di cambiare forma e rotta ma per niente l'essenza. Tutti uniti però nel condannare con fermezza, non solo a parole, l'operato di Julian Assange, principale artefice del più grande sputtanamento diplomatico della storia. Altra grossa grana da risolvere è quello di come spiegare e arginare l'opinione pubblica interna dei vari Stati coinvolti. Che ci crediate o no, non tutti i Popoli sono come quello italiano abituato da tempo ad accettare qualunque cosa senza battere ciglio. Il più grande imbarazzo per i capi di Stato non è l'esistenza di questi documenti ma il fatto che essi vengano resi pubblici e di conseguenza crolli il loro castello di carta.

Non sappiamo quale sia l'obiettivo di Assange ne tantomeno ci interessano i suoi presunti guai giudiziari, non siamo come quel tale che quando gli viene indicata la Luna stupidamente egli guarda il dito e non il cielo, a noi interessa la Verità, spiacevole o piacevole che sia. Essa piace e viene cercata da chi non ha nulla da nascondere a differenza del nauseante ministro Frattini. Al di là di qualunque preconcetto o degli attori adesso protagonisti, essa va cercata, difesa e soprattutto condivisa con tutti. Sta alla volontà di ognuno accoglierla e quindi agire di conseguenza, o come troppo spesso accade fare ancora finta di niente.

Giuseppe Pennestrì

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