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giovedì 25 febbraio 2010

Prima pagina Numero6 Febbraio-Marzo 2010

VIVA LA FIAT

«La Fiat è un'azienda e ha la responsabilità di un'azienda, è il governo che deve governare». Con queste parole il manager della Fiat, Sergio Marchionne, ha decretato la chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese. La frase è stata pronunciata alla fine dei lavori del congresso della Chrysler. L'azienda Fiat adotta una strategia impeccabile dal punto di vista commerciale ma certamente non condivisibile sia politicamente che umanamente; il problema è che oggi l'economia ha preso il sopravvento sulla vita di tutti e determina qualunque cosa. Sin dall'apertura si sapeva che gli stabilimenti di Termini Imerese erano nati con la caratteristica delle cattedrali nel deserto, con la sola funzione obsoleta di essere utilizzati unicamente fino a quando non ve ne fosse stato bisogno. Questo va bene per un'azienda che non tiene conto di null'altro se non della produttività nuda e cruda. Certamente non va bene se solo si pensasse nell’ottica che lega la produttività alla vita degli uomini stessi. Marchionne è sicuramente un ottimo manager, ma ha mai pensato a quanti disastri sociali alcune sue scelte portano? Di certo no! La sua scuola di pensiero non lo prevede, cosa contano le vite di quasi quaranta nuclei familiari? Del resto nel suo dire è già racchiuso tutto il modo di vedere la vita di chi pensa come un'azienda e quindi ha ragione; ma ancora meglio, ha ragione quando dice che il governo deve governare e qui è anche fortunato, lui e tutti quelli che la pensano come lui perché possono contare con tranquillità su certo tipo di governanti. Poiché non solo la Fiat “si prende” i soldi degli incentivi statali per pagare i propri operai, non solo utilizza i finanziamenti pubblici come fosse un'azienda dello stato, non solo gode dei benefici fiscali e previdenziali del sistema Italia e non ultimo vende le sue auto nel territorio italiano che se le paga con i soldi dei cittadini italiani, ma addirittura può liberamente affamare i propri dipendenti. Allora che il governo, governi! Se il governo fosse veramente tale questi problemi non ci sarebbero! Cari Marchionne e Montezemolo, la vostra fortuna è che non esiste uno Stato, da cinquant'anni siete liberi di spadroneggiare come vi hanno insegnato, la vostra etica che viene da molto lontano non trova ostacoli in uno Stato che non ha più una vera sovranità nazionale. I governi che si sono via via succeduti non rappresentano più da tempo nella realtà le esigenze del popolo italiano che ormai sembri contare soltanto per pagare le tasse e andare a votare. La crisi delle grandi aziende ricade tutta sulla parte più debole di questa catena malevola ossia sugli operai che oggi più che mai son completamente indifesi chiusi in una morsa che li vede da un lato non garantiti poichè non esiste più una coscienza sociale, dall'altra parte totalmente fuori dalle logiche e dalla velocità del mercato produttivo capitalista, per cui quale soluzione si più prospettare se solo si pensa che queste sono appena le prime avvisaglie di quanto più avvenire se non si inverte la linea di tendenza dell'economia mondiale, non è possibile pensare che sia normale il mantenimento dello status quo. Noi reputiamo che alla luce dei fatti di Termini Imerese i lavoratori liberati dai condizionamenti di una classe sindacale assolutamente inadeguata e ormai dichiaratamente asservita alle logiche patronali, ritrovino non solo nell'aspetto del mantenimento delle contribuzioni salariali ma sopratutto nella propria ritrovata dignità la forza di opporsi con azioni dirette al sabotaggio della loro stessa esistenza e di quella dei loro figli.

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