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lunedì 31 maggio 2010

Avevo deciso di scrivere , in questo inizio di settimana , della situazione economica che attraversa il nostro paese, poiche' ritengo che al di la' di quanto riportato dai giornali di stato, qualcosa di veramente strano si agita lungo la penisola, al di la' dei vari posizionamenti politici. in un secondo momento mi era parso , invece importante fare una riflessione su quanto discusso all'interno di Costruirecontropotere nell' ultima riunione relativamente alla lavorazione dei "quaderni " che indicheranno la linea del movimento approfittando della pausa estiva del giornale. Ma qualcosa di molto più importante mi impone di rimandare queste mie riflessioni a tempi brevi . Mentre scrivo sono in compagnia di Vincenza , abbiamo appena finito di visionare il filmato dell' orribile ed inumano attacco da parte dell'esercito israeliano nei confronti delle navi turche che in missione di pace si accingevano a portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese della striscia di Gaza , affamata da un embargo ancora più disumano voluto dal governo di Gerusalemme. La prima riflessione che ci viene in mente , oltre allo sdegno che proviamo , e quella ,purtroppo amara ,che se israele fa questo cosi' impunemente,in maniera cosi' arrogante è dovuto al fatto che la comunita' internazionale ha sopportato per decenni ogni sorta di prepotenza da parte di uno stato invasore che la fa' da padrone in casa altrui. Quale stupore , quindi se si accetta che a Gaza non possono entrare farmaci di primo intervento per le donne Palestinesi in gravidanza , se si accetta che i bambini arabi non hanno diritto all'istruzione , se si accetta che un intero paese sia stato sepolto sotto il fosforo bianco e che sia stata negata la cura ai feriti , se si accetta come se fosse un fatto normale che da Ramallah fino ai confini della striscia nessun abitante a diritto ad un documento di riconoscimento proprio, se si accetta di fatto un genocidio ! E' chiaro diventa normale massacrare inermi civili e volontari che portano solo aiuti. In attesa di capire come la comunità internazionale crede di fronteggiare continue barbarie (ricordiamo la recente operazione "piombo fuso") , attediamo una sua dovuta reazione, giusto per salvare il loro perbenismo democratico.
"fate si', che di voi, tra voi, il giudeo non rida." -Dante Alighieri Antonio e Vincenza

martedì 25 maggio 2010

Accentando l'invito di Energia Messinese a partecipare alla giornata di lotta alla mafia in memoria di Giovanni Falcone , abbiamo inteso dare un segno forte ,relativamente ad alcune posizioni assunte da Costruirecontropotere nel corso della crescita e dello sviluppo dello stesso movimento , che vuole nella maniera piu' assoluta continuare ad individuare una linea nuova nell'attuale scenario politico . Nel documento che abbiamo fatto girare nel corso della manifestazione si evince in modo inequivocabile quali siano i nostri proponimenti , non a caso lo titoliamo " Nè mafia , nè ipocrisia di stato"(rimandiamo per la lettura del testo allo stesso blog), riteniamo in breve sintesi che solo la presenza di uno stato che non è tale può permettere la presenza di un fenomeno come quello mafioso e anzi spesso sembra quasi conviverci, l'assenza delle istituzioni e' pressoche' fisiologica. Del resto la piazza è stata proprio simbolo evidente di quanto sosteniamo! Sin dal mattino , nessuno dei paladini politici della lotta all'illegalita' sia di destra che di sinistra ha avuto il buon senso di portare la propria solidarieta' a questo evento, anzi "ordini di scuderia " non hanno permesso a molti giovani e non di prendere parte ad un dibattito che di certo li avrebbe migliorati. Solo alla fine della giornata , poco prima del corteo , abbiamo assistito ad una parata di stelle , come sulla croisette di Cannes, due assessori e un sindaco trainati dai loro portaborse sono spuntati all'orizzonte sperando di ricevere consensi e saluti! Alle volte, ove si conosca la dignita', e meglio non farsi vedere anziche' mettersi alla testa di un corteo.............................................COSTRUIRECONTROPOTERE non ha sfilato per la citta', e rimasto con la gente e tra la gente. Antonio

sabato 22 maggio 2010

MAFIA E IPOCRISIA DI STATO




“Lo Mafia e lo Stato o convivono o si fanno la guerra”… ad oggi non ci risulta che ci siano guerre in corso, aldilà di proclami giornalistici e propagandistici sia del centro-destra che del centro-sinistra. Siamo di fronte comunque ad uno Stato che per opportunismo economico e politico è ridotto alla ormai manifesta incapacità di contrastare il fenomeno mafioso e che altro non dovrebbe fare se non dichiararsi “cessato per fallimento”. Gli arresti-chock degli ultimi tempi e l’invio- farsa delle forze armate nelle principali città italiane ormai non incontra più il favore della gente che vive il radicamento maligno della mafia, talmente profondo da essere entrato nella vita quotidiana, nella maniera più subdola al punto da concretizzare l’abbrutimento del Popolo per altro abbandonato da sempre dalle stesse istituzioni ; come si vede si tratta di un serpente che si morde la coda. La risoluzione del problema non si può scorgere nell’intensificare le misure repressive in stile poliziesco poiché ciò darebbe solo un senso di giustificazione nei confronti di uno Stato che invece appare colpevole (vedi Borsellino… ) e, alle volte, colluso. Non è più possibile pensare che la conduzione della lotta alla mafia avvenga senza il coinvolgimento delle coscienze popolari e la rieducazione al senso di appartenenza, quasi dimenticato per motivi che affondano nelle radici storiche legate a quel dramma politico che fu l’Unità nazionale. Non può più bastare la sola illusione di essere tutelati da uno Stato, in realtà assente, vivendo di contro un fin troppo presente anti-Stato. Non dimentichiamo però che siamo noi a potere, se solo avessimo una ferma volontà di agire e se riscoprissimo il reale valore della sovranità popolare, cambiare le nostre vite nonostante che un Potere sempre più lontano e invisibile ci abbia persuaso del contrario. Quindi, dove e da che parte sta lo Stato? Al di là di destra e sinistra dove storicamente è una coscienza di Stato-amico che protegge e guida in armonia, senza la necessità di avere gabelloti e gabellieri? Neanche il rossore e la vergogna nei confronti di chi è caduto per difendere la propria terra evita a questi “signori” di parlare in pubblico. Diviene necessario annullare il feroce patto tra mafia e istituzioni con lo scioglimento dell’attuale sistema parlamentare in quanto unico reale volano di trasmissione che permette quello a cui assistiamo giornalmente.

Costruire Contropotere nasce fuori dagli schemi istituzionali con l’intento di offrire soprattutto alle nuove generazioni la possibilità di sfuggire a gabbie ideologiche che hanno, nel corso dei decenni precedenti, creato asservimento politico e mentale impedendo una reale opposizione sia popolare che generazionale favorendo altresì l’allontanamento graduale delle persone dalla “cosa pubblica”, lasciando spazio a coloro i quali sono i reali colpevoli di quanto avviene oggi. Costruire Contropotere nell’agire e nell’occuparsi di tutto ciò che è “politica” intende dare un senso e un obiettivo di natura esistenziale chiaro a tutti : si vuole dare una possibilità alle generazioni future, intendiamo, con la forza della diffusione e dell’aggregazione intorno ad un giornale, creare un movimento politico e di pensiero che leghi l’uomo alla libertà, che riconduca il primato della politica sull’economia, che riavvicini i popoli alla propria identità, che aiuti la gente a trovare la forza di spezzare catene invisibili che determinano la loro vita; il nostro destino non è scritto a Wall Street!! Non è deciso sicuramente da chi intende giocare con il nostro futuro, per questo aldilà di schieramenti e posizionamenti vecchi e desueti, invitiamo tutti e a ritrovare il gusto di mettere in discussione logiche precostituite che hanno impedito fino ad ora di trovare la reale via di uscita alla soluzione dei problemi che sicuramente dovremo affrontare all’alba di questo millennio. Vorremmo trovarci pronti ad affrontare nuovi scenari politici.

“[…] L’ Uomo Bianco si lascia alle spalle le tombe di suo padre,

e non gliene importa.

Toglie la terra ai suoi figli.

E non gliene importa.

Tratta sua madre la terra e suo fratello

il cielo

alla stregua di cose da comperare,

depredare, e vendere

come si fa con le pecore il pane

o le perline luccicanti.

In questo modo i cani dell’avidità

divoreranno la terra fertile

e lasceranno solamente un deserto […] “ (Capo Seattle)

giovedì 20 maggio 2010

Privati… della sanità


Che il sistema sanitario debba basarsi su quattro principi fondamentali quali la gratuità, l’universalità, l’accessibilità a tutti e la qualità dell' assistenza medica, è per noi una verità indiscutibile; non possiamo allo stesso modo esimerci dal sostenere che quando un sistema sanitario manchi ad anche uno solo di questi quattro principi esso sia discutibile, amorale, se non addirittura criminale. Qualcuno forse potrebbe anche rimanere un tantino scosso da un giudizio così netto, ma come definireste se non criminale un sistema sanitario,come quello statunitense, nel quale nessuno di questi quattro cardini indispensabili della sanità è previsto dalla legge, considerando che l' assistenza sanitaria della repubblica nord-americana, secondo recenti statistiche, è la terza causa principale di morte in tutti gli Stati Uniti, sapendo che 40 milioni di cittadini non hanno diritto ad assistenza medica? Aspettando che qualcosa si muova riguardo alla tanto pubblicizzata riforma del presidente Obama, approvata dal senato statunitense e bloccata successivamente da un cavillo burocratico, la cui campagna elettorale molto si è incentrata sul problema dell' ampliamento dell' assistenza sanitaria (ricordiamo che la stessa campagna elettorale è stata finanziata anche da quei colossi economici quali sono le case farmaceutiche) rimaniamo alquanto scettici sulla reale bontà ed efficacia di tale riforma la quale andrebbe ad intaccare i fantasmagorici profitti di chi ha voluto Obama presidente. Se scendiamo poco più giù, troviamo un' isola governata da più di cinquant' anni con il pugno di ferro da un gruppo di ex rivoluzionari diventati burocrati, Cuba. La repubblica caraibica attraverso alcune riforme partite nel 1959, assieme ad un sistema politico poco invidiabile ed una situazione economica molto poco florida, ha sviluppato uno dei sistemi sanitari migliori al mondo, il quale risponde a tutti i quattro principali fondamenti citati all' inizio. Nonostante le conseguenze del blocco commerciale che provoca anche la mancanza dei medicamenti di base, Cuba riesce a mantenere strutture ospedaliere all' avanguardia, vanta uno dei tassi di mortalità infantile più bassi al mondo ed elaborati centri per lo sviluppo in campo medico, nonché 21 facoltà di medicina presenti su tutto il territorio. Non a caso non sono certo pochi gli stranieri che si recano a Cuba in cerca di cure ed assistenza degne di questo nome. E in Italia? in Italia non esiste alcun sistema sanitario, esiste un bollettino giornaliero fatto di scandali continui e tragedie infinite, come nel caso recentissimo della bimba di tredici mesi, morta per una tessera sanitaria scaduta, tessera che il padre Tomas Odiase, nigeriano residente a Milano, non ha potuto rinnovare poiché tra i documenti che avrebbe dovuto presentare per ottenere il rinnovo, al signor Odiase serviva anche una busta paga dell' ultimo mese, busta paga che non poteva esistere, in quanto si trovava da sei settimane senza lavoro. Uno Stato civile e funzionale ai suoi cittadini lo si nota soprattutto dall' efficienza dei suoi servizi essenziali e la sanità è forse il più importante di questi; uno Stato che nega le cure ad una bambina di tredici mesi perchè il padre è senza lavoro è uno stato criminale. Esistono anche medici, infermieri e quanti altri che svolgono il loro lavoro/missione con dedizione, non possiamo certo negarlo, ma allo stesso modo esiste il medico che viene a mancare al suo giuramento comportandosi non meno indegnamente del pirata della strada che uccide i passanti, non possiamo in alcun modo esimerci dal dire che la continua “siesta” di molti dipendenti pubblici italiani, compreso quindi il personale ospedaliero, ed il lassismo che li circonda, non sono comportamenti meno ignobili dello strozzinaggio, poiché allo stesso modo si gioca con le vite delle persone. Se fino ad ora abbiamo constatato che la sanità italiana non è accessibile a tutti, diciamo anche che non è universalmente presente su tutto il territorio (sicuramente tutti voi ricorderete svariati fatti di gente che moriva perchè l' ambulanza non arrivava o arrivava troppo tardi, perchè l' ospedale era troppo distante o non aveva più posti disponibili al ricovero, perchè non aveva attrezzature adeguate al tipo di intervento da eseguire...), che la qualità, sia dal punto di vista igienico che da quello della preparazione professionale degli addetti ai lavori e che i costi per i farmaci, una volta gratuiti, sono oggi sempre più cari, che la gente si rivolge sempre più a studi medici ed ospedali privati (poiché non si fida più dell' Istituto Pubblico) a costi sempre più alti, per non parlare delle mazzette richieste per eseguire interventi sottobanco, come aborti clandestini. Questa sanità “malata” andrebbe curata , epurata da tutti i tumori di origine criminale le cui metastasi sono ormai troppo estese.

Jean Trouvè

domenica 16 maggio 2010

SPAZIO RECENSIONI: STRONGER THAN APATHY Intervista ai Memories Lab (di Marco Sfacteria)



Quando i ragazzi di Costruire Contropotere mi hanno offerto la possibilità di scrivere di musica, non ho avuto dubbi sull’accettare la proposta, in quanto sin da subito ho scorto l’opportunità di dare finalmente voce a tutti quei musicisti che animano la scena underground messinese. Purtroppo per motivi di spazio non ho potuto inserire per intero la mia lunga chiacchierata con Claudio La Rosa e Peppe Ruggeri, rispettivamente batterista e bassista dei Memories Lab, ma spero che dalle poche righe che seguono vi sia possibile cogliere la passione e la volontà che animano questi ragazzi nel portare avanti i propri progetti.

Ragazzi, cominciamo col presentare i Memories Lab I Memories Lab si sono formati alla fine del 2000, inizialmente come gruppo cover Prog Metal e Power Metal, finchè non ci siamo stancati di fare solo pezzi altrui e ci è venuta voglia di fare pezzi nostri. Nella formazione originaria eravamo io (Claudio La Rosa), Giovanni Girone, Peppe Ruggeri, Frank Martino e poi Antonello Bruto. Dopo un paio di demo Antonello e Frank sono usciti dal gruppo, abbiamo sostituito Frank con Filtro e ci siamo di nuovo messi alla ricerca di un tastierista, finchè non abbiamo trovato Ciccio Forestieri in arte Terence. Trovata finalmente la stabilità necessaria siamo riusciti ad incidere il nostro primo disco, Stronger Than Hate, uscito nel gennaio 2009, pubblicato con l’ Imago Sound e distribuito con le licenze Creative Commons.

Per quanto riguarda i responsi della critica? I responsi della critica sono stati abbastanza positivi, infatti ci hanno riconosciuto un sound originale lontano dal solito prog che si rifà ai Dream Theater, capiscuola del genere. Il nostro disco è stato Top Album su Benzoworld e Eutk, due webzine abbastanza di rilievo e abbiamo avuto buone recensioni pure all’estero.

Mi vuoi parlare della vostra associazione? Certamente! Come Imago Sound siamo nati nel 2008, ci siamo assestati organizzando alcuni eventi live. Nel 2009 abbiamo cominciato a produrre dischi, come quello dei Tiresia, l’ep dei Blind Violet ed il nostro stesso album. La Imago Sound è produzione musicale a tutti gli affetti, dalla sala prove fino alla produzione di dischi e all’organizzazione di concerti. La cosa importante è creare un circuito live e lì vendere i cd; il problema è che è pesante, e difficile far valere qualcosa nel mondo d’oggi, promuoverla, pubblicizzarla.

Voi avete adottato la politica delle licenze Creative Commons. In cosa constistono? Le licenze Creative Commons sono nate in America nel 2001 dalla necessità di un artista in generale di esser legalmente l’unico a gestire i propri diritti d’autore. Come in Italia c’è la SIAE, anche nel resto del mondo ci sono le società che gestiscono i diritti d’autore. Alcune di queste sono più flessibili altre meno. In alcuni paesi si è riusciti a far convivere queste società assieme alle licenze Creative Commons. Questo in Italia non è possibile perché la SIAE è un monopolio, un impero mafioso. Con la SIAE tu hai i diritti di autore ma non li gestisci. Chi vuole utilizzare un tuo brano deve chiedere alla SIAE e pagare la SIAE, la quale poi decide che percentuale darti. È come una cosca mafiosa che gestisce le cose per te.

Ma se poi la SIAE ti dà la tua quota, c’è comunque un ritorno economico? Purtroppo non è così! Quando un locale passa musica, non fa l’elenco dei brani che passerà, paga semplicemente un forfettario. Dopodiché la SIAE dividerà quei soldi tra gli artisti che in quel momento vendono di più.

Invece con le licenze Creative Commons? Intanto con la Creative Commons si decidono i tipi di licenze che si vogliono applicare. Puoi decidere di metterlo in download gratuito, ad esempio sul sito jamendo.com, una sorta di I-tunes per musica libera con Creative Commons, che è una vetrina che permette ad un gruppo emergente di avere visibilità, farsi conoscere e farsi ascoltare da un grande numero di persone.

Ma in questo caso i diritti dell’autore chi li difende? In realtà non c’è bisogno di difendere i diritti, è una leggenda metropolitana quella secondo cui la SIAE ti tutela mentre nessun altro mezzo lo può fare. L’aspetto negativo della Creative Commons è che non guadagni in percentuale sui passaggi della tua musica, non hai il ritorno economico ma almeno puoi decidere tu come farti conoscere e hai sicuramente una maggiore visibilità.

Per concludere, un saluto alla tua città Non saluto nessuno, mi da fastidio questa città! Vorrei solo che mi si spiegasse perché non c’è nessuna partecipazione quando si tenta di fare qualcosa di utile.

Contatti

http://www.myspace.com/memorieslab

http://www.imagosound.com/

http://www.creativecommons.it/

martedì 11 maggio 2010

Loro eco-profitti, noi quale futuro?


Che cos’è un inceneritore? E una centrale biomasse? Un rigassificatore? Una centrale turbogas?

Sono alcuni esempi di impianti per cui possono essere individuate tre risposte plausibili.

La prima è riconducibile alle funzioni cui essi adempiono, come bruciare rifiuti, produrre energia, trasformare il metano da liquido a gas; opere utili quindi, indispensabili, altrimenti dove finirebbe tutta la spazzatura? Come si farebbe senza elettricità? Rappresentano quindi la soluzione a problemi di grande rilievo, almeno per chi intende ignorare concetti come “riciclaggio” o “fonti alternative”. Ma andiamo avanti.

Il secondo ordine di risposte è legato alle conseguenze per le quali si parla, a buona ragione, di ecomostri. Tumori, malformazioni fetali, malattie cardiache e respiratorie sono solo alcune delle conseguenze delle polveri sottili prodotte da inceneritori, che con tutta evidenza non termovalorizzano molto! Polveri sottilissime sono emanate anche dalle centrali biomasse e turbogas; mentre scarichi continui in mare di ipoclorito di sodio (meglio conosciuto come “candeggina”) sono parte del processo di rigassificazione, pericolo di poco conto se si considera il rischio di incidenti:una leggera fuoriuscita di gas (freddissimo) da una nave metaniera a ridosso della costa, porterebbe inevitabilmente ad un esplosione della portata di decine di chilometri.

E allora, se i costi in termini economici sono altissimi (oltre a centinaia di milioni di euro per la costruzione di questi mostri, quanti infatti sanno ad es. che con gli incentivi cip6 introdotti dal buon Prodi l'energia elettrica prodotta dagli inceneritori viene pagata quattro volte in più rispetto al suo costo di produzione in un impianto di termogenerazione normale? Ci ammazzano e li finanziamo pure..!), se i costi sulla salute umana e ambientali insostenibili, se alternative più convenienti e pulite sono lampanti, cosa spinge verso una politica che

ancora punta alla loro realizzazione e che prevede incentivi per il loro mantenimento?

La soluzione coincide con la terza risposta al quesito iniziale: l’interesse dei potentati economici. Sono loro ad essere proprietari e a gestire questi impianti, in un sistema in cui i costi sono per buona parte pubblici mentre i profitti rigorosamente privati, di nomi che peraltro sono sempre gli stessi; la storia quindi è sempre quella di una politica che si mostra palesemente al soldo dei veri orchestratori della vita di ogni Paese. L’iter è sempre uguale: si individuano aree con bassa partecipazione sociale, con fame di lavoro e pronte a barattare la salute e l’integrità del proprio territorio a fronte di false promesse di sviluppo e occupazione. I risultati sempre uguali: intere zone che diventano vere e proprie pattumiere, che fanno la fortuna della società di turno per cifre da capogiro; pattumiere come la piana di Gioia Tauro, in Calabria, una fascia di terra di pochi chilometri dove si è riusciti a concentrare una tale quantità di opere da far inorridire:da un inceneritore da 120.000 tonnellate all’anno, al progetto del suo raddoppio, ad una discarica, al depuratore, ad una centrale turbogas da 760 Mw con connesso elettrodotto da 380 kV, al progetto di altre due centrali turbogas, di una centrale biomasse e infine,come se non bastasse, di un rigassificatore del modico costo di un miliardo di euro. Qui al danno si aggiunge la beffa se si considera che il gas non servirà a soddisfare il bisogno locale o nazionale ma sarà esportato e in questo caso è evidente una politica asservita alla logica del profitto del privato.

L’aspetto più preoccupante di questo sistema deviato però è la mancanza di consapevolezza e indignazione della gente comune, gente che non sa, se sa sminuisce, se non sminuisce sta comunque zitta“ tanto non c’è niente da fare”. Ma per quanto ancora intendiamo stare al gioco di chi specula con i nostri soldi e sulla nostra pelle? Per quanto ancora saremo pronti ad assecondare le logiche del profitto che muovono il sistema e incidono pesantemente sulla nostra realtà, sulla nostra vita, sul nostro territorio?

Vincenza Bagnato


lunedì 10 maggio 2010

PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA: MERCIFICAZIONE DELLA VITA



Non sarà il classico articolo sulla necessità di mantenere l’acqua, bene primario e inalienabile,pubblica. Sarebbe troppo scontato, sarebbe troppo facile e condivisibile. Tutti noi sappiamo quanto sia indispensabile non delegare a privati, che per definizione mirano alla massimizzazione dei guadagni e non alla semplice erogazione di servizi, la gestione di un bene essenziale e primario come appunto l’acqua. Ci soffermeremo invece sui raccapriccianti giochi di potere che ruotano intorno all’ ”oro blu”. E’ il 2009 quando il passaggio in legge del decreto 135/2009 , che riguarda formalmente l’ “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici di rilevanza economica”, legittima pienamente la privatizzazione del servizio idrico, mettendo automaticamente in moto una serie di polemiche ipocrite e strumentali da parte delle fazioni avverse al centro-destra. Iniziamo con il dire che di fatto la privatizzazione del servizio idrico in Italia esiste già, seppur sottoforma di “società miste”, dal 2001 quando la regione “rossa” per antonomasia (Toscana) cedette la gestione dell’acqua alla “Publiacqua Spa”, società composta al 40% da quote Impregilo (gruppo Fiat) e Suez(multinazionale energetica) e al 50 % da quote del Comune di Roma (allora sotto l’amministrazione Veltroni). Nel 2006 il Consiglio Regionale respinse una legge d’iniziativa popolare che chiedeva la ripubblicizzazione del servizio, con i voti compatti di PDS, Margherita, Forza Italia e AN. Ad oggi il presidente di questa società risulta essere Erasmo D’Angelis (PD) mentre la carica di amministratore delegato è ricoperta da Irace(ex segretario PDS). In questo caso uniche voci fuori coro risultarono quelle delle estreme opposizioni politiche,soprattutto Rifondazione Comunista. Tuttavia, a dimostrazione di come alcune battaglie non siano altro che “strategie” d’inserimento nel tessuto popolare, appare paradossale il caso del Comune di Acerra dove un genuino comunista come il Sindaco Espedito Marletta (di Rifondazione Comunista) nel 2005 autorizzò la gestione del servizio idrico da parte della “Acquedotti Spa”, al 49% privata. Fiumi di inchiostro furono gettati dai vertici del partito per sconfessare il sindaco “infedele” ma la credibilità risulta ora di certo leggermente compromessa. La logica è sempre quella, mutuando da Rino Gaetano: “partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”. A questo punto sono del tutto da evitare le considerazioni “qualunquistiche” stile “i politici sono tutti gli stessi”, perché queste sterili considerazioni le lasciamo per i dibattiti da bar. La realtà, ancora una volta ci appare chiara davanti ai nostri occhi: i politici rispondo a logiche e piani che trascendono i semplici programmi elettorali o le fantomatiche ideologie d’appartenenza. Quando arriva un ordine dall’alto, da chi legittima il potere, i politici lo eseguono o comunque vi si adeguano.

Alla luce di queste considerazioni e dei continui fallimenti riportati da un sistema che ha ancora nei cassetti leggi d’iniziativa popolare mai lette, proponiamo lo scioglimento delle “reti” oggi operanti sul territorio nazionale e funzionali a logiche partitiche e la creazione di “liberi gruppi operativi” formati non più da sigle ma da Persone che decideranno le strategie più idonee al conseguimento dell’obiettivo finale, senza delegare a strutture compromesse con il potere i frutti della propria lotta (siano essi firme o alternative forme di protesta).

Marco Masulli

sabato 8 maggio 2010

PERDITE PRIVATE, DEBITI PUBBLICI


La situazione economica mondiale che giornalmente si profila davanti ai nostri occhi increduli ha superato ormai nettamente le capacità di decenni di fantascienza cinematografica hollywoodiana. Assistiamo con cadenza giornaliera al fallimento di interi Paesi che se prima consideravamo pseudo-sovrani oggi sono, senza più dubbi, totalmente colonizzati dalla Banche mondiali. La crisi investe Irlanda, Islanda, Portogallo, Francia, USA e Grecia. Se in alcuni di questi, come gli Stati Uniti, il “Financial Stability Plan” opportunamente imposto all’allora neo-eletto Obama ha avuto una rapida applicazione grazie alle sostanziali disponibilità economiche statunitensi, in altri, come la Grecia lo switch del debito (cioè il passaggio da debito privato a debito pubblico) e il conseguente incremento del deficit-Pil , con tanto di falsificazione preliminare dei dati da parte dei grandi colossi bancari Deutsche Bank e Goldman Sachs, ha gettato al collasso l’intero Paese costretto a varare un “pacchetto anticrisi” le cui conseguenze ricadranno ovviamente solo sul Popolo. Per salvare le banche, la maggioranza socialista con l’appoggio dell’ estrema destra ellenica ha imposto un taglio alle spese pubbliche pari a 4,8 Mld di euro, taglio di tredicesime e quattordicesime ai dipendenti pubblici, aumenti su tabacco e benzina, blocchi degli aumenti delle pensioni e aumenti sulle imposte indirette (IVA). Lungi dall’essere risolta, la situazione ha reso necessario l’intervento dell’UE che, riunito il 25 Marzo a Palazzo Just Lipsius, ha accolto la proposta Sarkozy-Merkel di attivare i meccanismi di aiuti su base volontaria da parte dell’eurogruppo coadiuvati dalle risorse messe in campo dal FMI, il tutto ovviamente con interessi a tasso di mercato. Tutto ciò mentre l’Irlanda nazionalizza il debito privato con l’acquisto del 47 % di asset tossici (i debiti delle banche), la Francia registra il record per deficit-Pil (al 7,5%) e il Portogallo collassa economicamente a tutti i livelli. Davanti a questo triste scenario, non rimane che un unico evento positivo: il referendum islandese dello scorso 6 Marzo in cui si chiese al Popolo di pagare le speculazioni finanziarie dell’Icesave ha registrato un secco NO al 93%. Questo dimostra ancora una volta che l’unica speranza rimasta all’ Europa per risollevare le sue sorti è la presa di coscienza e la sollevazione popolare. Per questo dichiariamo la nostra incondizionata solidarietà a tutti i popoli in rivolta contro i propri Paesi asserviti alle logiche dell’economia globale.

Marco Masulli

venerdì 7 maggio 2010

REDAZIONALE DEL NUMERO APRILE-MAGGIO 2010

Con questo numero salutiamo i nostri lettori augurando a tutti un buon Solstizio d' Estate. Ci rivedremo a settembre con un' edizione riveduta e corretta del nostro bimestrale, ripromettendoci che questo possa diventare una pubblicazione mensile. Questa volta abbiamo pensato di intervenire su un argomento che ci è parso di primario interesse quale quello del dissesto idrogeologico, causa ed effetto della pochezza ecologico-culturale che vive il nostro Paese. Alla stessa maniera abbiamo affrontato un problema che meriterebbe maggiore attenzione poiché anche in questo caso coinvolge la totale assenza dello Stato, riferendoci anche ad un caso di malasanità veramente eclatante. Non potevamo esimerci dal continuare l' analisi spietata che, in politica internazionale, rispetto alla situazione economica mondiale, vede scomparire in nome delle potenti lobbies bancarie la sovranità di interi paesi, vedi l' Islanda, oggi la Grecia...domani?Tornado a tematiche che ci riguardano più da vicino abbiamo fatto un rapido excursus sul mondo del lavoro che ormai esprime un disagio sempre più evidente e uno scollamento totale tra i giovani e le istituzioni (quale futuro?) per non parlare della tragedia della tragedia dei suicidi di chi rimane senza lavoro. Dedichiamo forse una pagina riduttiva al problema della privatizzazione dell' acqua e su questo argomento, che se non fosse legato alla follia di questa società sarebbe solo risibile, stiamo preparando un piccolo dossier di prossima pubblicazione. A malincuore, ma visto che alle volte l' osservazione politica prevede anche questo, ci siamo occupati dell' ultima controversia all' interno del PdL, lo scontro tra gli anali fedeli a Badoglio e quelli legati al loro padrone, approfittandone per definire la nostra posizione rispetto al bipolarismo, una volta per tutte! Concludiamo il giornale con una bella intervista ad ampio raggio sul mondo della musica underground messinese alle volte un po' sottovalutata dai circuiti discografici che contano. Con queste pagine Costruire Contropotere, oltre a dimostrare che esistono spazi di libertà che nessuno potrà mai togliere, invita le persone che ancora pensano con il loro cervello a guardare lontano ed a cercare di apportare un' inversione di tendenza nell' approccio alla politica. Uscire dall' apatia alla quale si è costretti da un modo di vivere omologato è un dovere e l' unica maniera per farlo è agire contro chi non vuole che questo accada, AGIRE CONTROPOTERE.

La Redazione