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sabato 22 maggio 2010

MAFIA E IPOCRISIA DI STATO




“Lo Mafia e lo Stato o convivono o si fanno la guerra”… ad oggi non ci risulta che ci siano guerre in corso, aldilà di proclami giornalistici e propagandistici sia del centro-destra che del centro-sinistra. Siamo di fronte comunque ad uno Stato che per opportunismo economico e politico è ridotto alla ormai manifesta incapacità di contrastare il fenomeno mafioso e che altro non dovrebbe fare se non dichiararsi “cessato per fallimento”. Gli arresti-chock degli ultimi tempi e l’invio- farsa delle forze armate nelle principali città italiane ormai non incontra più il favore della gente che vive il radicamento maligno della mafia, talmente profondo da essere entrato nella vita quotidiana, nella maniera più subdola al punto da concretizzare l’abbrutimento del Popolo per altro abbandonato da sempre dalle stesse istituzioni ; come si vede si tratta di un serpente che si morde la coda. La risoluzione del problema non si può scorgere nell’intensificare le misure repressive in stile poliziesco poiché ciò darebbe solo un senso di giustificazione nei confronti di uno Stato che invece appare colpevole (vedi Borsellino… ) e, alle volte, colluso. Non è più possibile pensare che la conduzione della lotta alla mafia avvenga senza il coinvolgimento delle coscienze popolari e la rieducazione al senso di appartenenza, quasi dimenticato per motivi che affondano nelle radici storiche legate a quel dramma politico che fu l’Unità nazionale. Non può più bastare la sola illusione di essere tutelati da uno Stato, in realtà assente, vivendo di contro un fin troppo presente anti-Stato. Non dimentichiamo però che siamo noi a potere, se solo avessimo una ferma volontà di agire e se riscoprissimo il reale valore della sovranità popolare, cambiare le nostre vite nonostante che un Potere sempre più lontano e invisibile ci abbia persuaso del contrario. Quindi, dove e da che parte sta lo Stato? Al di là di destra e sinistra dove storicamente è una coscienza di Stato-amico che protegge e guida in armonia, senza la necessità di avere gabelloti e gabellieri? Neanche il rossore e la vergogna nei confronti di chi è caduto per difendere la propria terra evita a questi “signori” di parlare in pubblico. Diviene necessario annullare il feroce patto tra mafia e istituzioni con lo scioglimento dell’attuale sistema parlamentare in quanto unico reale volano di trasmissione che permette quello a cui assistiamo giornalmente.

Costruire Contropotere nasce fuori dagli schemi istituzionali con l’intento di offrire soprattutto alle nuove generazioni la possibilità di sfuggire a gabbie ideologiche che hanno, nel corso dei decenni precedenti, creato asservimento politico e mentale impedendo una reale opposizione sia popolare che generazionale favorendo altresì l’allontanamento graduale delle persone dalla “cosa pubblica”, lasciando spazio a coloro i quali sono i reali colpevoli di quanto avviene oggi. Costruire Contropotere nell’agire e nell’occuparsi di tutto ciò che è “politica” intende dare un senso e un obiettivo di natura esistenziale chiaro a tutti : si vuole dare una possibilità alle generazioni future, intendiamo, con la forza della diffusione e dell’aggregazione intorno ad un giornale, creare un movimento politico e di pensiero che leghi l’uomo alla libertà, che riconduca il primato della politica sull’economia, che riavvicini i popoli alla propria identità, che aiuti la gente a trovare la forza di spezzare catene invisibili che determinano la loro vita; il nostro destino non è scritto a Wall Street!! Non è deciso sicuramente da chi intende giocare con il nostro futuro, per questo aldilà di schieramenti e posizionamenti vecchi e desueti, invitiamo tutti e a ritrovare il gusto di mettere in discussione logiche precostituite che hanno impedito fino ad ora di trovare la reale via di uscita alla soluzione dei problemi che sicuramente dovremo affrontare all’alba di questo millennio. Vorremmo trovarci pronti ad affrontare nuovi scenari politici.

“[…] L’ Uomo Bianco si lascia alle spalle le tombe di suo padre,

e non gliene importa.

Toglie la terra ai suoi figli.

E non gliene importa.

Tratta sua madre la terra e suo fratello

il cielo

alla stregua di cose da comperare,

depredare, e vendere

come si fa con le pecore il pane

o le perline luccicanti.

In questo modo i cani dell’avidità

divoreranno la terra fertile

e lasceranno solamente un deserto […] “ (Capo Seattle)

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