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sabato 8 maggio 2010

PERDITE PRIVATE, DEBITI PUBBLICI


La situazione economica mondiale che giornalmente si profila davanti ai nostri occhi increduli ha superato ormai nettamente le capacità di decenni di fantascienza cinematografica hollywoodiana. Assistiamo con cadenza giornaliera al fallimento di interi Paesi che se prima consideravamo pseudo-sovrani oggi sono, senza più dubbi, totalmente colonizzati dalla Banche mondiali. La crisi investe Irlanda, Islanda, Portogallo, Francia, USA e Grecia. Se in alcuni di questi, come gli Stati Uniti, il “Financial Stability Plan” opportunamente imposto all’allora neo-eletto Obama ha avuto una rapida applicazione grazie alle sostanziali disponibilità economiche statunitensi, in altri, come la Grecia lo switch del debito (cioè il passaggio da debito privato a debito pubblico) e il conseguente incremento del deficit-Pil , con tanto di falsificazione preliminare dei dati da parte dei grandi colossi bancari Deutsche Bank e Goldman Sachs, ha gettato al collasso l’intero Paese costretto a varare un “pacchetto anticrisi” le cui conseguenze ricadranno ovviamente solo sul Popolo. Per salvare le banche, la maggioranza socialista con l’appoggio dell’ estrema destra ellenica ha imposto un taglio alle spese pubbliche pari a 4,8 Mld di euro, taglio di tredicesime e quattordicesime ai dipendenti pubblici, aumenti su tabacco e benzina, blocchi degli aumenti delle pensioni e aumenti sulle imposte indirette (IVA). Lungi dall’essere risolta, la situazione ha reso necessario l’intervento dell’UE che, riunito il 25 Marzo a Palazzo Just Lipsius, ha accolto la proposta Sarkozy-Merkel di attivare i meccanismi di aiuti su base volontaria da parte dell’eurogruppo coadiuvati dalle risorse messe in campo dal FMI, il tutto ovviamente con interessi a tasso di mercato. Tutto ciò mentre l’Irlanda nazionalizza il debito privato con l’acquisto del 47 % di asset tossici (i debiti delle banche), la Francia registra il record per deficit-Pil (al 7,5%) e il Portogallo collassa economicamente a tutti i livelli. Davanti a questo triste scenario, non rimane che un unico evento positivo: il referendum islandese dello scorso 6 Marzo in cui si chiese al Popolo di pagare le speculazioni finanziarie dell’Icesave ha registrato un secco NO al 93%. Questo dimostra ancora una volta che l’unica speranza rimasta all’ Europa per risollevare le sue sorti è la presa di coscienza e la sollevazione popolare. Per questo dichiariamo la nostra incondizionata solidarietà a tutti i popoli in rivolta contro i propri Paesi asserviti alle logiche dell’economia globale.

Marco Masulli

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