Non aveva potuto giurare da Presidente già il 10 gennaio di questo anno per colpa della malattia che lo aveva aggredito, ma nonostante la quale per la quarta volta era tornato a guidare il suo Popolo vincendo le elezioni proprio contro i nemici della sua Terra. Con una forza che è tipica solo dei combattenti e dei credenti era riuscito ad attuare ulteriori trasformazioni sociali e a trasferire le consegne al suo vice rispetto a quello che sarà la continuità del suo Venezuela.
L'ultima foto che girava lo ritraeva circondato dall'affetto delle sue figlie, con un grande sorriso rivolto verso tutto il mondo, che sembra quasi irridere alla sorte, prendere in giro la morte e dire "Non vincerete mai", perchè questo era il suo sogno e lo ha costruito con pazienza, ridando forza e dignita ad un paese che è riuscito a liberarsi dalla tremenda protervia del governo statunitense, essendo stato da esempio anche per altre comunità latino-americane che da troppo tempo sopportano l'insulto della politica di invasione liberal-capitalista nord-americana e non solo.
Oggi non solo il Popolo Venezuelano piange la mancanza di Hugo Chavez, crediamo sia un sentimento che possa accomunare tutti gli Uomini Liberi.
Ciò che non volevamo succedesse alla fine è accaduto. Il Presidente
della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chavez, è morto nel
pomeriggio di lunedì 5 marzo dopo una lunga malattia. Un' immane
tragedia per tutte le genti dell'America Latina, ancora più terribile in
questa fase di grave crisi economica. Una vita, quella di Chavez,
sacrificata al suo popolo ed alla sua Patria; che sia da esempio per
quanti intendono la politica come una missione e non una professione.
Noi
tutti avevamo sperato che le bruttissime notizie sulla salute fornite
dai media di questo corrotto Occidente fossero false del tutto, che il
Presidente Chavez non fosse realmente in fin di vita, che avesse
possibilità di restare alla guida di un Paese a cui aveva dato certezze,
riferimento di un intero Continente per cui era diventato Esempio di
una politica dal popolo e fatta per il popolo. Ci credevamo davvero
quando i fatti dicevano il contrario di quanto le varie testate
giornalistiche europee e nordamericane spacciavano per verità quando
parlavano di un Chavez che non avrebbe visto l'anno nuovo, che non
sarebbe mai tornato vivo da Cuba (clamoroso il caso de "Il Paìs" che,
dopo aver pubblicato la foto di un uomo messicano intubato e moribondo
spacciandolo per il presidente venezuelano, è stata costretta a dare una
smentita ufficiale il giorno seguente), e ci credevamo ancor di più
dopo il suo ritorno a Caracas; chissà, forse ci credeva anche lui oppure
era solo il desiderio di morire nella sua Terra. Il cancro non ha avuto
pietà di lui e della sua gente che adesso, numerosa come nelle
circostanze delle vittorie ottenute sui moltissimi dei mali che
affligevano il Venezuela e che sembravano sulla via della definitiva
sconfitta, piange il suo Presidente.
La quinta colonna
interna al Venezuela, rappresentata dall'opposizione conservatrice e dai
mezzi di (dis)informazione privata, non ha perso tempo a speculare, già
dalle prime avvisaglie, sulla malattia di Hugo Chavez, telecomandati
direttamente da Washington. Già si rendeva ridicola accusando il governo di
violare la Costituzione (loro che hanno tra i loro massimi esponenti
molte figure coinvolte nel fallito golpe del 2002) a loro dire colpevole
di non dichiarare decaduto il mandato di un presidente che era stato
appena rieletto. Viene da chiedersi quanto avvelenato sia l'animo di
queste persone, le quali non hanno avuto rispetto nemmeno di fronte ad
un uomo che lottava per la vita in un letto d'ospedale; in quest'ora
buia gli avvoltoi credono di poter dare una bella ripulita alle
ossa del loro nemico prima che faccia di nuovo giorno, ma non hanno
fatto i conti con uomini che da molto tempo ormai hanno imparato a
conoscerli e che come falchi sapranno tenerli a bada. Non sono da
escludere tentativi golpisti, "soluzioni cilene" come avvenuto nel già
citato golpe del 2002, fallito per merito dell'enorme massa popolare che
si mosse in difesa della libertà e dell'autodeterminazione. Schierare
le forze armate in tutto il Paese è da ritenersi un atto preventivo da
parte del governo bolivariano sulla base della passata esperienza, una
doverosa precauzione. In gioco non c'è soltanto il futuro assetto
politico del Venezuela, vale a dire del Paese di riferimento per tutta
quella serie di Stati latino-americani che sempre più si stanno
sganciando dal giogo statunitense, ma le grandi conquiste che in ogni
campo 15 anni di governo bolivariano hanno comportato devono essere
difese dalle nubi provenienti da nord, mentre altri traguardi devono
essere raggiunti, la battaglia deve continuare.
Che il popolo
che oggi lo piange insieme a chi sarà chiamato in questo periodo di
transizione politica a tenere duro di fronte ai potenti attacchi interni
ed esterni di chi concepisce il mondo come un grande mercato di
schiavi, non demorda e non si faccia intimorire e continui a combattere.
Fino alla Vittoria.
Hasta Siempre Comandante!
Antonio e Jean
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