Archivio blog

mercoledì 6 marzo 2013

Adios, corazon de mi Patria!


Non aveva potuto giurare da Presidente già il 10 gennaio di questo anno per colpa della malattia che lo aveva aggredito, ma nonostante la quale per la quarta volta era tornato a guidare il suo Popolo vincendo le elezioni proprio contro i nemici della sua Terra. Con una forza che è tipica solo dei combattenti e dei credenti era riuscito ad attuare ulteriori trasformazioni sociali e a trasferire le consegne al suo vice rispetto a quello che sarà la continuità del suo Venezuela.
L'ultima foto che girava lo ritraeva circondato dall'affetto delle sue figlie, con un grande sorriso rivolto verso tutto il mondo, che sembra quasi irridere alla sorte, prendere in giro la morte e dire "Non vincerete mai", perchè questo era il suo sogno e lo ha costruito con pazienza, ridando forza e dignita ad un paese che è riuscito a liberarsi dalla tremenda protervia del governo statunitense, essendo stato da esempio anche per altre comunità latino-americane che da troppo tempo sopportano l'insulto della politica di invasione liberal-capitalista nord-americana e non solo.
Oggi non solo il Popolo Venezuelano piange la mancanza di Hugo Chavez, crediamo sia un sentimento che possa accomunare tutti gli Uomini Liberi.   

Ciò che non volevamo succedesse alla fine è accaduto. Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chavez, è morto nel pomeriggio di lunedì 5 marzo dopo una lunga malattia. Un' immane tragedia per tutte le genti dell'America Latina, ancora più terribile in questa fase di grave crisi economica. Una vita, quella di Chavez, sacrificata al suo popolo ed alla sua Patria; che sia da esempio per quanti intendono la politica come una missione e non una professione. 
Noi tutti avevamo sperato che le bruttissime notizie sulla salute fornite dai media di questo corrotto Occidente fossero false del tutto, che il Presidente Chavez non fosse realmente in fin di vita, che avesse possibilità di restare alla guida di un Paese a cui aveva dato certezze, riferimento di un intero Continente per cui era diventato Esempio di una politica dal popolo e fatta per il popolo. Ci credevamo davvero quando i fatti dicevano il contrario di quanto le varie testate giornalistiche europee e nordamericane spacciavano per verità quando parlavano di un Chavez che non avrebbe visto l'anno nuovo, che non sarebbe mai tornato vivo da Cuba (clamoroso il caso de "Il Paìs" che, dopo aver pubblicato la foto di un uomo messicano intubato e moribondo spacciandolo per il presidente venezuelano, è stata costretta a dare una smentita ufficiale il giorno  seguente), e ci credevamo ancor di più dopo il suo ritorno a Caracas; chissà, forse ci credeva anche lui oppure era solo il desiderio di morire nella sua Terra. Il cancro non ha avuto pietà di lui e della sua gente che adesso, numerosa come nelle circostanze delle vittorie ottenute sui moltissimi dei mali che affligevano il Venezuela e che sembravano sulla via della definitiva sconfitta, piange il suo Presidente. 
La quinta colonna interna al Venezuela, rappresentata dall'opposizione conservatrice e dai mezzi di (dis)informazione privata, non ha perso tempo a speculare, già dalle prime avvisaglie, sulla malattia di Hugo Chavez, telecomandati direttamente da Washington. Già si rendeva ridicola accusando il governo di violare la Costituzione (loro che hanno tra i loro massimi esponenti molte figure coinvolte nel fallito golpe del 2002) a loro dire colpevole di non dichiarare decaduto il mandato di un presidente che era stato appena rieletto. Viene da chiedersi quanto avvelenato sia l'animo di queste persone, le quali non hanno avuto rispetto nemmeno di fronte ad un uomo che lottava per la vita in un letto d'ospedale; in quest'ora buia gli avvoltoi credono di poter dare una bella ripulita alle ossa del loro nemico prima che faccia di nuovo giorno, ma non hanno fatto i conti con uomini che da molto tempo ormai hanno imparato a conoscerli e che come falchi sapranno tenerli a bada. Non sono da escludere tentativi golpisti, "soluzioni cilene" come avvenuto nel già citato golpe del 2002, fallito per merito dell'enorme massa popolare che si mosse in difesa della libertà e dell'autodeterminazione. Schierare le forze armate in tutto il Paese è da ritenersi un atto preventivo da parte del governo bolivariano sulla base della passata esperienza, una doverosa precauzione. In gioco non c'è soltanto il futuro assetto politico del Venezuela, vale a dire del Paese di riferimento per tutta quella serie di Stati latino-americani che sempre più si stanno sganciando dal giogo statunitense, ma le grandi conquiste che in ogni campo 15 anni di governo bolivariano hanno comportato devono essere difese dalle nubi provenienti da nord, mentre altri traguardi devono essere raggiunti, la battaglia deve continuare.
Che il popolo che oggi lo piange insieme a chi sarà chiamato in questo periodo di transizione politica a tenere duro di fronte ai potenti attacchi interni ed esterni di chi concepisce il mondo come un grande mercato di schiavi, non demorda e non si faccia intimorire e continui a combattere. Fino alla Vittoria.

Hasta Siempre Comandante!

Antonio e Jean

                                                                                                        
                                                                                                        

Nessun commento:

Posta un commento