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lunedì 26 novembre 2012

ILLUSIONI A PARTE



Con il rischio di risultare inattuale colgo l’occasione offerta dalla piazza di Costruire Contropotere per esprimere una breve riflessione sul nuovo tipo di astensionismo che caratterizza ormai da anni le consultazioni elettorali italiane e, sempre più spesso, anche quelle di altri paesi europei. 

Lungi dal tessere un elogio dell’astensionismo “a prescindere” preferendo, piuttosto, esaltare la scelta “astensionista militante”, è interessante notare come ad un astensionismo crescente si sia accompagnata in maniera proporzionalmente diretta la spoliticizzazione delle masse. 

Fu Tocqueville, già nella prima metà dell’Ottocento, a notare una simmetria tra “tirannide della maggioranza” e spoliticizzazione della società causata dalla distruzione, voluta e cercata dall’elemento autoritario dello Stato, della dimensione sociale, e quindi aristotelicamente politica, dell’individuo a favore di un ritiro in se stessi, nella ricerca dell’utile privato fatta salva la parvenza di democraticità inscenata tramite la farsa elettorale. 

Oggi accanto a ciò sembra potersi scorgere una dilatazione oltre misura della dimensione propriamente egoistica delle individualità causata dal proliferare di armi di distrazione di massa utilizzate per inibire la capacità di sentirsi “influenti” nel contesto politico-sociale ed economico esistente.

L’unica passione che sembra caratterizzare il tipo umano moderno appare, dunque, l’amore per la “tranquillità” intesa come unico obiettivo verosimilmente "a portata di mano". 

In poche parole, si impone la necessità di condurre un’analisi meno trionfalistica delle percentuali del “partito dell’astensione” che, benché favorevoli ad una condotta incentrata sull’estraneità alla politica elettoralistica borghese, non sembra connotarsi quale scelta consapevole da parte del popolo bensì come l’esito naturale dell’esperimento in vitro chiamato “Stato”, volto per sua stessa costituzione a spoliticizzare il popolo al fine di renderlo innocuo, passivo.

Tuttavia, anche per non apparire disfattisti fino al midollo, appare proprio questo il momento più opportuno per una ripresa della propaganda alternativa al sistema liberista arrivato al suo apogeo. 

Intensificare la lotta, ripoliticizzare le masse dirottando le loro coscienze a favore di un ritorno alla dimensione sociale rompendo le gabbie della privatizzazione delle vite, fare tutto ciò al di fuori di strutture rigide, siano esse partitiche o di qualsivoglia parrocchia avanguardista. 

Contro le derive dell’individualismo capitalistico da un lato e dell’ «uomo gregge» massificato e inquadrato dall’altro, ritornare alla persona è la priorità che si impone all’ordine del giorno di gruppi o singoli in lotta.

Marco Masulli

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