Con il rischio di risultare inattuale
colgo l’occasione offerta dalla piazza di Costruire Contropotere per esprimere
una breve riflessione sul nuovo tipo di astensionismo che caratterizza ormai da
anni le consultazioni elettorali italiane e, sempre più spesso, anche quelle di
altri paesi europei.
Lungi dal tessere un elogio dell’astensionismo “a
prescindere” preferendo, piuttosto, esaltare la scelta “astensionista militante”,
è interessante notare come ad un astensionismo crescente si sia accompagnata in
maniera proporzionalmente diretta la spoliticizzazione delle masse.
Fu Tocqueville,
già nella prima metà dell’Ottocento, a notare una simmetria tra “tirannide
della maggioranza” e spoliticizzazione della società causata dalla distruzione,
voluta e cercata dall’elemento autoritario dello Stato, della dimensione sociale,
e quindi aristotelicamente politica, dell’individuo a favore di un ritiro in se
stessi, nella ricerca dell’utile privato fatta salva la parvenza di
democraticità inscenata tramite la farsa elettorale.
Oggi accanto a ciò sembra
potersi scorgere una dilatazione oltre misura della dimensione propriamente egoistica
delle individualità causata dal proliferare di armi di distrazione di massa
utilizzate per inibire la capacità di sentirsi “influenti” nel contesto
politico-sociale ed economico esistente.
L’unica passione che sembra
caratterizzare il tipo umano moderno appare, dunque, l’amore per la “tranquillità”
intesa come unico obiettivo verosimilmente "a portata di mano".
In poche
parole, si impone la necessità di condurre un’analisi meno trionfalistica delle
percentuali del “partito dell’astensione” che, benché favorevoli ad una
condotta incentrata sull’estraneità alla politica elettoralistica borghese, non
sembra connotarsi quale scelta consapevole da parte del popolo bensì come l’esito
naturale dell’esperimento in vitro chiamato “Stato”, volto per sua stessa
costituzione a spoliticizzare il popolo al fine di renderlo innocuo, passivo.
Tuttavia, anche per non apparire disfattisti fino al midollo, appare proprio
questo il momento più opportuno per una ripresa della propaganda alternativa al
sistema liberista arrivato al suo apogeo.
Intensificare la lotta, ripoliticizzare
le masse dirottando le loro coscienze a favore di un ritorno alla dimensione
sociale rompendo le gabbie della privatizzazione delle vite, fare tutto ciò al
di fuori di strutture rigide, siano esse partitiche o di qualsivoglia
parrocchia avanguardista.
Contro le derive dell’individualismo capitalistico da
un lato e dell’ «uomo gregge» massificato e inquadrato dall’altro, ritornare
alla persona è la priorità che si impone all’ordine del giorno di gruppi o
singoli in lotta.
Marco Masulli
Nessun commento:
Posta un commento