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martedì 27 novembre 2012

IL "FU" VNIVERSITAS STVDIORVM



In un quadro di sempre maggior mercificazione dell'istruzione, in cui gli studenti vengono designati come 'consumatori' e le istituzioni di istruzione superiore come 'fornitori del prodotto', si va incontro alla creazione di una élite per il mercato, formata da coloro che possono permettersi di accedere agli istituti di alta formazione maggiormente accreditati sul territorio nazionale (e non solo) e di arricchire il proprio curriculum con master, stage e tirocini. Per moltissimi questo è un investimento a lungo termine per crearsi una via di fuga dal declino del paese. 

Il tutto alimenta inesorabilmente l'evidenza delle disparità di partenza dei ragazzi, una spaccatura netta che getta nella più cupa disperazione giovani e famiglie per la mancanza di borse di studio, fondi per la ricerca, finanziamenti alle università pubblica nonché della benché minima prospettiva di lavoro.

Gli studenti delle università italiane sopravvivono in una situazione di crescente disagio e indignazione per le condizioni organizzative e amministrative degli atenei, visto l'inesorabile sottofinanziamento, i quali, nonostante tutto, lottano per il mantenimento della varietà dell'offerta formativa; ormai palesemente screditata, soprattutto per quanto concerne il settore umanistico, a fronte della necessità di creare soldatini per le aziende. 

Il divario è ben più ampio fra Nord e Sud, dove la disparità di finanziamenti stanziati per gli atenei è intollerabile (enormi differenze sono dovute ai contributi offerti da enti locali e banche, notoriamente più ricche nelle regioni settentrionali), con conseguente mancanza di personale docente, strutture e laboratori negli atenei del Meridione. 

Si arranca per il conseguimento di un titolo, avendo spesso a che fare con piani didattici inorganici, assenza di lezioni e di docenti guida, mancanza di esercitazioni adeguate, con la conseguente perdita di valore delle competenze acquisite sulla carta, che sembra portare inesorabilmente verso un esaurimento di giovani preparati. 

I dati sull'esodo degli studenti dal Sud verso i 'virtuosi' atenei del Nord sono demoralizzanti; si parla del 20% dei diplomati che decide di trasferirsi, altrettanti coloro che lo fanno al termine della laurea triennale e, ancora, dopo il conseguimento del titolo per cercare lavoro.

A dispetto di quanto detto dal ministro Fornero, sono ben pochi coloro che rimangono vicino alle famiglie d'origine per volontà propria, piuttosto sarebbe bene che guardasse alle percentuali di mobilità di giovani brillanti sia sul territorio nazionale che verso l'estero. 

Lo sforzo individuale di coloro che restano nella propria regione non è minimamente premiato, perché si sa che è meglio abbandonare la nave quando sta affondando. La scelta è davanti ai nostri occhi: piegarci a questo stato di cose o ribellarci alla mercificazione della cultura e all'incasellamento entro schemi capitalistici che distruggono la nostra identità e il diritto di autodeterminarci nel nostro territorio, forti delle radici storiche e culturali che valorizzano la nostra.

Giulia Zanella

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