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mercoledì 17 ottobre 2012

NOBEL...'AD HONOREM'



Questa lettera la rivolgo a lei, Unione Europea. Il lei è d’obbligo, è segno della distanza che intendo mantenere.

Perché  io non la conosco, sono cittadina europea sulla carta ma non sostanzialmente.  Non ho alcun legame con lei, né lo posso avere dal momento che la sua essenza più vera si ricollega a motivi economici che mi sono estranei e che lei nel tempo ha mascherato a dovere. 

Ma le vorrei ricordare che lei nasce come Comunità Economica Europea e per decenni non si è interessata  che alla realizzazione di un libero mercato (concetto deprecabile e meschino, esaltato come liberale e sviluppato, ma che di fatto si traduce nella legge del forte che soppianta il più debole). 

Poi ha capito che la difesa dei diritti della persona l’avrebbe resa più accettabile e avrebbe addolcito il suo aspetto e agevoltao il raggiungimento dei suoi obiettivi. Ci è riuscita, si è ornata di sempre maggiori diritti, badando bene alla forma, purtroppo meno alla sostanza. Anzi, ha usato questa sua vesta "umana" solo per meglio giustificare le sue politiche economiche: puntualmente ogni diritto non è effettivamente volto alla tutela della persona ma è funzionale ad altro, ai suoi interessi primari, interessi materiali. Io quindi non la conosco e, ora che per questioni territoriali sono diventata sua cittadina non posso riconoscerla, moralmente e idealmente.

In realtà neanche lei mi conosce dal momento che per lei sono solo un burattino tenuto alla formazione e al lavoro per far funzionare il suo sistema, e la mia famiglia è da lei considerata solo “l’ambito di formazione di capitale umano”. Io non sono il suo capitale.

Eppure lei determina la mia vita interferendo sui miei diritti. 

Gli oligarchi a capo del mio Stato hanno contribuito alla sua creazione, e l’hanno seguita passo passo nell’acquisizione della sua centralità, cedendole di volta in volta sempre maggiori sfere di decisione; il tutto, molto democraticamente, senza nulla chiedere a noi direttamente. E ora grazie a lei oggi posso ambire solo ad un lavoro precario; i miei diritti, di studentessa oggi e di lavoratrice domani, sono ridotti. Lei, con un volto ci "civiltà" da terzo millenio,  sta lentamente  distruggendo le briciole di welfare del mio Paese; probabilmente, grazie a lei, io non prenderò mai una pensione. Lei pretende di controllare la politica fiscale del mio Stato, intervenendo senza alcuna autorizzazione né legittimità. 

Come un desposta, si sta arrogando il diritto di decidere misure economiche e sociali degli Stati membri. 

Ma soprattutto lei ci tiene sotto scacco, avendo adottato  un sistema infallibile di dipendenza di ogni Stato nei suoi confronti.  Perché? Perché l'Italia, come gli altri Paesi della zona euro, ha ceduto al suo sistema di usura e si sa, quando si è economicamente dipendenti da qualcuno, si è assoggettati in toto.  Così grazie alla sua banca centrale abbiamo ricevuto l’euro, l’abbiamo ricevuto in prestito dai privati della sua banca. E si sa che un prestito genera l’obbligo di restituzione della somma  ottenuta e degli interessi.  Di signoraggio però non si parla…e la gente crede davvero che il debito pubblico esista.

Comunque, veniamo al motivo per cui le sto scrivendo. Volevo complimetarmi con lei, perché dopo il “meritatissimo” Obama (una pernacchia sarebbe poco fine), finalmente il nobel è toccato a lei che "da oltre sessant’anni contribuisce a promuovere pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani in Europa". Non c’è che dire, è un orgoglio!

Mi servirebbe qualche precisazione però, perché sicuramente qualcosa mi sfugge.

Si parla di democrazia, ma l’unica sua istituzione che si avvicina (lontanamente) a questo concetto è il suo Parlamaneto, che non mi pare abbia un ruolo di rilievo nell’emanare le sue leggi. Anzi, la questione del deficit democratico è una piaga così tanto evidente che neanche gli europeisti più convinti riescono a negarla.

Poi  vorrei portare alla sua attezione dei punti della CEDU (convenzione europea dei diritti dell'uomo), diventata vincolante dopo Lisbona, che mi lasciano un po’ perplessa. 

All’art. 2 si legge: “La morte non si considera cagionata in violazione del presente articolo se è il risultato di un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario: …..  c) Per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un’insurrezione”. Ancora,  l’articolo 2 del protocollo n. 6 della CEDU: “Uno stato può prevedere nella propria legislazione la pena di morte per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra; tale pena sarà applicata solo nei casi previsti da tale legislazione e conformemente alle sue disposizioni ...

 Ecco, dopo aver letto questi passi, un francesismo mi verrebbe spontaneo, ma ancora una volta sarebbe poco fine. 

Si parla di diritti umani e lei ha da poco minato la libertà di protestare. Si parla di diritti e lei legittima la pena di morte. 

Si parla di pace e lei sta diventando sempre più un’unione anche militare. E poi, la pace come si concilia con l’obbligo di riarmo degli Stati membri?

Si parla di pace e lei ha avuto un ruolo determinante nell’occupazione della Libia. Molti dei suoi Stati avevano così tanto a cuore una ribellione contro Gheddafi, che l’hanno creata, foraggiata, armata e poi condotta. Ora la stessa cosa sta succedendo in Siria.

Ma io sono convinta della sua buona fede, altrimenti, se i miei dubbi avessero qualche fondamento, perché mai qualcuno si sarebbe sognato di assegnarle un nobel per la pace?

Vincenza Bagnato

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