L’autunno
sarà anche stagione di svolte, c’è chi ha vissuto l’autunno caldo della fine
degli anni '60 e chi invece quello gelido appena trascorso, assistendo al
ridisegnamento della cartina politica europea, dalla Spagna alla Grecia,
passando per l’Italia. Rispetto ad una politica di sovranità nazionale, si è
deciso di voltare pagina, passando ad una politica al soldo dell’economia e a
un sistema direttamente gestito da quest’ultima, tramite “tecnici salvatori”.
Lo scenario italiano è dunque, caratterizzato da un sostegno indiscusso all’attuale governo da parte dei partiti più grandi e da un consenso generale costruito a puntino. Non è un caso che negli ultimi tempi vada di moda parlare di antipolitica, un’espressione non solo strumentale ma anche inesatta per almeno due motivi.
Il primo è che in tal modo si tende a denigrare un movimento
(più o meno condivisibile) che, al contrario di quanto si strombazza, ha una
precisa linea economico-politica; checchè se ne dica le realtà del Movimento 5
Stelle sono indubbiamente più piene di contenuti e soluzioni di qualsiasi altro
partito. E questo va loro riconosciuto, sebbene non condividiamo la loro scelta
istituzionale.
In secondo luogo, invece che di antipolitica, sarebbe più
corretto parlare di “apolitica”, espressione che meglio dipinge la sostituzione
delle poltrone del potere di cui parlavamo sopra.
Se prima il potere economico
muoveva le fila dei burattini politicanti, in questa fase prende il loro posto,
comportando un cambiamento non solo formale, perché seppure anche prima i
nostri governi seguivano velatamente precise direttive esterne, erano comunque
in un certo modo vincolati da un sistema di pesi e contrappesi (si pensi alla
riforma delle pensioni, di cui già l’ultimo governo Berlusconi si stava
occupando). La presenza di forze diverse nell’arco costituzionale e la
necessità di mantenere il proprio elettorato, aveva determinato difficoltà
probabilmente insormontabili per l’approvazione di queste, così come di altre,
riforme cosidette di “austerity”, tanto che nessun governo di destra o di
sinistra sarebbe riuscito a realizzarle pienamente.
La soluzione per rendere
veloci ed efficienti le risposte ai diktat della BCE è stata sostituire i
politici con tecnici, che non hanno bisogno di legittimazione popolare né sono
tenuti a rappresentare la volontà della gente, in quanto chiamati a risolvere
problemi finanziari, convincendoci che ciò possa (anzi debba) avvenire a nostro
discapito.
La necessità ora è quindi quella di screditare la “politica” in
quanto incapace di sostenere tali difficoltà. E' noto che con la scusa
dell’emergenza possono essere compiute le più grandi barbarie.
Astrattamente
quest’operazione di denigrazione sarebbe pure positiva se non fosse che è
rivolta a rafforzare poteri di fondamento del sistema e non certo ad
incentivare il vero cambiamento reale: quello che parte dal basso, dall’uomo
libero. Quindi via con scandali che affossano interi partiti! Curioso che
l’abbiano scoperto solo ora che avevamo a che fare con lupi voraci.
Con questo facile attacco mediatico (facilissimo anzi, visto che i
nostri politici sono assolutamente indifendibili e strapieni di scheletri
nell’armadio) si prepara il terreno per le prossime elezioni quando, azzardando
una previsione, i partiti correranno ai ripari cercando personalità forti,
chissà, magari tecnici..! per avere qualche opportunità. Spagna docet!
E intanto le riforme continuano e, nella sedicente speranza di risolvere la
crisi che loro stessi hanno creato, aspettiamo di versare un altro po’ di
sangue con il cappio che verrà stretto al mondo del lavoro, già ora
agonizzante.
Vincenza Bagnato
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