Capita di assistere ad ogni tornata
elettorale ai sempre più frequenti trionfali isterismi da cambiamento,
affidando la propria fiducia all'iniziale istinto di apparenza che com'è noto
inganna.
E' accaduto con Monti in Italia e sta succedendo adesso con Hollande in
Francia. Su quest'ultimo si è detto che è appunto l'uomo del cambiamento, colui
che può mettere in serio pericolo non solo la stabilità europea ma le sue
stesse istituzioni. Ma è davvero così?
Si peccherebbe di grave ingenuità se si
pensasse che il volto istituzionale e soprattutto quello economico possano
essere cambiati così facilmente, solo con una vittoria elettorale.
Le
dichiarazioni del neo presidente francese, infatti non lasciano alcun dubbio in
merito. L'intento è solo quello di rendere il "fiscal compact" (il
trattato il cui nodo principale è il divieto di deficit, che deve essere
tradotto in legge da ogni Stato interessato) meno "fiscale" e che
contenga misure per la crescita europea.
Bisognerebbe ricordare agli amanti dei
parallelismi che fu proprio Mitterand, l'uomo nella cui ombra crebbe Hollande e
a cui oggi viene paragonato, a varare negli anni ottanta misure in un quadro di
liberalizzazioni e privatizzazioni, e che furono proprio i socialisti francesi
i più accesi fautori del trattato di Maastricht nel lontano 1992.
Se Hollande
tenterà un cambiamento probabilmente
sarà solo quello orientato ad un maggiore equilibrio nei rapporti
franco-tedeschi inseriti in uno scenario di rafforzamento delle istuzioni
europee e dei suoi diktat economici e non di un reale svolta. Inoltre è molto
poco probabile la creazione di un'allenza socialista con l'eventuale vittoria
dell' SPD tedesco nelle politiche del 2013.
Se
si pensa che il principale candidato socialista alle presidenziali francesi era
Dominique Strauss-Kahn (ex capo dell'FMI) e che Manuel Valls in odore di nomina
a ministro o premier era tra gli invitati del club Bilderberg nel 2008 a Chantilly (Virginia, USA) si capisce quanto i
proclami di cambiamento siano fittizi, fondamentali per la vittoria di una
campagna elettorale, ma poco credibili di fronte ai riscontri reali.
L'Europa
necessita, oggi più che mai, di un reale mutamento, volto però al rovesciamento
dei rapporti esistenti. Smarcarsi dal potere della BCE tanto per iniziare e
rivendicare l'autonomia politica e umana dei popoli europei. Ecco il vero
cambiamento, monsieur, le president.
Da Les Champs Elysées--Joséph Le
Pennestrì
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