Da sempre l'edificazione di
grandi opere ha significato l'esistenza di grandi civiltà e di grandi passaggi
storici, non è il caso di questa recente Italia che purtroppo di civile ha ben
poco.
Se vent'anni fa, e nutriamo dei seri dubbi anche su questo, poteva avere
un senso, la costruzione di un tunnel lungo piu di 13km per snellire il
traffico di merci e di uomini e collegare senza essere bypassata l'Italia del
mercato dal resto d'europa, oggi proprio, a parte tutte le altre considerazioni
non meno importanti, questo senso è privo di logica, almeno per chi crede
ancora in una diversa visione della politicia rispetto all'accezione odierna di
questo termine.
Le considerazioni di cui parliamo, sono in fondo molto semplici e
prevedono tra l'altro una giusta contrapposizione: intanto, scavare tra le
montagne della Val di Susa per un periodo così lungo sottopone la popolazione
del luogo a rischi sanitari elevatissimi, in quanto esistono fortissimi
rilevamenti di amianto e uranio con le debite conseguenze che ne potrebbero scaturire
dalla fuoriuscita; ancora, dal punto di vista ambientale un cantiere aperto per
almeno 10 anni non può che causare dissesti idrogeologici sul territorio,
modificandone le naturali conformazioni, creando possibilità di frane e
rendendo l'aria irrespirabile.
Con questa situazione in atto non si potrà a
lungo parlare di sviluppo turistico, anzi al contrario ci ritroveremo davanti a un blocco totale di quelle risorse che hanno reso la Val Susa un
luogo tipico per le attrattive di natura turistico commerciale; di conseguenza
a risentirne ne sarebbe l'economia di tutta la zona in modo irreversibile, con
la conseguente perdita di posti di lavoro.
Gli unici soggetti a trarne ovvio beneficio
sarebbero le imprese e le ditte esterne incaricate del lavoro, gli abitanti
delle valli sarebbero defraudati di ogni possibilità lavorativa per un lungo
periodo e ciò renderebbe incerto il futuro delle giovani generazioni.
Tutto ciò,
e ancora di più, per fare Torino - Lione in meno di 2 ore? Ciò non è utile a
nessuno in quanto al momento non è giustificato il movimento di merci e di
uomini proprio in quelle zone, forse non c'era neppure prima ma è notorio che
le grandi opere servono spesso ad arricchire interessi di altro tipo per
favorire gruppi economici cui poco interessa dei bisogni della gente e che molto
si occupano invece di movimenti di denaro.
Se è vero da ciò che risulta che questo
carrozzone prevede un investimento di quasi 23mld di euro, ecco che il cerchio
si chiude; provate ad immaginare chi può essere interessato a questo fiume di
denaro, di certo non i valligiani e i loro figli.
Peraltro non essendo reale
che l'Italia debba necessariamente rispettare gli impegni presi durante la
trattativa europea con i colleghi francesi, sarebbe auspicabile, e dal nostro
canto propositivo, riconveritre eventualmente queste cifre per interessi legati
si al fondo europeo, ma di natura sociale e più diretta. Per esempio: perché
non rafforzare la rete ferroviaria interna a beneficio dei lavoratori pendolari
e migliorare i collegamenti turistici?
Ciò comporterebbe un miglioramento della
qualità della vita degli abitanti della valle e favorirebbe lo scambio, quello
si di merci interne, consentendo un notevole e vantaggioso sviluppo turistico, rivalutando un naturale ritorno economico in
quei luoghi con la creazione di nuovi posti lavoro. Si eviterebbero i suddetti
disastri sanitario ambientali e la montagna e gli uomini tornerebbero a
respirare. Utilizzando gli stessi fondi si aprirebbe una proposta di sviluppo
imperniata sull'incentivazione della produzione locale anziché mortificarla, ci
riferiamo a tutto ciò che quelle zone potrebbero produrre e ridistribuire. Infine,
e non ultimo, si eviterebbero naturali e malevole infiltrazioni di natura
mafiosa che eviterebbero l'estendersi di un cancro al nord già presente.
Siamo
purtroppo però prigionieri di una miserabile politica fatta da miserabili
uomini, siano essi governi tecnici o governi circensi (appena quattro mesi fa
nani e ballerine occupavano il palcoscenico della cosa pubblica); questo è lo
specchio dell'epoca attuale con la quale le nuove generazioni dovranno confrontarsi.
Il vero scontro non è tra finti rivoluzionari o pecorelle, cosa della quale
poco c'interessa, ma tra generazioni che dovranno presto confrontarsi
con il loro futuro. Preferiamo prendere la parte di chi con dignità non
abbandona le colline della Val di Susa per non recidere le proprie radici
svendendole per quattro soldi davanti a un buco di migliaia di metri.
Tutto
questo però, ci teniamo a dirlo, non può passare solo da canali istituzionali,
in quanto occorre alle volte delegittimare chi, pretendendo di rappresentare,
preferisce prostituire se se stesso e gli altri sull'altare del fittizio bene
comune per poi consegnarsi al proprio padrone.
Per noi dev'essere la vera
volontà popolare, sociale, lavorativa ad avere l'ultima parola, quindi opporre
all'arroganza di oligarchi e dei loro servi, la determinazione di comunità e
moltitudini di uomini liberi, forti delle loro scelte.. e la scelta è: NO TAV,
SI ALLA VITA!
Antonio Toscano