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giovedì 23 febbraio 2012

DEBITO DI SANGUE

"Permettetemi di emettere e gestire la moneta di uno Stato e me ne infischierò di chi ne fa le leggi". [Mayer Anselm Rothschild]

Non si fermano le proteste di piazza ad Atene. A ridarvi vigore è stato l’accordo trovato tra il governo, la BCE e l' FMI. Accordo che, come si conviene ad un Paese senza più nessuna autonomia, è stato firmato da tutti i partiti che sostengono il governo tecnico diretto da Lucas Papademos (cioè da Goldman Sachs) attraverso i loro numeri in un parlamento ubbidiente non hanno tardato ad approvare tutto ciò che gli è stato ordinato.

La Grecia avrà quindi a breve un altro po' di miliardi d'euro nelle proprie casse, "generoso" prestito di generosi strozzini. Previsto il licenziamento di 15mila dipendenti statali entro tre anni ed un ulteriore abbassamento del salario minimo garantito.

Nemmeno il più illuso degli ottimisti potrà mai credere che tutto ciò servirà a dare anche un minimo di respiro: infatti il bilancio greco continua drammaticamente a peggiorare nonostante gli oltre due anni di "misure anticrisi" imposte al popolo greco da BCE ed FMI. Ovunque in Europa questi piani d'austerità sono stati adottati, il fallimento totale è palesemente dietro l'angolo.

In Grecia è peggio che altrove; un quarto della popolazioni è disoccupata (la metà tra i giovani), i servizi pubblici o sono stati privatizzati o sono diventati carissimi ed inefficienti (il materiale didattico delle scuole è totalmente assente, negli ospedali costa perfino dare alla luce un figlio), gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati ridotti della metà (ed in alcuni casi si va ben oltre), lo stato sociale è stato totalmente cancellato.

Ma c'è ancora di peggio: nei marciapiedi e nelle strade delle città della Grecia, culla della civiltà europea, si vedono sempre più donne che chiedono qualcosa da mangiare; non hanno più di che sfamare i loro figli.

Dichiarano i "santi guaritori" dell'economia che se queste misure avessero pieno successo il debito pubblico greco tornerebbe in otto anni allo stesso livello del 2009, anno in cui iniziò il calvario ellenico. Senza vergogna si ammette che si sta prosciugando il sangue del popolo greco solo per tornare al punto di partenza senza poter risolvere il problema e, aggiungiamo noi, senza alcuna volontà di risolverlo.

Secondo la Commissione del Diritto Internazionale delle Nazioni Unite "Non ci si può aspettare che uno Stato chiuda le sue scuole, le sue università e i suoi tribunali, lasci cadere allo stesso modo i propri servizi pubblici, abbandoni la propria comunità al caos e all’anarchia semplicemente per disporre in tal modo del denaro per rimborsare i suoi creditori stranieri o nazionali. Ci sono limiti a quel che ci si può ragionevolmente aspettare da uno Stato, così come da una persona singola" , soprattutto quando a causarlo sono stati degli enti privati (la banche) per meri fini speculativi, e non le famiglie, gli studenti o i pensionati.

Nonostante ciò si prosegue impunemente ad obbligare i greci a dare il sangue per pagare un debito che non gli appartiene, ammesso che alla Grecia rimanga qualcosa con cui pagare, oltre alla vita dei suoi stessi cittadini.

Jean Trouvè


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