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venerdì 30 dicembre 2011

Riflessioni di fine anno:Al mare o ai....Monti


Il grande liquidatore passa alla fase due. La prima si è già manifestata nella sua forma migliore, gravando sulle spalle del popolo italiano in maniera del tutto iniqua e per alcuni tratti addirittura spregevole.

Utilizzando come cassa di risonanza le parole del presidente Napolitano, vogliono farci credere che questa era l'unica via percorribile per uscire dal baratro di una situazione altrimenti irreversibile.

Ora, fermo restando che la situazione non ha una risoluzione immediata né tantomeno definitiva nella sua applicazione a meno che non si verifichi una inversione di tendenza internazionale, cosa alla quale non crede nessuno, ci chiediamo intanto se altre soluzioni non sarebbero state possibili.

Ricorrere alle elezioni, col rischio di legittimare nuovamente un sistema politico fallimentare e quasi demenziale, come abbiamo già scritto, figlio e nipote di una genìa nata marcia, di sicuro non appare la trovata migliore; ma addirittura consegnare ad un "curatore fallimentare" il futuro dei nostri figli ci sembra ancora più grave!

L'asse rappresantato da Banca-Finanza Internazionale e Vaticano, sostenuta senza condizioni da tutti gli schieramenti politici, nessuno escluso, neppure quelli che giocano al rialzo, tende attraverso il suo portavoce ufficiale, Dott. Mario Monti, a traghettarci verso una situazione senza ritorno.

Lo smantellamento graduale dello stato sociale, il posizionamento di retroguardia nei settori dello sviluppo, l'innalzamento dei balzelli e delle tasse, l'abbandono dei settori della ricerca e della cultura con conseguente svilimento delle risorse umane, lo stallo della riforma giudiziaria e penale (carceri come lager e processi "kafkiani") e tanto altro ancora rientrano perfettamente in quel processo di mondializzazione che rapidamente, nonostante le stesse implosioni che pare abbia generato, alle volte sfuggendo di mano agli stessi creatori, si accinge a compiere l'ennesimo passo di valzer. E tutto queste perchè, nessuno si illuda, in tutto questo "baillame", qualcuno raccoglie frutti che poi esporrà nelle proprie vetrine, il solito refrain "Comprare e Vendere-Vendere e Comprare".

Possibilità di una alternativa
Pensare che questa consegna di fatto che sancisce il primato dell'economia sulla politica possa essere la panacea per tutti i problemi non solo è pura follia ma nell'avvento del terzo millennio appare molto "riduttivo".

Confermata la logica internazionale che vorrebbe tutti i Paesi allineati davanti al nuovo corso dell'andamento finanziario e di conseguenza sugli assetti dei nuovi scenari geo-politici, non è detto che questa vada accettata senza alternative.

Il percorso più duro in questo momento tocca ai cosidetti Paesi occidentali, in quanto Stati come Cina, Russia, India sono notevolmente distanti da simili problematiche e i Paesi dell'area medio-orientale, pur subendo attacchi violentissimi in termini mass-mediali e non solo, hanno una strategia per ora diversa (Iran-Siria-Palestina-Afghnistan).

L'Africa è in notevole subbuglio, nuovamente dopo gli anni 60 e 70 e, con ogni probablità, rappresenterà il nuovo scacchiere sul quale ridisegnare o conclamare i nuovi tratti del sistema mondiale. La partita è ancora aperta con tutto ciò che ne fa parte, dalle istanze religiose fino a quelle relative ad ambiti che potrebbero fare di questa zona del mondo, anche grazie alla vicinanza con il Medio-Oriente, una santabarbara pronta a essere innescata.

Ma può L'Europa tutta continuare ad essere il ventre molle di questa situazione? Può rimanere solo il territorio per le grandi manovre dei potenti di turno che testano le loro direttive socio-economiche sulla speranza di 500.000.000 di uomini? E L'Italia non può ritrovare la sua funzione al centro del Mediterraneo per segnare una nuova via a tutta questa caotica situazione?

Riteniamo che sicuramente una Politica che guardi al nuovo possa ribaltare, se non fermare, questo processo distruttivo. Guardare al nuovo può voler dire trovare una formula moderna per affrontare il terzo millennio che preveda per esempio una riappropriazione dei territori su vasta scala, non più da concepirsi come adesso, usati da chi divide scambi e merci, ma sovvertendo tempi e modi, creando comunità di popoli che in maniera autonoma si sottraggono e si ricompattano in forme di gestione diversa, portando con sé valenze opposte alle attuali e fronteggiando in moltitudine le oligarchie di pensiero con modi e stili di vita non omologabili. Per esempio TERRA contro DENARO.

In Italia si potrebbe mettere in discussione l' attuale situazione, rimettendo in gioco il sistema politico, magari intervenendo intanto sulla forma costitutiva e sugli schieramenti partitici troppo obsoleti e troppo funzionali al potere (per tutti valga la nuova veste di Casini, il Mentana di Monti), stando attenti però a non cadere in trappole fin troppo note che tanta amarezza hanno portato in precedenti momenti politici. Ci riferiamo agli sgambetti tesi dalla teoria degli opposti estremismi, così organica al grande Centro e cosi devastante per un'intera generazione.

Se si riesce intanto a superare alcuni stantii recinti ideologici del secolo scorso e a lavorare su linee veramente innnovative è già un'ottima base dalla quale ripartire ma questo passa attraverso una spinta d'innovazione che presuppone un reale stacco dai suddetti recinti. Come abbiamo già ribadito altre volte, chi ancora s'illude di affrontare l'odierna sfida che si pone davanti con i soliti vecchi mezzi, ha già perso la sua battaglia.

Questo non significa ignorare secoli di analisi e teorie economiche politiche e sociali, che anzi è bene che siano alla base delle analisi attuali.

Ciò che però è da evitare è "ancorarsi" a certi pensieri e supportare dogmi, perchè questo limita prima di tutto sè stessi, svilendo le proprie capacità intellettuali e limitandole a schemi preconfezionati, e nel peggiore dei casi (come spesso avviene) l'azione politica si riduce ad essere rapprensentata da sterili frasi fatte, di cui spesso non si capisce nemmeno il senso.

In secondo luogo le gabbie ideologiche finiscono per avere effetti devastanti su intere generazioni (e soprattutto quelle prima di noi ne sanno qualcosa), creando divisioni in realtà inesistenti sulla base del colore, dei diversi slogan-frasi fatte di cui si parlava sopra, insomma soddisfacendo l'esigenza di riconoscersi in un certo ambiente e alimentando l'attaccamento ad una parte e l'odio verso l'altra che potremmo tranquillamente accostare a quello di un tifoso per una squadra di calcio.

Ma questo chiaramente non può essere politica, anzi, ha portato a divisioni tra gente che insieme avrebbe rappresentato e tutt'ora può rappresentare un temibile scoglio per il sistema e le sue logiche perverse.

Un primo passo quindi è il superamento dei proprio limiti e un'apertura a 360 gradi, verso analisi valide e modi di pensare e vivere che, pur essendo riconducibili "alla parte opposta", sono positivi.

L'importante, come più volte abbiamo detto, non è la bandiera, il simbolo o il colore ma i contenuti e le battaglie che si portano avanti ed è da questi che bisogna partire per ricreare una moltitudine e ricreare i confini della divisione, non più tra antimperialisti o tra anticapitalisti, ma unendo le forze contro questo sistema marcio che nei secoli ha sfruttato, ha diviso, ha plagiato le menti e modellato lo stile di vita di interi popoli.

A presto, Antonio.

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