Archivio blog
- luglio (2)
- maggio (1)
- aprile (2)
- marzo (5)
- febbraio (6)
- gennaio (12)
- dicembre (2)
- novembre (6)
- ottobre (4)
- settembre (4)
- luglio (4)
- maggio (5)
- aprile (4)
- marzo (3)
- febbraio (6)
- gennaio (7)
- dicembre (6)
- novembre (2)
- ottobre (2)
- settembre (2)
- agosto (1)
- luglio (3)
- giugno (3)
- maggio (6)
- aprile (10)
- marzo (9)
- febbraio (19)
- gennaio (4)
- dicembre (3)
- novembre (8)
- ottobre (9)
- settembre (3)
- luglio (2)
- giugno (3)
- maggio (9)
- aprile (6)
- marzo (3)
- febbraio (1)
- gennaio (1)
- dicembre (1)
- novembre (1)
- giugno (1)
martedì 26 luglio 2011
QUELL’ULTIMO CENTIMETRO
Dal numero di Giugno-Luglio.
C’è rimasto un ultimo centimetro di libertà, un centimetro è piccolo e fragile, ma è tutto quello che abbiamo.
In un sistema politico che ci fa credere di partecipare, che ci fa sentire attivi, quando in realtà la rappresentanza dei nostri politici è assolutamente priva di reale rappresentatività, ci resta ancora quell’ultimo centimetro di reale condivisione della cosa pubblica, gli strumenti di democrazia diretta.
Non è certo molto, soprattutto se si considera quanto poco tali mezzi siano utilizzati e lo è ancora di meno se si riflette sulla loro effettiva capacità di incidere sulle scelte politiche: non dimentichiamo che una proposta di legge popolare relativa all’acqua pubblica è nei cassetti (si spera non dell’immondizia, anche se ormai poco importa) già da anni…dimenticata!
Questo potrebbe portare a pensare che la democrazia diretta non piace molto e se si può se ne fa a meno; basta considerare come il precedente referendum sul nucleare stava per essere dribblato con assoluta tranquillità: una legge e poi centrali a go go; oppure si pensi ai tentativi di disinformazione per evitare il raggiungimento del quorum.
Allora, seppure i tentativi di strumentalizzazione come sempre non sono mancati, stavolta non sono riusciti ad affossare forze libere che da sole hanno raggiunto il loro obiettivo. E se una parte cercava di mettere i bastoni tra le ruote, l’altra con la solita nonchalance, tentava di strumentalizzare anche questa causa, portandola avanti senza una reale e piena condivisione: “L’acqua è un bene di rilevanza economica”, questo era ciò che dicevano fino all’anno scorso, cioè sostenevano proprio una delle norme che sono state abrogate con il referendum.
Il referendum comunque si è fatto. E i risultati sono stati positivi, non solo per i suoi numeri e per aver scongiurato seri pericoli come la privatizzazione dell’acqua o il nucleare ma soprattutto per quello che ha significato in termini politici.
In primis c’è da considerare che alla campagna d’informazione e sensibilizzazione ha partecipato anche una fetta rilevante di persone che normalmente non fanno politica e non se ne occupano (politica da intendersi nel senso più alto); ciò in quanto si trattava di temi troppo importanti per potersi permettere di disinteressarsi.
Ma soprattutto è stato lampante come questa causa abbia attivato non questa o quella parte politica, ma persone senza colore, che si stavano vedendo disconoscere per l’ennesima volta, e in questo caso in modo non troppo velato, dei diritti che non dovrebbero neppure essere messi in discussione.
Non è mancata, come sempre avviene in questi casi, l’attività di diverse realtà di parte; ma ciò che a noi piace sottolineare è l’apporto di gente libera, che ha creduto in qualcosa e ha contribuito a perseguirla senza doversi prima mettere addosso un’etichetta.
È da persone così che bisogna ripartire per evitare insensate contrapposizioni basate spesso solo sul colore della propria bandiera, anche quando c’è una condivisione di obiettivi e idee.
Siamo convinti che la chiave per costruire un reale contropotere non possa prescindere dal superamento di tali divisioni, in modo che ciò che contino siano i contenuti e le idee, detto in altre parole, la sostanza e non la forma. Questo è quanto avvenuto nei mesi scorsi e che ci auguriamo avvenga per altre battaglie, magari più incisive.
Vincenza Bagnato.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento