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martedì 12 luglio 2011

LA GRECIA NON E' POI COSI' LONTANA


Adesso tocca a noi. Lunedì molto probabilmente è arrivato il momento per l'Italia di pagare, e non in senso figurato. Dopo la manovra di Tremonti, e il crollo in Borsa sotto i colpi degli speculatori, ciò che potrebbe accadere d'ora in poi al nostro Paese rischia di far scorrere interi fiumi di "lacrime e sangue" da far sembrare la suddetta manovra un gioco da ragazzi.

Tante volte ci siamo sentiti ripetere che noi non siamo come la Grecia, che l'economia italiana è più salda, argomenti che da un certo punto di vista potrebbero essere anche validi, ma è ciò che non dicono che è più importante: se la finanza internazionale o per meglio dire le famiglie che ne reggono le fila, decidono che l'Italia deve crollare così effettivamente sarà.

Il rischio più grosso è come ora reagirà la complice politica italiana. Siamo sicuri che il crollo di inizio settimana darà l'opportunità a tutti gli asserviti vertici dello Stato, Camere incluse, di tirare fuori l'ormai famosa ricetta che va più di moda: austerity. Giorgio Napolitano esorta alla coesione ma da buon politico navigato e in malafede evita di specificare su cosa e come. Ma non è difficile immaginare da che parte stia, le parole in questione arrivano infatti dal migliore sponsor italiano dell'odierna guerra in Libia. Mentre Mario Draghi (il massimo esperto in Italia di privatizzazioni) diventa presidente della Banca Centrale Europea appena in tempo forse per consegnare l'Italia in mano ai suoi colleghi usurai. Come dire: ogni tassello al suo posto.

Già sabato un articolo del "Sole 24 Ore" proponeva e molto probabilmente anticipava le decisioni della stessa politica, la soluzione a breve termine del problema Italia: eliminazione del debito pubblico attraverso tagli a pensioni, politica, sussidi alle aziende, accompagnate dalle classiche ondate di privatizzazione di qualunque cosa sia pubblica. Il tutto in un solo anno. (articolo di Roberto Perotti e Luigi Zingales)

Nessuno Stato può dirsi al sicuro, soprattutto quelli dell'area Euro, sotto attacco ormai da tempo. Persino gli Stati Uniti rischiano il default, cosa poco probabile ma così sembra. Appare esserci quindi un operazione su vasta scala mirata a ristrutturare e quindi potenziare il potere economico delle solite oligarchie attraverso la distruzione e la totale conseguente acquisizione di interi Stati attraverso il loro buon vecchio metodo dell'usura internazionale, applicata dalla parte visibile di tale sistema: l' F.M.I. (Fondo Monetario Internazionale) o altri gruppi bancari mondiali.

Inutile contare nella politica italiana, emanazione diretta delle mani di chi oggi strangola l'Europa e il Mediterraneo, non resta che sperare in quello che abbiamo più volte ripetuto, nel risveglio degli europei, ma è un processo che sembra non innescarsi mai. Nel frattempo continuate a godervi beati e sorridenti le spiagge ed il mare. Fate presto però. Domani potrebbero non essere già più nostre.

Giuseppe Pennestrì

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