Archivio blog
- luglio (2)
- maggio (1)
- aprile (2)
- marzo (5)
- febbraio (6)
- gennaio (12)
- dicembre (2)
- novembre (6)
- ottobre (4)
- settembre (4)
- luglio (4)
- maggio (5)
- aprile (4)
- marzo (3)
- febbraio (6)
- gennaio (7)
- dicembre (6)
- novembre (2)
- ottobre (2)
- settembre (2)
- agosto (1)
- luglio (3)
- giugno (3)
- maggio (6)
- aprile (10)
- marzo (9)
- febbraio (19)
- gennaio (4)
- dicembre (3)
- novembre (8)
- ottobre (9)
- settembre (3)
- luglio (2)
- giugno (3)
- maggio (9)
- aprile (6)
- marzo (3)
- febbraio (1)
- gennaio (1)
- dicembre (1)
- novembre (1)
- giugno (1)
sabato 23 aprile 2011
L'INSOSTENIBILE PESO
Cinquanta metri è tutto finisce. Cinquanta metri e la disperazione non può più agguantarti.
In pochi secondi una vita non è più tale e forse non lo era più da tempo. Morire fisicamente dopo essere stato ucciso dentro, ogni giorno, può apparire l'unica via d'uscita. Uccidersi a 40 anni perchè non si riesce a trovare un lavoro è una notizia già sentita, forse non degna della ribalta nazionale, specialmente in Sicilia, terra che di sangue ne ha visto troppo. Per chi è ancora Umano, abituarsi è impossibile oltre che criminale.
Un corpo senza vita è ciò che resta di un uomo, di un padre e di un marito, giudicato sicuramente colpevole di debolezza da chi del coraggio ne fa un dovere e non un sentire. Reale responsabile è una società profondamente malata che ha fatto del lavoro strumento di schiavitù fisica ma soprattutto mentale e spirituale, chi di un diritto fondamentale ne ha fatto un compromesso figlio del clientelismo, di accordi sotto banco, di professionisti della precarietà, di signori dell'usura legale e non, dell'ultima concertazione sindacale su ciò che invece è indiscutibile.
Un salto nel vuoto perchè la disoccupazione fa più paura della morte stessa. Un salto dal bordo di un'autostrada simbolo grigio dell'usura del progresso e si rinnova la marcia trionfale dei padroni del mondo sui corpi straziati dei Popoli. Stavolta sulla nostra Terra. Ancora. Guardate sulle spalle di quell'uomo e vedrete ancora le mani impresse di chi lo ha spinto. Guardate negli occhi dei figli e ci ritroverete, nonostante tutto, la Speranza. Atto d'accusa? No. Non abbiamo l'abitudine del dito puntato. Amiamo solo la Verità.
Suicidio scrivono. Omicidio noi diciamo.
Giuseppe Pennestrì
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento