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lunedì 18 aprile 2011

E MENTRE TUTTO TACE


Mentre l'attenzione mediatica internazionale si riversa tutta sulle pretese "rivolte popolari" che interessano una parte consistente del mondo arabo e sull'illegittimo intervento militare della NATO in Libia, colpisce (ma non troppo per chi fa attenzione a certe cose) il silenzio proveniente da Israele e dalla Palestina.

Nell'omertà dei mezzi d'informazione di tutto il mondo che si autoproclama "libero", il governo israeliano ha dato il via ad una serie di operazioni atte a consolidare il suo dominio, o comunque la propria incontrastabile forza, su tutta la Palestina.

Il primo marzo quattro bulldozer, scortati da altrettanti carri armati, varcavano il passo di Kissufim, al confine con la Striscia di Gaza e mentre appianavano i campi agricoli, i carri sparavano allegramente. Allo stesso tempo, i caccia-bombardieri israeliani volavano su tutta la zona ed il giorno dopo simulavano un bombardamento.

Chiarissima è (se ce ne fosse bisogno) l'intenzione israeliana di terrorizzare ancora più insistentemente la popolazione araba. Il 13 dello stesso mese il capo del governo Netanyahu annunciava nel disinteresse quasi totale dei media, la costruzione di 500 case per altrettanti nuclei familiari formati da coloni ebrei nei territori occupati della Cisgiordania, presentando questa immonda azione coma la legittima risposta dello stato sionista alla strage di una famiglia ebrea avvenuta il giorno precedente ed il cui responsabile non è stato ancora individuato.

Ma se non si conosce nulla della mano omicida come si fa ad essere certi che si tratti di uno o più palestinesi? E per quale assurdo motivo prendersela con le famiglie della Cisgiordania, derubate ancora una volta della loro terra? E poi perchè un così grave fatto di sangue deve essere "risarcito" attraverso l'ignobile appropriazione di parte di un territorio appartenente ad altri? E come dovrebbero reagire i palestinesi di fronte alle quotidiane stragi familiari di cui sono vittime e per le quali i responsabili sono universalmente noti?

Qualche esempio recente: tra il 22 ed il 23 marzo Israele ha bombardato Gaza uccidendo nove persone, di cui cinque (due bambini e tre adulti) formavano un' intera famiglia, e ferendone diciotto, tra cui otto bambini e sette donne; inoltre è stato colpito e danneggiato gravemente un ospedale civile, la clinica Hijaz, già distrutta durante l' operazione "Piombo Fuso" e successivamente ricostruita.

Come se non bastasse il 27 marzo due presunti appartenti alle brigate Al Aqsa sono stati uccisi dall’aviazione israeliana, accusati dal governo di Tel-Aviv di progettare un misterioso attentato all' interno dei confini israeliani. E mentre Israele uccide con la scusa della "difesa preventiva", l'ONU, che tanto si prodiga affinchè venga tutelata la popolazione libica (e soprattutto i suoi pozzi di petrolio) attraverso "democratici" bombardamenti alleati, nulla dice e niente fa contro la politica genocida e colonialista dello stato israeliano.

Sarà forse che dove si dice di tutelare la pace si prepari invece la guerra? E come interpretare il mutismo dei grandi mezzi d' informazione se non come criminale complicità? Come giudicare questi "paladini della libertà d' informazione" se non come prezzolati di un sistema mondialista corrotto e corruttore?

Gheddafi, che fino a circa un mese fa era l' amico, il punto di riferimento laico che l' Occidente liberale e liberista aveva in quella parte del mondo musulmano, oggi diventa il sanguinario dittatore da abbattere (dittatore che in realtà è sempre stato), Israele non viene scalfita né da risoluzioni ONU o da proteste internazionali, né tantomeno da intromissioni di qualunque tipo da parte dei paesi capitalisti nella politica di stampo terroristico che attua contro la popolazione civile palestinese.

È da qui che invitiamo i lettori a riflettere (ancora una volta) ed è da ciò che speriamo parta una scintilla che possa mettere fine alla vera strage, quella che giorno dopo giorno commettono contro le vostre menti, private di vera e libera capacità critica.

Jean Trouvè.

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