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domenica 27 febbraio 2011

L'INIZIO DELLA FINE



La prima cosa che viene in mente osservando il panorama politico italiano è la voglia di starne il più lontano possibile, ma questo non è fattibile per tutta una serie di motivi che ,alla fine, prendono il sopravvento sul disgusto iniziale. C'è un vecchio detto che ripete questo ritornello e ossia che anche se non ci si occupa di politica, la politica comunque si occupa di te e purtroppo è tristemente vero, sopratutto in periodi come quelli che stiamo attraversando. E allora tanto vale affrontare anzichè aspettare, attaccare invece di difendere e questo per noi deve essere pane quotidiano,anzi lo è da sempre.

Quindi ci chiediamo subito e invitiamo i lettori a chiederselo, a chi possa giovare questa sorta di reale o fittizia confusione che si è scatenata nel Paese, generando un comprensibile senso di smarrimento nella gente. La crisi economica che lentamente ci attanaglia è la conseguenza inevitabile di scelte politiche insensate che, non solo in tempi recenti, hanno penalizzato la conduzione sana della produzione e dello sviluppo su tutto il territorio con una ricaduta ormai evidente sui ceti più deboli. Valga per tutte la farsa inscenata dalla Fiat della quale ci occupiamo da tempo. E' superfluo sottolineare che i maggiori responsabili di questo disastro sono i signori che si alternano in parlamento da decenni, loro e il loro sistema politico; ormai non vi è distinzione neppure apparente tra i vari schieramenti soprattutto quando si passa ad una questione attuativa della cosa pubblica.

La causa è da ricercare nel fatto che i nostri governanti non godono di reale autonomia propria, diciamo meglio non rispondono alle esigenze del popolo italiano ma a direttive sovranazionali più o meno dichiarate. Perciò è difficile trovare differenze tra i vari posizionamenti. E' un balletto da Grand Guignol, tutti contro tutti e tutti con tutti nel marasma generale: polo, contropolo, terzo polo, magistrati, giornalisti, affaristi, capi popolo, manager, soubrette, insomma uno scenario nel quale non riconoscersi, neanche da analizzare, semplicemente da rifiutare. E allora che fare?

Contrapporre a questo modello politico un altro che sia diametralmente opposto, frontalmente opposto a questo, ritrovare, anche se con sacrificio la dignità dell'appartenenza, non della diaspora, non bisogna lasciare il campo. Contrapporre se stessi a loro, avere la forza di dire no partendo dalle cose piccole, contrapporre cultura a informazione, lavoro a mercimonio, formazione a improvvisazione, rifiutare compromessi; non sono loro che assicurano il domani ai nostri figli, hanno dimostrato l'esatto contrario, hanno dimostrato di non amare questa terra.

Avremmo voluto analizzare magari in altri termini cosa si agita nei vari posizionamenti nazionali, ma è davvero troppo forte lo sdegno. Prima sgomberano il terreno della loro presenza è meglio è, esiste una parte sicuramente più sana nel Paese ed a loro ci rivolgiamo. Le cose possono cambiare al di là di questi preistorici rimasugli di un'era mefitica, gli scenari non sono immobili e immutabili e tutto ha una fine e un inizio. A loro la fine! Ai giovani, alle donne, ai lavoratori, al Popolo l'inizio.

Antonio Toscano.

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