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lunedì 18 febbraio 2013

La Siria: i media e il popolo



Persona qualunque. Nella media. Guarda il telegiornale e nota le notizie riguardanti la guerra civile siriana. Ogni giorno muoiono un centinaio di persone, tra quelle note, e va avanti da un anno e qualcosa. Sente parlare di 60000 morti, tutti rigorosamente vittime di bombardamenti lealisti, stragi compiute da forze lealiste, esecuzioni sommarie da parte dei sanguinosi soldati lealisti. Guarda, osserva e comincia a chiedersi se c’è qualcosa che non va nel tg che sta seguendo. Gli sembra quasi di parte e non al servizio dell’informazione, ma continua a guardarlo e scopre da un servizio che nelle prigioni di Assad torturano i ribelli catturati senza alcun rispetto per la natura umana. Il tutto è riportato scrupolosamente dal “neutrale” osservatorio dei diritti umani in Siria, avente sede a Londra, dalle cui labbra pendono tutti i notiziari. Queste notizie gli provocano uno shock intenso. A quanto pare i ribelli dell’Esercito Siriano Libero sono pienamente innocenti, dalla parte del popolo oppresso e soprattutto quando catturano dei soldati dell’esercito regolare non li fucilano come cani in mezzo alla strada ma gli offrono sicuramente una bibita fresca e ci giocano a carte. Saranno necessariamente un esempio di civiltà. Voi ci credete? Nemmeno lui. Nel frattempo un’altra notizia lo informa del fatto che Russia e Cina impediscono un intervento dell’ONU che, a quanto pare, ha a cuore i diritti fondamentali delle persone. (diversamente da quando Israele viola diritti umani e sovranità nazionali, impone assedi e occupa le alture del Golan, giusto per citarne uno a tema) Sembra proprio che Russia e Cina vogliano far sprofondare la Siria nel baratro ma poi all’uomo qualunque viene da pensare. Osserva i due schieramenti e prende in esame i ribelli. Il loro esercito e il loro consiglio di guida. L’esercito dovrebbe esser formato dal popolo sprovvisto di qualunque addestramento militare che risponde con forza ad un esercito regolare che dispone di carri armati e bombardieri. Come fa? Chi combatte veramente in Siria? Forse mercenari senza scrupoli, Jihadisti…sono supposizioni.
Il consiglio nazionale siriano, invece, diviso e lontano dal raggiungere un intesa su un futuro governo, sembra formato in buona parte dai fratelli musulmani, noti già agli egiziani per la loro democrazia incentrata sulla persecuzione religiosa.” Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il Jihad è la nostra via. Morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza". Questo il caposaldo del loro movimento. Si parla perciò della sharìa, già applicata in alcune zone occupate. Non ci si puo fidare, perciò, dei ribelli come non ci si puo fidare di Assad. Se non è il restituire al popolo siriano una vita dignitosa l’obiettivo delle potenze in gioco, le conclusioni portano l’uomo nella media a credere che ognuno pensa a se stesso e nessuno al popolo siriano a cui tutti ci sentiamo vicini e che non deciderà del proprio destino. Dovremmo chiederci che mondo è quello che permette che siano poche persone a decidere chi governa cosa, chi vive e chi muore, chi ha diritto e chi no, sebbene ciò succeda da sempre. 






Matteo

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