Tempo addietro
avventurandoci in un'analisi di tipo "geopolitico" ci siamo ritrovati
ad essere profeti di una situazione che si è rivelata ben presto veritiera:
l'effetto domino che, partendo dall'Islanda e tagliando in senso non più solo
verticale l'Europa, ha toccato Portogallo, Irlanda, Spagna, Germania, Grecia,
Francia e Italia è stato destabilizzante per l'assetto politico economico e
sociale predisposto per la nuova Europa.
La velocità con la quale
vengono determinati questi cambiamenti non consente spesso di individuare il
punto di partenza di questi stessi mutamenti, che influenzano, lo si voglia o
no, la vita di milioni di persone.
Una situazione simile a
quella attuale era impensabile appena qualche anno addietro; ora se può
apparire normale relegare tutto questo all'eccezionale avanzata della
tecnologia e al predomino dell'economia sulla politica, è altresì possibile che
non solo queste siano le cause di simile effetto.
Ad occhi attenti i segnali
erano iniziati dal gioco al massacro voluto dai grandi trust finanziari nord-americani
di matrice apolide che dopo aver astrattamente creato una situazione di sfacelo
si sono riproposti come l'unico mezzo per risolvere la stessa crisi: per cui
Goldman Sachs sacrifica Merrill Lynch e salva gli USA da un sicuro default, per
barattare questo successo con gli alter ego cinesi e russi che facevano la voce
grossa sia sui mercati mondiali che all'interno degli stessi Paesi ridotti ormai
allo stremo dal “debito pubblico”. Qui sta la prima concausa dell'effetto-tsunami
che si riverserà poi sull'Europa e non ultimo sul Medio-Oriente e sugli stati
Nord e centro africani.
Come un grande monopoli
planetario, pochi giocatori anonimi scandiscono la vita d'interi popoli.
Prima causa dicevamo, e a
tutt'oggi questa appare inspiegabile, motivo per cui insistiamo a lottare
diffondendo e comunicando il perché miliardi di persone siano diretti da pochi verso il
baratro.
Il conto quindi viene
chiesto in termini economici all'Europa e in termini di sangue a tutta l'area
nord africana e mediorientale.
L'Europa si ritrova
prigioniera di sé stessa, senza sovranità alcuna e senza possibilità
decisionale, pronta a consegnare tutto nelle mani d'istituti quali la BCE e
l'FMI che impongono a tutti gli Stati vassalli una situazione di strangolamento
lento ma inesorabile, come nella migliore tradizione usuraia, tramite i propri gabellieri
travestiti da tecno-governanti dal sorriso mite ma al contempo agghiacciante.
E così, capovolti i
termini di una sana economia politica interna ed estera dal nord Europa alla punta
estrema dell'atlantico passando per il mediterraneo, ci si risveglia tutti
coperti di debiti, senza sapere, almeno in apparenza, come, da chi e perché siano stati contratti. Intanto governanti fantoccio prima di arrivare alla situazione
attuale si prodigano per distruggere tutto ciò che toccano e che gestiscono,
dei re Mida al contrario, ogni loro passo si trasforma in fango; tanto a pagare
i conti saranno altri che verranno consegnati già confezionati ai loro demoniaci
burattinai.
La ricaduta sociale e
qualitativa è ovviamente devastante e soprattutto sotto gli occhi di tutti, ma
sono occhi di menti narcotizzate che non producono nessun sintomo di risveglio,
nessuna forma di vera ribellione; i fuochi accesi in Spagna e Grecia sono
troppo piccoli per appiccare un vero e proprio incendio, ma questo potrebbe
essere oggetto di un'ulteriore riflessione, che per altro non gioverebbe a
nulla o peggio farebbe il gioco contrario, se non supportato da un reale
mutamento delle coscienze.
Una reale inversione di
rotta appare impossibile, quello che invece è possibile è intervenire nella
piccole crepe che questo sistema auto-genera.
Nord Africa e Medio Oriente
pagano subito una cambiale più alta, una rata di sangue che sembra
inestinguibile, territori immensi che non trovano pace e che loro malgrado non
possono mai attuare un discorso di prosperità ed armonia nella propria
autodeterminazione. Ultimo esempio, forse il penultimo, la Siria e prima ancora
Tunisia, Egitto, Libia senza dimenticare Afghanistan e perché no Turchia, Iran
e Iraq, che per un insieme di fatti apparentemente slegati si ritrovano a fare
la parte di primi attori in un film dell'orrore, quando a nostro avviso ne
farebbero volentieri a meno.
Nessun popolo vuole
distruggere la propria identità senza poter ricostruire, eppure i destini di
queste terre rientrano nelle agende elettorali o pseudo tali dei potenti della
terra; ci chiediamo per esempio perché Obama al primo posto del suo programma,
anziché pensare ai milioni di poveri che attraversano il suo West End, metta
l'intervento armato in Medio Oriente e cosa spinga Putin ad armare una fittizia contrapposizione
nella speranza di coinvolgere Cina ed India in un conflitto economico di proporzioni
enormi, come al solito sulla pelle dei popoli.
Avevamo scritto
precedentemente delle posizioni dei non allineati, sperando in una diversa
visione delle cose, ma forse era solo una visione di medio calibro. In effetti
certi scenari sembrano ricalcare schemi già visti, riproporre copioni già
scritti. Qualcuno sostiene che tutto è cambiato, forse nel linguaggio,
probabilmente nell'aspetto tecnocratico-mentale, di certo nell'aspetto umano e
spirituale, almeno per quanto attiene all'approccio politico.
Ci sembra che essendo
questa la situazione, come accennato qualche riga sopra, non bisogna che approfittare
di naturali défaillance dell'avversario. Se i signori della terra, pensano di
poter incatenare l'Europa ai debiti, abbiamo tutti il diritto di pensare che
questo non avverrà tanto facilmente, e il diritto di sognare un futuro diverso
per i nostri figli.
Se pensano con guerre
sanguinose di sterminare popoli e culture millenarie abbiamo il diritto di pensare
che varrà la pena di combattere per una causa diversa dalla loro.
Tutto però deve ripartire
dal piccolo, anche dalle cose più semplici, più normali, più quotidiane; differenziarsi
già nei propri territori, opporre un modo di essere a un altro segnandone la differenza
con comportamenti altri.
Non basta indignarsi,
bisogna trasmettere una visione della Vita opposta che è dentro di noi ma che
arrivi a tutti fino al risveglio completo. Una capacità di comprensione delle
cose che permetta di capire ciò che è giusto e cosa no senza confusione.
Consegnare il futuro alle
nuove generazioni non vuol dire creare un modello di sviluppo fatto di denaro e
merci, è questo ciò che rende plausibile l'attuale situazione.
Se tutto sembra cambiare,
bisogna essere interpreti di questo cambiamento ma riportando la nave
sulla rotta giusta, in caso contrario a mari limpidi e cieli sereni si contrapporranno
onde tumultuose e agitate, questo non ci preoccupa e non ci ha mai preoccupati.
Ma un approdo, quello si che c'interessa.
Dalle piccole alle grandi
cose essere presenti e diversi, dal proprio quartiere al cuore dell'Europa,
dalle scuole alle case. Alle tensioni internazionali essere differenti senza
appiattirsi e senza essere accondiscendenti, non serve più il contenitore, questo si
è veramente vecchio, vale di più una diversa analisi delle cose che inviti a una
diversa riflessione e conseguentemente a un diverso modo di agire e di essere.
Questa visione del mondo e
della vita è l'unica che potrà, se si vorrà, ridare armonia dove non ce n'è,
giustizia dove non esiste, verità dove è negata, libertà ove manca, e attorno a
questi concetti si fortificherà robusto l'Uomo nuovo che, non più piegato dal
peso di una triste esistenza, seppellirà l'homo oeconomicus e a braccia allargate
indicherà la via della piccola e della grande Guerra, l’unica che vale la pena
di combattere.
Antonio Toscano
Antonio Toscano