Tra le tante ipotesi che tentano di spiegare cosa sia di fatto l'uomo
ne emerge una che ci svela una caratteristica fondamentale: " L'uomo è un
animale sociale".
L'essere "sociale"
dell'uomo implica l'esistenza di un istinto in lui connaturato: cercare altri
simili e relazionarsi ad essi.
La condivisione delle relazioni nasce per il
singolo individuo a partire dal contesto familiare. Il bacino si arricchisce
poi con le relazioni "al di fuori" nel contesto sociale. Ogni
individuo dunque da sempre abituato a vivere con i suoi simili rifiuta la
solitudine se prolungata proprio perché per natura ha bisogno di vivere con
altri individui, ciò fa dunque parte della sua indole. Nel relazionarsi si
rende conto che gli altri differiscono da lui per comportamenti, pregi e
difetti,in sostanza, si rende conto della diversità altrui.
Forse sarà partita da questa
constatazione, l'aggregazione tra uomini affini per modo di pensare e
comportamento che ha portato alla formazione di classi sociali e delle prime
barriere fra gli individui.
Una fra le classi, formata da pochi individui,
decise di piegare le altre alla sua volontà, la classe è chiamata infatti
dominante. Nel corso della storia si è ciclicamente assistito a conflitti tra
"i pochi uguali", i capitalisti e i "molti diversi" il
popolo.
Movente di tutto il dio danaro, che crea la "disuguaglianza"
tra chi ne è più fornito e tra chi ne è meno fornito.
Nella società odierna
sembra che tutti siamo assopiti. Non vogliamo più vedere quello che ci fa male.
Abbiamo accolto la disuguaglianza sociale nelle nostre case soprattutto nelle
nostre menti. Camminiamo coi paraocchi e iniziamo a pensare di più al nostro
tornaconto, visto che nessuno è più tutelato ed esporsi per difendere i propri
diritti spesso non conviene.
Questo modo di pensare è segnato dalla paura e
dall'assurda concezione che le cose non cambino. Il cambiamento esiste perché
si trova dentro ogni uomo che segue la propria coscienza.
Non dimentichiamo che
una società civile non può essere definita tale se al suo interno permane la
disuguaglianza. La nostra naturale diversità non può essere calpestata perché è
la nostra forza , ci predispone al cambiamento, annulla la possibilità di
ristagno ideologico.
"L'individuo deve essere
concepito come membro della società, come organo attivo della volontà
collettiva, nella sua esistenza particolare, nel suo "essere così"
. Nessun privilegio sociale può essere concesso a un singolo come tale o a una
classe speciale. " (So-Sein).
Maria Francesca Spadafora
Maria Francesca Spadafora
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