Carissimi
lettori, nel numero di Febbraio vi avevamo lasciato in sospeso su uno spunto di
riflessione, dopo una breve e sommaria analisi di questa nostra società ormai
alla deriva, esprimevamo la necessità di una decrescita.
Ma cosa sarà mai
questa decrescita?!
Noi di Costruire contropotere non vogliamo appropriarci di
questa teoria ma semplicemente divulgarla sulle nostre pagine. Colui che ha
elaborato questo concetto è Serge Latouche, un economista e filosofo
contemporaneo che ha notato, da buon osservatore il declino della/nella
modernità, a causa di un'occidentalizzazione prepotente e assassina delle
culture sostenendo ( in parole semplici) che per “salvarci”, dobbiamo fare
alcuni passi indietro in termini di: Economia e Tecnologia .
Latouche sostiene
che, è impensabile che in un mondo “finito” (limitato) si ambisca a una
crescita (in termini economia e quindi mercato) infinita, che la produzione
smodata al fine ultimo di accumulare ricchezza a discapito del pianeta e di chi
lo abita, è una scelta che ormai non si può (e non si deve) più attuare, e
nella maniera che c'è concessa fronteggiare questo sistema.
La tecnologia
incalzante, che mira sempre più alla sostituzione dell' Uomo dal centro della
scena, sostituendolo con chip e touch screen, era uno scenario da film post
apocalittico che prima eravamo abituati solo ad immaginare ma che è diventata
una tristissima realtà e che se non arrestiamo (con piccoli semplici pratiche
che Latouche suggerisce nei sui libri e seminari) ci porterà
all'autodistruzione.
E' bene però precisare un concetto, per evitare che ci si prenda per “TOTAL ANTI”; fare passi indietro non vuol dire regredire, quindi dimenticare tutti i progressi in campo scientifico che l'uomo ha fatto, bensì rivedere il suo operato e continuarlo in maniera equa e sostenibile nel rispetto della Natura, delle Culture e dei Popoli.
Ahinoi come una torre di Babele ci stiamo inclinando
verso il suolo.
I rimedi logici sono due: o restiamo impassibili, inermi
davanti alla caduta, e perchè no accelleriamo questo processo d'inclinazione e
quindi velocizziamo il crollo, nella speranza che chi poi ricostruirà lo farà
in maniera oculata, oppure iniziamo a eliminare piani ridimensionando la torre
e salviamo il salvabile.
Christian Basile