Penso a Marx o a Lenin o a Trotsky. Si staranno certamente rivoltando nella tomba da decenni a vedere gente che si dice comunista ma che poi partecipa alla vita istituzionale e "democratica" di uno Stato liberal-capitalista.
Il marxismo è altro e non prevede questa forma di partecipazione (dove per partecipazione intendo il riconoscimento di questo Stato, ad es. votando o facendosi eleggere).
Loro non sono comunisti e il marxismo non è affatto vivo grazie a loro, anzi sono stati e sono bravi a infangarlo in questo modo.
Questa non è altro che socialdemocrazia, il cui unico obiettivo è favorire una politica di welfare ma fermo restando l’assetto capitalistico di base del nostro Paese.
Penso ai primi socialisti rivoluzionari, agli anarchici e ai ribelli tutti, anche loro si staranno rivoltando, vedendo gente che da fascista, da anarchico o da comunista fa “l’irriducibile” ma partecipando, rafforzando un sistema a cui teoricamente è ostile.
Ce lo insegnerebbero e lo griderebbero, se solo potessero, che l’unico modo per portare avanti seriamente certe linee politiche non può che essere rappresentato dalla via extraparlamentare, quella del totale disconoscimento di questo Stato e del totale distacco dalle sue logiche istituzionali.
Questo perché una lotta politica "dall'interno" non può portare ad altro che al compromesso, porta al: “va bene partito dei lavoratori, vi concedo un salario più alto, ma sempre proletariato rimanete e nulla cambia in relazione al sistema di base, sistema di sfruttamento e volto al profitto”.
Ce lo insegnerebbero, se solo potessero, che l’azione di gente senza colore né dogmi, senza bandiere né simboli e senza divisioni sarebbe uno tsunami.
Inveirebbero contro ogni singolo “adepto” a questa o quell’ideologia, gridando che non è dalla chiusura e dall’attaccamento a pochi e anacronistici dogmi che può nascere un cambiamento.
Ci mostrerebbero come nascerebbe una moltitudine senza argine se solo si prendesse coscienza degli attuali meccanismi: da un mondialismo, frutto sempre più raffinato del sistema capitalista; all’usura europeista; ad un potere economico che muove le fila della politica ormai da troppo tempo e che entra anche fisicamente (tramite “uomini di fiducia”) a gestire la politica dei governi di un mondo fatto a Stati, che altro non sono se non “divisioni di terra” per una migliore gestione centralizzata.
Vincenza Bagnato
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