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giovedì 1 dicembre 2011

QUALE OPPOSIZIONE?

Nell'osservare ciò che sta accadendo alla politica italiana nei recentissimi sviluppi vogliamo porre l'accento su alcune questioni.

La prima è che abbiamo completamente ragione nell'affermare l'inutilità dei parlamenti nazionali rispetto allo strapotere economico-bancario.La seconda, di certo più importante, è che molto probabilmente stiamo assistendo alla concretizzazione di un cambiamento forse epocale che sta totalmente scavalcando e riducendo al nulla la stessa azione politica.

Gli italiani, come gli europei in genere, dovrebbero essere abituati ad essere governati da organismi non eletti da nessuno (che sia il FMI o la BCE non fa alcuna differenza) e se qui in Occidente nessuno, se non in pochissimi, si arrischiano in pur minime ribellioni, la cosa dovrebbe far riflettere soprattutto quella frastagliata galassia del dissenso.

I mutamenti e le vicende in questione di certo non possono lasciare indifferente chi per scelta si oppone ai diktat dell'economia globale.

Se il mutamento dei rapporti tra politica ed economia sta vedendo vincitrice la seconda allora è l'occasione giusta per ripensare finalmente anche al modo di opporsi e agli strumenti da utilizzare in questo senso. Chi pensa di poter far fronte a quest'avanzata di tecnocrati mondialisti con gli stessi strumenti politici di ieri s'illude.Ciò riguarda le eventuali opposizioni parlamentari e soprattutto quelle non istituzionali.

La questione centrale è che il mezzo politico non è più efficace perché troppo limitato nello steccato dell'ideologia per affrontare l'economia, che non è più soltanto tale, con il passare del tempo infatti ha superato se stessa abbandonando i limiti dello stesso sistema economico, attribuendo alla propria azione una capacita di rinnovamento ad una velocità impressionante, riuscendo peraltro a diventare sempre più fattore esistenziale, coinvolgendo dal primo all'ultimo dei cittadini.

Ed è su questo piano che bisogna trascinare la contrapposizione ideale e fattiva per combattere quel qualcosa che nel più totale silenzio è arbitro delle nostre vite. Gli odierni mezzi di resistenza a questo processo di totalizzazione del potere in poche ed invisibili mani sono provatamente inefficaci e spesso legati a gabbie ideologico-utopistiche che finora non hanno dato e certamente non daranno nemmeno il minimo prurito ai burattinai del mondialismo.

Se vi è qualcosa di positivo nell'attuale situazione è appunto quella di sfruttare il momento per ripensare totalmente al modo d'opporsi.

Qualunque tentativo di stampo politico o comunque collegato per vie indirette a posizionamenti politici non è più in grado di far fronte al potere che ha davanti. Forse è arrivato il momento di abbandonare questo modo di affrontare le cose.

Bisogna tornare a creare luoghi d'incontro e discussione, scevri dal pur minimo dettame politico, per gettare le basi di un'opposizione, il più staccata possibile da modelli politici, attraverso la "costruzione" di un ben più ampio e forte "modello" culturale.

La sola possibilità che abbiamo è opporci attraverso l'impegno nel divulgare le verità taciute su chi e che cosa oggi manovra gli Stati come fossero giocattoli e le soluzioni possibili, presenti ovunque e soprattutto nei luoghi della gente senza speranza, quella rassegnata all'ineluttabile, con la certezza che una battaglia così dura è molto difficile da vincere e che dovrà essere combattuta per molto tempo.

Opporsi è un dovere di tutti, dopo oggi è un crimine non farlo.

Giuseppe Pennestrì

Jean Trouvè


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