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sabato 9 ottobre 2010

VIGLIACCHERIA MADE IN ITALY

L'incontro istituzionale tenutosi a Roma, tra il premier cinese Wen Jiabao,avvenuto il 7 ottobre, e i massimi vertici politici italiani, va guardato ed analizzato da due punti di vista. Il primo rientra tra i rapporti commerciali fra i due Paesi,l'altro va visto nell'ottica di un equilibrio economico mondiale che riguarda i maggiori attori dell'economia internazionale.
La visita in Italia avviene infatti, l'indomani dei contrasti di natura ovviamente economica, avvenuti a Bruxelles durante il vertice Ue-Cina. Punto in discussione sono proprio i tassi di cambio della moneta cinese,lo yuan. Europa e Stati Uniti accusano Pechino di sfruttare la svalutazione della propria moneta per favorire le esportazioni e quindi la crescita economica. Stessa identica operazione che avveniva in Italia ai tempi della lira. Manovra che mette ancora più in pericolo le esportazioni dei Paesi dell'area euro e dollaro. Preoccupazione provata dalle precauzioni di tipo protezionistico contro le merci cinesi adottate in un recente disegno di legge degli Stati Uniti. E'quindi in atto una sorta di "guerra"contro la valuta cinese. La Cina risponde di conseguenza cercando alleati economici nei singoli Paesi europei. In questo quadro vanno inseriti gli accordi economici con il governo italiano che vengono ora rinegoziate al rialzo. Si è passati da un accordo di 10 miliardi di dollari del 2004 ai 40 miliardi di oggi,in previsione di un aumento entro il 2015 di altri 100 miliardi di dollari di interscambio.
Abbiamo assistito all'ennesimo spettacolo deprecabile, non ci aspettavamo di certo altro,dell'intera classe politica italiana. Le parole di elogio di Berlusconi al modello economico cinese svelano,qualora ce ne fosse stato ancora il bisogno,la vigliaccheria,l'ipocrisia e la bassezza di un'intera classe dirigente che conosce le vere ragioni dello sviluppo economico cinese ma volontariamente tace per ragioni di mercato.
Il "saggio" sistema cinese si basa sulla sistematica violazione dei diritti umani sulla maggioranza della popolazione. I Laogai,i campi di lavoro forzato cinese,sono il simbolo di questo sistema. Vengono rinchiusi gli oppositori di qualunque natura del regime. Se ne contano ufficialmente circa 1422,in cui viene prodotta merce di ogni tipo lavorando fino a 16 ore al giorno, in condizioni disumane. Insieme ai laogai esistono decine di migliaia di fabbriche lager, con paghe da fame, ore straordinarie obbligatorie,negligenze punite con il licenziamento o pene corporali,ferie inesistenti e potremmo ancora continuare. Secondo Lu Decheng,dissidente cinese rifugiato in Canada,l'80% della popolazione cinese lavora nelle fabbriche lager a vantaggio di un 20% legato al partito comunista.
Aborti e sterilizzazioni forzate,commercio degli organi dei condannati a morte,restrizioni sindacali,violazione della libertà di stampa, persecuzioni religiose sono solo alcuni esempi della situazione interna cinese.
Alquanto preoccupanti risuonano quindi le parole di elogio di Berlusconi e Napolitano al governo di Pechino, dato che per natura qualcosa che si elogia si tende ad imitare. Per l'ennesima volta nessuna parola sui diritti umani violati,anche sul territorio italiano. Ancora una volta l'ipocrisia e la vigliaccheria di Stato continuano ad uccidere.
Nel frattempo un dissidente cinese,Liu Xiaobo, viene insignito Premio Nobel per la "pace".

Giuseppe Pennestrì

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