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lunedì 21 marzo 2011

E ora si privatizza anche la vita!


L’acqua è vita! Ora questo bene primario rischia di essere privatizzato, passando da una gestione pubblica alla gestione dei privati, di chi investe per lucrare su un bene essenziale. Con l’assenso trasversale di governi di colore diverso ci stanno privando della fonte della nostra esistenza in nome dell’interesse di società, imprenditori e multinazionali che sostituendosi al pubblico ci faranno pagare cara la loro entrata, facendo lievitare i costi delle nostre bollette. Si pensi che dei 25 Ato con le tariffe più alte, già 21 sono privati o in gestione mista. Questo, in soli 8 anni, ha comportato in pratica un aumento del 65% dell’importo delle bollette degli italiani (si è passati da una media di 182 euro annui nel 2002 ai 301 euro del 2010).
Ma l’acqua è un bene troppo prezioso e deve rimanere pubblica! Contro la privatizzazione sono state raccolte 1,4 milioni di firme per la promozione di un referendum abrogativo che si terrà in primavera, la data deve ancora essere stabilita.
Dei tre quesiti presentati, due sono stati ammessi dalla corte costituzionale:
Abrogazione dell’art 23 bis del DL 112/08, secondo cui la gestione del servizio idrico dovrebbe competere a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Abrogazione dell’art 154 del DL 152/2006 per la parte del comma 1 che garantisce al gestore profitti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito.
Proprio per difendere questo bene fondamentale, si è costituito un forum nazionale per l’acqua pubblica, affiancato dai vari forum regionali e dai comitati locali, al fine di sostenere una campagna referendaria volta ad informare il più possibile su quanto sta accadendo e diffondere la consapevolezza che è necessaria un’attivazione collettiva per riprenderci qualcosa che ci dovrebbe spettare di diritto e che ci vogliono vendere come un qualsiasi altro bene.
Questa nostra attivazione, come gruppo umano e politico, nei meccanismi istituzionali che attengono alla partecipazione ad un referendum, potrebbe stranire, considerando la nostra linea estranea alle logiche di partecipazione ad un sistema che critichiamo e vorremmo diverso. Tuttavia, pur restando fermi gli obiettivi di base, riteniamo necessaria quell’elasticità che ci permetta di affrontare questioni urgenti, anche quando ciò significa “usare” gli strumenti che lo Stato stesso, almeno in teoria sembrerebbe mettere a disposizione. Questo ci sembra al momento l’unico modo possibile per bloccare l’attuale processo di mercificazione dell’acqua, nella convinzione che sia un bene comune e un diritto umano universale che non può e non deve essere lasciato nelle mani di chi specula.

Vincenza Bagnato
Giulia Zanella

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