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martedì 8 febbraio 2011

..E DIFENDONO CAINO..


Diamo uno sguardo alla situazione politica italiana e internazionale, ben consapevoli che non è un tema di moda, anzi trovandolo addirittura desueto in un momento in cui è di sicuro più avvincente dibattere di bunga bunga o seguire le varie puntate di un'atroce storia di cronaca, usata per fare ascolti. Queste si che sono questioni che animano sterminati dibattiti e continue discussioni, mentre in silenzio le piccole e medie imprese sono costrette a chiudere o a mantenere politiche interne di “austerity”, con effetti catastrofici su chi non chiede altro se non di poter lavorare, almeno con le tradizionali e già insufficienti garanzie di sempre. In silenzio cresce il numero dei licenziati e cassintegrati e, nel migliore dei casi, si continua a mantenere il posto rinunciando alla propria dignità, come a Pomigliano e Mirafiori, che sono stati il banco di prova che ha confermato che pur di avere uno stipendio si è pronti a rinunciare a garanzie e diritti fondamentali, poiché sostanzialmente la scelta è tra la fame e lo sfruttamento. E mentre ci si impegna a capire se abbiamo ancora una maggioranza e un governo, in silenzio grandi e medie imprese da solo si difendono da una crisi che, abbiate pazienza, ma non abbiamo proprio il tempo di fronteggiare...! Allora da una parte si incentiva la flessibilità, adattando il lavoratore alle necessità della macchina di cui è parte, e dall'altra si delocalizza, in fondo in Romania o in Polonia i costi sono ridotti e chi lavora si accontenta molto più facilmente. Ora, se si pensa che l'economia è l'espressione, insieme al diritto e alla sanità, di quanto dovrebbe significare uno stato (ammesso che una concezione statalista possa essere ancora sostenuta) si capisce bene come, essendo stata smantellata la concezione di un sistema sociale che tende a migliorare la condizione dei propri cittadini, tutto vada nella direzione opposta. E di fronte a tutto questo, noi restiamo convinti di quanto già esposto in precedenti scritti, cioè che, le economie dei Paesi vengono rette da oligarchie finanziarie sovranazionali che trovano nella banche, nelle grandi multinazionali e soprattutto nei governi fantoccio l'espressione per operare sulla pelle dei popoli. Riteniamo perciò che, essendo inevitabile l'implosione di tale sistema, sia necessario determinare una concezione politica che ribalti l'attuale meccanismo economico e le conseguenti scelte politiche adottate un po' dovunque, che chiaramente stanno ristrutturando le crepe di questo stesso sistema e rifinanziando le stesse cause della crisi. In altri termini, si nasconde il marcio che lo caratterizza, dandogli un bell'aspetto che è solo esteriore, senza andare al cuore del problema. La stessa crisi mondiale d'altronde, è la logica conseguenza di una gestione economica che non tiene conto delle reali esigenze dei singoli Stati e ciò che alle volte sfugge è che a farne le spese è la gente comune, che ormai da tempo, obnubilata e assopita da inconsci meccanismi mentali, evita di riflettere sulla propria vita anzi, per meglio dire, sulla qualità della propria vita. Preferendo esempi diretti, invitiamo i nostri lettori a ragionare sull'elevato numero di morti bianche, di suicidi per mancanza o perdita di lavoro, sul considerevole aumento della disoccupazione nazionale e mondiale, sulla mancanza di certezza nel mondo giovanile, sulle conseguenza disastrose che da esso derivano. Questo il risultato di un sistema artificioso, basato sul profitto e sordo di fronte alle vere esigenze del singolo e delle comunità, ma davanti a tutto questo ciò che più è assurdo e paradossale è la passività di chi ne è vittima, perché non reagire vuol dire essere conniventi di un sistema criminale.
Antonio Toscano
Vincenza Bagnato

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